Nicolò Amato: «Un giudice deve farsi perdonare» (ilpopoloveneto.it)

del 26 Luglio 2021

L’ultimo libro del giudice appena scomparso è un’intensa riflessione sulla fede e la speranza

Nicolò Amato, Credo dunque spero. La fede è speranza. Spero dunque credo: la speranza è fede, Rubbettino 2021, pp. 316, € 16

«Il giudice deve farsi perdonare e perdonarsi l’arroganza di una funzione che spetterebbe solamente a Dio e non anche agli uomini» stupisce questa considerazione di Nicolò Amato, il giudice scomparso poche ore fa, contenuta nel suo ultimo libro « Credo dunque spero. La fede è speranza. Spero dunque credo: la speranza è fede» edito lo scorso marzo da Rubbettino. Nel libro, in cui il Giudice conduce una serie di considerazioni sul suo rapporto con la fede, emerge prepotentemente e, potremmo dire, inevitabilmente la riflessione sulla giustizia e sul rapporto tra il giudizio degli uomini e quello di Dio.

«Per gli uomini – continua Amato nel libro – la verità, la piccola parte di verità processuale che riescono a raggiungere, non . possesso né rivelazione, bensì faticosa incerta ricerca, esposta a ogni passo al rischio di non capire o di sbagliare»

«”Chi sei tu, per giudicare il tuo prossimo?” chiede san Giacomo nella sua lettera. Un uomo, uguale a un altro uomo, a volte migliore a volte peggiore, ma ha in ogni caso la stessa natura. E in questa non c’è alla nascita, n. mai sopraggiunger. una superiorità che lo renda meritevole di ergersi a giudice del proprio fratello. Tanto più che dei suoi comportamenti egli coglie solo l’aspetto esteriore, e gli è difficile o impossibile entrare nella sua anima per comprendere che cosa esattamente lo ha spinto a essi e misurarne quindi la colpa e la responsabilità. Per un uomo giudicare un altro uomo . un compito superiore a ciò che la sua natura gli consente di fare. Tuttavia, qualsiasi collettività. di uomini, per sopravvivere, deve costituirsi come società., con leggi imposte dall’esterno e assistite da una forza sufficiente ad assicurarne la applicazione, sì da garantire la convivenza pacifica dei suoi membri, distogliendoli dalla pretesa di imporre agli altri la propria volontà e la propria forza. Da qui la necessità, la penosa necessità sociale di istituire dei giudici, cioè uomini incaricati di giudicare se qualcuno trasgredisce le leggi e di applicargli, in tal caso, la sanzione prevista. È perciò che la giustizia umana. Una sfida impossibile ma, al contempo, irrinunciabile».

«Nicolò Amato – scrive Maria Concetta Mattei nella prefazione – è uno di quegli uomini speciali che colpiscono a prima vista. Ha una forza interiore che diventa magnetica, che avvince. Porta altrove. Se lo ascolti, ti apre il sipario sulla realtà dei fatti, anche i più complessi. Se lo leggi, capisci che la sua vita è un dono per tutti… Dopo aver scritto tredici volumi, fra romanzi e saggi, con una cifra stilistica avvincente, ora, in questo libro, narra della sua Fede e del suo credere, che ha ispirato ogni scelta. Avevo letto di getto e senza soste tutto quello che ha pubblicato sin qui. Stavolta ho preso più tempo. Una pausa quasi ad ogni frase. Per coglierne ogni sfumatura. Per entrare nella biografia intima di un uomo speciale»

Con Rubbettino, Nicolò Amato ha pubblicato inoltre:

Gli amici senza volto di Corleone. Tramonto insanguinato di una Repubblica nata male (2017), Bettino Craxi dunque colpevole (2013)