int. a J. Delaume-Myard: “VE LO DICO DA GAY: NO A NOZZE E ADOZIONI” (Avvenire)

di Luciano Moia, del 25 Gennaio 2016

Jean-Pier Delaume-Myard

Non nel mio nome

Un omosessuale contro il matrimonio per tutti

Da Avvenire del 24 gennaio

Jean Pierre Delaume-Myard, sceneggiatore e documentarista francese, omosessuale convinto e sereno, è da alcuni anni nel mirino delle lobby gay europee. Si è macchiato di una colpa imperdonabile: non solo ha accettato il ruolo di portavoce di Manif pour tous in Francia, ma ha scritto un libro per spiegare perché lui, da omosessuale, ritiene ingiusta la scelta del matrimonio e, soprattutto, dell’adozione gay. «I bambini – ripete – devono avere una mamma donna e un padre uomo. Ogni scelta diversa è una discriminazione. E ve lo dico da omosessuale».
Quindi a suo parere una differenza c’è tra genitori omosessuali o eterosessuali?
Qui siamo già al nocciolo della questione, facciamo un passo indietro.
D’accordo, da dove partiamo?
Vorrei dire innanzi tutto che le lobby gay non sono rappresentative della totalità degli omosessuali. Sul dibattito riguardante l’opportunità di inserire l’omogenitorialità nel sistema giuridico italiano, gli omosessuali sono stati truffati. Non sono stati considerati nella loro diversità intellettuale, spirituale e politica, ma ridotti a pratica sessuale che implica necessariamente un certo numero di esigenze, in particolare quella delle unioni civili e della necessità di avere un bambino.
Lei non va molto d’accordo con le lobby gay. Per quanto scritto nel suo libro “Non nel mio nome. Un omosessuale contro il matrimonio per tutti” (Rubbettino), è stato accusato di omofobia. Un’altra dimostrazione della “gendercrazia” nella nostra società?
Omosessuale e omofobico. È il colmo. Tuttavia è proprio questo di cui mi accusa la comunità gay. Sono gli stessi che dicono che Manif pour tous in Francia è un movimento omofobo. Ma vorrei dire anche che né in Italia né in Francia ho mai avvertito la minima ostilità per il mio orientamento sessuale. Forse l’errore è quello di pensare che dall’orientamento sessuale debbano derivare forzatamente scelte politiche e impegno sociale di un certo tipo. Certo, io ho accettato di fare il portavoce di Manif pour tous non in quanto omosessuale, perché questo è secondario nel mio incarico, ma come cittadino. Questo perché non è la nostra sessualità che orienta il nostro pensiero. E quelli che pensano così, bisogna dirlo con chiarezza, sono degli autentici omofobi. Ecco perché a mio parere non è illogico essere omosessuale e difendere la famiglia
Torniamo alla nostra questione. Le pressioni scientifiche e giuridiche permettono ormai di creare l’illusione che eterosessualità e omosessualità siano delle varianti equivalenti dell’orientamento sessuale. Ma è così?
Ogni bambino ha bisogno prioritariamente di un padre e di una madre per crescere. C’è un’autentica differenza tra avere due “papà” o due “mamme” o avere genitori eterosessuali. La vera parità trova la sua unica sorgente nella coppia genitoriale. Solo là è incontestabile. Pretendere di cancellarla è negare la realtà. Tutti dobbiamo la vita alla parità uomo-donna.
Coloro che sostengono la teoria della “nessuna differenza”, spiegano che non è così importante per la “natura” dei genitori, ma la “funzione”. Che dice?
Certo che una coppia omosessuale può portare ad un bambino tanto felicità, come una coppia eterosessuale. Ma non c’è solo questo. Un bambino dev’essere in grado di identificarsi con le componenti maschili e femminili dei suoi genitori. Dal punto di vista psicologico, una ragazza può capire che due uomini, che non vogliono avere una donna, possono allo stesso tempo desiderare come figlio, una ragazza? Idem per un ragazzo di fronte a due donne che pretendono di fargli da madre.
Perché lei è così fermo nel ritenere inopportuna l’adozione da parte degli omosessuali?
I figli adottivi si interrogano in maniera incessante sui motivi del loro abbandono da parte dei loro genitori biologici. Aggiungete a ciò la difficoltà di capire una filiazione omosessuale e renderemo loro la vita ancora più ardua, è come una condanna ad una doppia pena.
Ha parlato di una vera e propria discriminazione nei confronti dei bambini adottati dalle coppie omosessuali. Non è un po’ esagerato?
Questo è il problema che ho sollevato nel mio libro. Ricordo innanzitutto che l’adozione non può avere per oggetto una coppia che non può avere bambino, ma di un bambino che ha perso i suoi genitori. E non possiamo mettere al centro l’interesse egoistico gay in violazione della convenzione internazionale Onu dei diritti dell’infanzia che richiede di perseguire l’interesse superiore del bambino. Sì, questa situazione creerà una profonda disuguaglianza tra i bambini.
Perché ne è convinto?
Il bambino adottato da due uomini o due donne potrà disporre di educatori, adulti referenti, ma sarà privato dei genitori. E questo perché i genitori dello stesso sesso non possono indicare un’origine, anche simbolica. Egli sarà infatti due volte privato dei genitori: prima con la vita, ancora una volta con la possibilità sostanziale per una coppia gay di adottare.
Lei si batte contro matrimoni e unioni gay in tutta Europa. Ritiene che esista una strategia globale per azzerare i valori della famiglia fondata sul matrimonio?
Il progetto di unioni civili che sarà presentato il 28 gennaio 2016 al Senato italiano, è, in realtà, l’albero che nasconde la foresta rappresentata dalla rivendicazione europea delle lobby gay con la possibilità di adottare un bambino da parte di una coppia omosessuale. Se il progetto di legge sulle unioni civili proposto senza filiazione venisse adottato, la Corte europea dei diritti dell’uomo non potrà sentenziare in modo diverso. Ecco perché ovunque in Europa, sto combattendo non solo contro il matrimonio, ma anche contro l’Unione civile tra due persone dello stesso sesso. È importante per una coppia dello stesso sesso avere stessi diritti sociali: alloggio, pensione di reversibilità, mutua, ma non i diritti sui bambini. Non confondiamo i diritti dei bambini e i diritti sui bambini.

di Luciano Moia

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