Post-pandemia, l’ipotetico futuro politico e istituzionale. Ventidue saggi raccolti da Alessandro Campi in “Dopo” (nuovoobserver.it)

di Mauro De Vincentiis, del 22 Giugno 2021

Dopo

Come la pandemia può cambiare la politica, l’economia, la comunicazione e le relazioni internazionali

a cura di Alessandro Campi

La pandemia scatenata su scala globale dal Covid-19 ha aperto interrogativi inquietanti: sull’evoluzione in sé del contagio virale, ma anche sugli effetti politici, economici e sociali, con i quali dovremo confrontarci una volta terminata l’emergenza sanitaria. Molti sostengono che nel “mondo di domani” nulla sarà più come prima: dobbiamo dunque aspettarci trasformazioni radicali, a partire dalle abitudini relative alla vita quotidiana. Altri credono che, passata la “grande paura”, le società torneranno ai loro ritmi abituali.

Lo spirito che i ventidue saggi di “Dopo” (a cura di Alessandro Campi, Ed. Rubbettino, pag.273, e-book) è diverso da entrambi questi atteggiamenti. Non ci aspetta il “mondo nuovo”, ma nemmeno torneremo al “mondo di ieri”. La pandemia rappresenta una accelerazione della storia destinata, come tutte le crisi storiche del passato, a produrre cambiamenti che, in molti casi, saranno da considerare il punto di arrivo di tendenze e di processi che erano già in atto. Perchè il futuro si radica sempre nel passato e nel presente.

Senza volerlo, per Campi, il virus ci ha messi lungo una strada per certi versi “salvifica” che, nei prossimi anni, ci vedrà impegnati nella riprogettazione degli spazi urbani e di quelli domestici, nella definizione di reti sociali più improntate alla gratuità e all’altruismo, nella ricerca di una maggiore integrazione tra sistemi economici, nella creazione di una nuova cultura del lavoro, come anche di un diverso modo di organizzare l’insegnamento a ogni livello. Grandi sfide, ma ineludibili, che consentiranno di avere più tempo libero, un rapporto meno passivo con la tecnologia, più slancio creativo, più coscienza del destino comune.

I saggi, firmati da esperti delle singole materie, sono articolati in sei macro-temi: “Democrazia, politica e pandemia”; “L’Italia e il virus”; “L’Europa e il virus”; “Scenari economici”; “Comunicazione e immagine sociale”; “Il Covid-19 e il futuro ordine globale”.

Nel saggio dedicato al virus del cospirazionismo e alle false notizie, Campi scrive che l’uso manipolato delle fake news e delle spiegazioni, in chiave di retroscena bizzarri e fantasiosi, non esclude che le “teorie cospiratorie” abbiano spesso una genesi spontanea e una origine dal basso: nascono come risposta credibile o verosimile a un bisogno effettivo di conoscenza (gli uomini non possono sopportare alcun vuoto cognitivo a proposito di ciò che accade intorno a loro, hanno bisogno di una spiegazione in termini di causa-effetto che dia loro l’impressione di padroneggiare mentalmente la realtà); sono la chiave d’accesso al mondo reale che molti – senza alcun bisogno di essere indottrinati dall’alto o sedotti dalla propaganda – ritengono la più veritiera per il fatto di vedersi offrire una interpretazione causale, semplice e diretta, di fatti complessi e altrimenti inspiegabili, anche quando tale interpretazione non è altro che la razionalizzazione di preconcetti, giudizi e fantasie già esistenti e radicati.

Mentre Luigi Di Gregorio, docente di “Comunicazione politica, pubblica e sfera digitale”, affronta nella sua analisi il tema strategico della “comunicazione di crisi”. Di Gregorio sostiene che, per diverse ragioni, occorre fare almeno cinque inversioni di marcia, in merito a diverse abitudini e consuetudini politico-mediatiche, se si vuole provare a gestire la crisi, quanto meno sotto il profilo della nostra tenuta psicologica. La prima è legata al bisogno di chiusura cognitiva: riempire le incognite non-note con prove, non con illazioni; la seconda è il bisogno di rassicurazione; segue il bisogno di gratificazioni immediate; per passare poi al bisogno di una comunicazione di crisi, dove il percepito conta più del reale; per finire con il bisogno di leadership, per riempire il “vuoto di futuro”.

A conclusione della sua analisi, Di Gregorio annota che queste cinque inversioni di marcia implicano “risposte sistemiche”: perché è facile segnalare errori ex post, senza essere nella “situation room” di chi ha la responsabilità e l’onere di decidere per tutti, in uno scenario complesso, carico di incertezze e di pressione emotiva e psicologica come quello attuale.

Alessandro Campi insegna all’Università di Perugia “Scienza Politica e Relazioni Internazionali” e “Politica Globale”. Nel corso degli anni ha collaborato con riviste scientifiche italiane e internazionali. Attualmente è editorialista dei quotidiani “Il Messaggero” e “Il Mattino”.

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