Libri: ‘Onora la madre.’ Un libro di Angela Iantosca. (tvgnews.it)

di Mariateresa Palazzo, del 13 Marzo 2020

Angela Iantosca

Onora la madre

Storie di 'ndrangheta al femminile

Un colpo all’anima. Un libro forte, crudo e tremendo. Elevatissimo. Un libro che scrolla le coscienze e risveglia da quel torpore che ovatta e annebbia. La vista e la mente.
‘Onora la madre’ scritto da Angela Iantosca per i tipi della casa editrice calabrese Rubbettino è un libro che cattura da subito. Mantiene un ritmo alto, teso, pagina dopo pagina. Ogni frase, quasi lapidaria, colpisce e scava nel profondo.
Apre gli occhi su una realtà troppo spesso taciuta, sulla verità rifiutata, sui fatti alla portata di tutti ma accantonati, ignorati, dimenticati. Per scelta.
La scelta, è un tema chiave. E’ il filo conduttore delle pagine. Tante le storie di donne di ‘ndrangheta con nomi e cognomi e fatti e segreti che si intrecciano a formare una rete: la rete degli invisibili, degli innominabili, degli intoccabili. Testimonianze e intercettazioni riportate garantiscono la veridicità di ogni singola parola. Sono storie di donne al potere, donne in carriera, donne di campagna e di città. Sono mafiose, ‘ndranghetiste, sorelle d’omertà. Sono messaggere, spacciatrici, strateghe, vendicatrici, strumento di alleanze. Sono nipoti, figlie, sorelle, mogli, madri.
Ma sono anche donne che scelgono di diventare testimoni e collaboratrici di giustizia. Donne che trovano il coraggio di parlare, di sperare, di amare. Di amare i propri figli, e denunciare per loro. Di amare un altro uomo, e non quello deciso da chi di dovere. Di amare la vita, e denunciare per sé stesse. Sono donne che hanno diritto ad un futuro migliore.
Quello di Angela Iantosca è un libro completo, che analizza ogni aspetto e sorprende. Sorprende e allo stesso tempo lascia un nodo in gola. Lascia i lettori incapaci di credere che ciò che è descritto è reale ed esiste.
Esiste da tempo, esiste da sempre. Per la giustizia, però, solo dal 2010. E’ in quel momento che il termine ‘ndrangheta viene inserito per la prima volta nella legislazione italiana. Un po’ come le donne di mafia: invisibili. Tutti sapevano ma nessuno parlava.
E’ un libro che condanna, indubbiamente, ma anche un libro attento alla dimensione umana e tragica delle vicende. Ti costringe a fare i conti con le cose come stanno. Ma non lascia sconforto e abbandono, bensì un senso di ribellione e speranza. Speranza che le donne possano capire che c’è un mondo intero, al di là del grigiore, che le aspetta. Un mondo colorato che ha il sapore della libertà.
Si può scardinare un intero sistema, si può dar voce all’indicibile con la forza delle parole. Questo la mafia lo sa bene, e trema ogni volta che una donna sceglie di scucire quella bocca cucitale da bambina, dall’ambiente mafioso, che ne assorbe e controlla i pensieri.
Onora la madre: un titolo emblematico, dalle tante valenze. Religiose e mafiose. In antitesi ma purtroppo anche in sintonia. Lo rivela il viaggio conclusivo alla Madonna di Polsi, viaggio in prima persona che dà una fisicità a quelle parole altrimenti leggère.
Ma è triste pensare che la Calabria sia questo e nient’altro. Nessuno deve crederci. C’è anche una Calabria che non si piega, non bacia mani e non scende a compromessi. E’ la Calabria bella, quella dell’ospitalità e delle amicizie vere. Quella del mare più bello d’Italia, del patrimonio artistico-archeologico e delle eccellenze gastronomiche. E’ la Calabria di Libera, quella di Gratteri. E’ la Calabria verde, speranza. La Calabria che noi giovani vogliamo.

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