Quei terroni che non ti aspetti (Corriere del Mezzogiorno)

di Angelo Rossano, del 28 Luglio 2015

Da Corriere del Mezzogiorno 28 Luglio

Siamo al Sud. C’è il deserto e c’è il divario. Ci sono i disoccupati, i licenziati e gli scoraggiati che il lavoro non lo cercano neppure. Gli ecomostri, le incompiute e la malavita. E poi gli orrori, gli autogol, le tragedie, gli scandali.
Il Sud come capovolgimento di regole e valori, una condizione di minorità impossibile da ribaltare: tragico e terribile destino senza via d’uscita se non quella della rivendicazione rabbiosa e del piagnisteo un po’ accattone e un po’ furbastro.
Oppure no. Oppure tutto questo si può rovesciare. Basta guardare, cercare, scoprire, raccontare. Pazienza e curiosità da mettere al servizio della ricerca de Il meglio Sud. Così ha fatto Lino Patruno, giornalista e saggista barese. Il frutto del suo lavoro è in questo libro di 304 pagine edito da Rubbettino (15 euro).
Un altro, utile, libro sul Mezzogiorno: Sud un poco terrone (alla Pino Aprile) e un poco terronista (alla Marco Demarco). Magari un inferno (alla Giorgio Bocca), ma a volte migliore di quanto si possa credere.
Per mettere subito in chiaro da quale prospettiva intende affrontare la questione, l’autore apre il suo libro con una citazione di Albert Einstein: «E’ più facile disintegrare un atomo che un pregiudizio». Già, ma allora come si disintegra un pregiudizio? Come si ribalta un punto di vista? Come è possibile offrire chiavi di lettura per rovesciare una prospettiva? La più poetica, lieve, sorprendente e tenera risposta a queste domande è alla fine del libro. Ecco chi può dire «caro Einstein, noí ci siamo riusciti»: sono i derelitti e i disperati che vivevano peggio di cani, pecore, galline e topi nei Sassi di Matera. «Secoli fa nei Sassi di Matera – racconta Patruno – era abitudine accendere, al tramonto, un lume davanti a ogni porta. Così a quelli che erano di sopra pareva di vedere, là sotto, un altro cielo luccicare di altre stelle. Quelle luci si sono riaccese, i Sassi sono infine usciti dal buio della dimenticanza e dall’onta del disprezzo. Sono tornati alla poesia. E sono ancora lì come lezione per il Sud e per gli altri». Ecco come si distrugge un pregiudizio. Con la poesia, certo, ma non solo.
E allora scopriamolo questo «meglio Sud»: vera terra di mezzo, sospesa com’è tra arretratezza e capacità innovativa; con l’anima stracciata, metà sognante per i panorami mozzafiato, il mare di cristallo, la folla di turisti in coda e metà intossicata dall’inquinamento, dall’ambiente svenduto, dalle trivelle in mezzo al mare, dai tesori archeologici negati da un’assemblea sindacale. Sempre indecisa tra le esigenze di sviluppo e crescita e la tutela a prescindere di un territorio già violato da decenni di abusivismo e imprenditoria rapace. Da un lato i profeti del cemento selvaggio, geometri scatenati le cui matite hanno servito abusivismi e scempi di ogni genere; dall’altro industriali senza scrupoli a volte grandi e potenti, ma a volte anche piccoli, medi e poco conosciuti.
In questa terra di mezzo però si muovono anche «cento nuovi Mosè». Storie che Patruno racconta per offrire al lettore altri «ammazza pregiudizi». Nell’elenco c’è Ediportale: il primo portale italiano di informazione tecnica per l’edilizia e l’architettura. E’ nato a Bari, in un garage vicino al mare una quindicina di anni fa. Dalla «Pane e pomodoro» valley all’olimpo del web: ora ha 8o dipendenti e numeri di successo. Loro sono Ferdinando Napoli, Enzo Maiorano, Marilde Longo, Maurizio Alfieri. Poi c’è lo stralunato informatico lucano, Giuseppe Morlino, 35 anni e una fissazione in testa: essere l’uomo che non ci farà più toccare i nostri smartphone. La sua Snapback (schiocco di dita) ha sviluppato sistemi per dialogare con il telefonino solo con la voce, un soffio o uno schiocco di dita. Lo scorso anno era, unico italiano invitato, al Festival dell’Innovazione di Tel Aviv, in Israele.
Quante storie così: Bartolomeo Coppola costruisce case in paglia a Conversano; Paolo Mirabelli a Rende progetta e produce robot e droni su misura; Gianluca Sada a Battipaglia si è inventato la bicicletta senza raggi che si piega e si mette in spalla per trasportarla con un solo movimento. Cento ne ha trovate Lino Patruno e altre mille sono solo in attesa di essere raccontate. Non tutte avranno successo, non tutte cambieranno le nostre abitudini o il nostro modo di vivere. Ma che importa: «Avete tentato, avete fallito, non importa, tentate ancora, fallite ancora, fallite meglio» è la lezione di Samuel Beckett che l’autore offre come viatico ai suoi cento Mosè.
I pregiudizi, però, non si disintegrano solo con la forza delle idee e dei progetti di giovani che inventano startup. Se servono ci sono anche «Le cento nuove idee» raccolte in aziende piccole ma di successo, con «ingegni che brillano» e coraggio da vendere, coraggio di restare verrebbe da dire. C’è il deserto e c’è il divario: in questa landa ci troviamo. Qui esiste il «meglio Sud», «non rassegnato alla convinzione che, siccome non c’è più nulla da fare, tanto vale non farlo. Un Sud calabrone», dice Patruno. Alludendo certamente al fatto che il calabrone vola, ma ci riesce solo perché non sa che la forma e il peso del corpo in relazione alle sue ali gli impedirebbero di volare. Un Sud, insomma, perfettamente in grado di librarsi in aria, affrancarsi, rovesciare il suo destino, solo che ancora non lo ha capito. La verità, però, è un’altra: da tempo ormai il mistero del calabrone volante è stato svelato. Vola perché può e deve farlo. Anche per i calabroni, evidentemente, i pregiudizi sono difficili da disintegrare.

Di Angelo Rossano

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