Think tank all’italiana. Storia della Fondazione Magna Carta: dieci anni di attività tra ideali e politica (Il Foglio)

del 17 Luglio 2013

Da Il Foglio del 17/07/2013

“Del ventennio della Destra, il primo della storia d’Italia perché una Destra di governo non era mai esistita fino al 1994, resta molto poco di liberale e conservatore”, sostiene Antonio Polito nella Prefazione. “Tra i pochi frutti che ci sono rimasti di quella cultura e di quella tradizione c’è la Fondazione Magna Carta, di cui in questo libro Margherita Movarelli ci racconta i primi dieci anni di vita”. Nata nel 2003 su imitazione del modello statunitense dei think tank, generatrice a sua volta di quel primo modello italiano di quotidiano online che è L’Occidentale, in questa decade Magna Carta ha avuto problemi di tutti i tipi: dall’allontanamento tra di loro dei due padri fondatori Marcello Pera e Gaetano Quagliariello alle difficoltà finanziarie.”Magna Carta non è stata la cinghia di trasmissione del berlusconismo”, è arrivato a dire con amarezza un consigliere di amministrazione come Mario Sechi, “semplicemente perché Berlusconi non ha mai messo in pratica neanche una delle cose che sostenevamo in Magna Carta”. Eppure, paradossalmente è stato proprio questo “fallimento” a risparmiare a Magna Carta il destino di altre fondazioni nate in questi anni forse anche sul suo modello, e che si sono ridotte a mero strumento di aggregazione torrentizia. Se Magna Carta a differenza di esse ha potuto radicarsi sul territorio è stato proprio grazie alle tre importanti issue che ha cercato di portare avanti: il dibattito sulle riforme istituzionali; la discussione sul tema neocon della “guerra giusta”; il tentativo di inserire il conservatorismo liberale italiano nella tradizione del cattolicesimo politico. Ed è di li che il centrodestra dovrà ripartire.

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