Appunti da un Sud che non t’aspetti (Il Sud Magazine)

del 10 Ottobre 2012

Da Il Sud Magazine – 09/2012
Il testo che qui pubblichiamo è una sintesi del primo capitolo del nuovo libro di Lino Patruno, “Ricomincio da Sud. È qui il futuro d’Italia” (Rubbettino ed., pag. 250, euro 14). Il libro è un viaggio in un Sud poco conosciuto ai meridionali stessi. Un Sud considerato improduttivo ma che produce almeno 71 inaspettati tesori. Un Sud in cui Cristo si è mosso da Eboli dove si era fermato. Un Sud senza il quale neanche il Nord sarebbe Nord. Un Sud che ha subìto un saccheggio 29 volte peggiore del sacco del Nord. Un Sud in cui mille meridionali sono pronti a mettersi in cammino. Ma anche un Sud non assolto dai suoi peccati neanche da un dio terrone. Lino Patruno è stato per tredici anni direttore della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari. Insegna comunicazione all’università di Bari. Collabora con il nostro mensile. Negli ultimi anni, ha pubblicato “Alla riscossa terroni” (Manni ed., 2008) e “Fuoco del Sud” (Rubbettino, 2011).

L’America d’Italia sarebbe oggi il Sud se tutti vi scendessero con gli occhi pronti a stupirsi e col taccuino disposto a registrare. Se vi scendessero non solo per accertare se sia più un “paradiso abitato da diavoli”, o più un “inferno abitato da angeli”.

Se vi scendessero con lo spirito del viaggiatore che vede cose nuove se vuole vederle. Perché solo così potrebbe rendersi conto che, come l’America per il mondo di allora, il Sud è il futuro d’Italia e che l’Italia ha futuro solo a Sud. Perché come allora una vecchia Europa sfiatata rifiorì in quella luce da oltre Atlantico, così oggi una vecchia Italia, non meno sfiatata, potrebbe risollevarsi con la bombola d’ossigeno del Sud.

“Ricomincio da Sud”, e non ricominciando da zero ma da tre come il titolo del famoso film di Massimo Troisi. Ora, è ovvio che qualcuno potrebbe dire: ci vorrebbe una centrale al plutonio per far guizzare una speranza da un posto che ha perso esso stesso ogni speranza. Un posto dal quale chi ci vive fugge e chi ci vuole andare è messo in fuga. Tutto questo è vero se non parte una visita guidata al Sud. Una visita guidata che non si limiti ad addentrarsi nel solito lato B del Mezzogiorno ma ne percorra il lato A, che vada a vedere ciò che per pigrizia, per malafede, per partito preso, per ignoranza, per assuefazione non si vede. Una visita guidata che spezzi il monopolio di un Sud mai descritto da se stesso ma sempre pensato da altri solo come divario e sottosviluppo. Un male che al Sud c’è. Ma la visita guidata dovrebbe rivelare anche che, se il Sud non ha sufficienti industrie, ha comunque un numero di industrie inaspettate e floride. Rivelare che, se il Sud ha un reddito inferiore al Centro Nord, ha comunque un reddito superiore a quello di buona parte del pianeta. Rivelare che, se dal Sud continua l’emigrazione, ci sono anche quelli che rimangono e, udite udite, quelli che tornano. E che se il Sud avesse potuto crescere in 150 anni come il Centro Nord, oggi tutta l’Italia sarebbe tanto ricca da superare Francia e Germania.

Uno spreco di Sud. E però l’Italia è fra le prime dieci del mondo anche grazie al Sud. E del Sud non può fare a meno per rimanerci. Se non ci fosse il Sud, l’Italia avrebbe un quarto in meno della sua ricchezza.

Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe quasi tutto l’acciaio per le sue auto, le sue navi, i suoi locomotori e dovrebbe mangiare con forchette di plastica. Ma se non ci fosse il Sud, non avrebbe neanche le forchette di plastica perché quasi tutta la plastica italiana si produce al Sud. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe tutti gli aerei che sforna ogni anno. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe gran parte della sua benzina e tutto il suo petrolio. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe gran parte delle sue pillole e dei suoi antibiotici. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non potrebbe far funzionare buona parte dei suoi computer e dei suoi telefonini. Se non ci fosse il Sud, l’Italia avrebbe metà della sua energia elettrica e neanche un watt della sua energia dal vento e dal sole. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe tutto il suo olio d’oliva benedetto.

Se non ci fosse il Sud, l’Italia avrebbe meno della metà delle sue auto, dei suoi camion, dei suoi trattori. Se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe le mozzarelle per le sue pizze e la dieta mediterranea per la sua linea. Soprattutto, se non ci fosse il Sud, l’Italia non avrebbe quel margine di potenza inespressa, quell’accelerazione in più, quei chilometri di velocità oltre i limiti che servono in situazioni estreme, la sgommata che conserva la vita.

Sono i giovani, una grande possibilità di sviluppo che potrebbe sprigionarsi se solo la si mettesse in condizione di farlo, se solo non la si ignorasse. C’è bisogno di più Sud, non il contrario. E poi, si sta spostando l’ombelico del mondo. È cominciato con la caduta del Muro di Berlino. Il mondo si è aperto. L’Adriatico ha finito di essere un mare che divideva più che unire ai Balcani. E se le rivoluzioni “via Internet” di Tunisia, Egitto, Libia non hanno portato tutta l’attesa democrazia, di certo però quei Paesi si sono rimessi in moto, sono popoli in cammino verso l’Europa. E intanto la Turchia cresce al 10 per cento l’anno e la stessa Africa intera viaggia sul 7 per cento. Il Mediterraneo ritorna centrale come unico mare su cui si affacciano tre continenti in fermento. La nostra visita guidata al Sud servirà a capire tutto questo. Nella terra “dove fioriscono i limoni” ci inoltreremo in una sorprendente prateria di cose fatte e di cose da fare. Vedremo l’orgoglio meridionale di chi sa che, se di produzione si vive, di sola produzione non si può vivere. Vedremo, come dice Guicciardini, che le difficoltà sono anche opportunità. Vedremo, come dicono i cinesi, che “crisi” vuol dire anche «occasione”. Vedremo, come dicono i filosofi, che dove crescono i mali fioriscono le possibilità di salvezza. Vedremo che Mezzogiorno è l’ora dalla quale ripartirà tutto.

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