Tutto sulla «casta toscana» nel libro di De Robertis (Il Giornale)

del 14 Settembre 2012

Da Il Giornale– 13 settembre 2012
Il presidente Rossi è un ottimo presidente di Regione, pensano (a dire il vero in misura sempre decrescente) i cittadini della nostra regione che lo hanno votato alle ultime amministrative. Chissà che idea potrebbero conservare del loro governatore dopo la lettura del primo libro scritto in Italia sul fenomeno regioni, “La Casta invisibile delle regioni”, mandato in libreria da alcuni giorni per i tipi della Rubbettino editore dal giornalista del Quotidiano Nazionale Pierfrancesco De Robertis. «In Italia finora si era scritto di molte caste (da quella dei politici “romani”, ai sindacati e ai magistrati) ma mai nessuno aveva indagato con puntiglio e precisione quella infinita delle regioni, il vero “ventre molle” della politica italiana, un “mostro” da 180 miliardi all’anno (sui circa 800 del bilancio statale), e attraverso cui passerà il risanamento o al contrario il definitivo affossamento del bilancio pubblico del nostro paese. «E in questa Casta delle Regioni c’è moltissimo di Toscana.

L’idea infatti che il malgoverno annidato nelle amministrazioni periferiche sia solamente al sud non solo è profondamente sbagliata, ma è fermamente contestata dall’Autore, che in questi giorni nel corso di numerose interviste televisive e radiofoniche ha spiegato come “la Casta” invisibile si annida nei gangli più periferici dello Stato come sono le Regioni, che in buona parte assolvono al compito di nutrire la classe politica territoriale dei partiti con nomine di governo e più ancora di sottogoverno».

E proprio per questo il fenomeno “Casta invisibile” è più consistente in regioni come la nostra o quelle del centro Italia dove per eccellenza, ossia la sinistra, mantiene un ceto politico di professionisti che da 18 anni fino alla pensione non svolgono altra attività. A volte sono stipendiati dal “partito”, altre volte (ormai quasi sempre) trovano un posto in una delle tante diramazioni del potere pubblico.

Le Regioni svolgono a perfezione questo compito, perché sono meno di altre amministrazioni (pensiamo alle province) sotto le luci della ribalta, e perché gli enti con i quali nutrice il ceto politico medio-locale sono moltissimi: i consigli regionali, i vari organi statutari di cui spesso non si conosce non solo l’utilità ma neppure l’esistenza. La Toscana ovviamente non fa eccezione, e così ecco che nomina l’«Autorità per la partecipazione», il «Collegio di garanzia statutaria», la «Commissione pari opportunità», la «Conferenza delle autonomie sociali», il «Consiglio delle autonomie locali», il «Corecom», il «Difensore civico», il «Garante per le persone sottoposte a misure restrittive della libertà», il «Garante per l’infanzia», il «Parlamento degli studenti». Tutte strutture che hanno – piccole o grandi – una loro struttura, dei capi e capetti, tutte cose che insomma al contribuente costano. Contribuente che al contrario non avverte mai o quasi mai la loro presenza: alzi la mano chi si ricorda di aver letto nei giornali della regione di interventi decisivi di questa o di quella delle istituzione citate poco sopra. In compenso può leggere sul sito della regione gli organigrammi e le «seggiole» riempite per qualche amico o amico degli amici. «Ma non è solo di consiglio che si occupa la «Casta invisibile». Grande spazio per esempio alla sanità, e ai milioni sperperati dalla Toscana con la vicenda famosa del «buco di Massa», ossia dei 300 milioni spariti dal bilancio di quella asl, per cui incorso numerose inchieste giudiziarie.

Vicenda che ha creato imbarazzo al nostro governatore che all’epoca dei fatti era assessore alla sanità. In sostanza l’uomo che aveva la responsabilità politica della gestione della sanità toscana, che – dice lui – ha saputo tutto quando ormai era presidente della regione. Come è scritto nel libro di De Robertis, il «buco a sua insaputa».

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