Il centro di documentazione “G. Impastato” diffida Saviano

del 8 Febbraio 2012

Umberto Santino non le manda a dire. La vicenda di Peppino Impastato, raccontata in un libro a firma del suo amico Sandro Vitale già nel 1995 (Nel cuore dei coralli, Rubbettino), innesca la polemica. La critica, sollevata dal Centro di documentazione “G. Impastato” contro le informazioni imprecise diffuse da Saviano nel suo libro “La parola contro la camorra”, risale a non molto tempo fa: lo scrittore napoletano attribuiva al film “I cento passi” il merito di aver portato alla luce la verità sul delitto.
Ecco quanto si legge da un estratto del suo libro, pubblicato da Einaudi, citato nella lettera di diffida tratta dal sito del centro Impastato e indirizzata all’editore torinese:
“Quando Impastato fu ucciso, l’opinione pubblica venne inconsapevolmente condizionata dalle dichiarazioni che provenivano da Cosa Nostra. Che si fosse suicidato in una sottospecie di attentato kamikaze per far saltare in aria un binario. Questa era la versione ufficiale, data anche dalle forze dell’ordine. Poi dopo più di vent’anni, nasce un film, I cento passi, che non solo recupera la memoria di Giuseppe Impastato – ormai conservata solo dai pochi amici, dal fratello e dalla mamma – ma addirittura la rende a tutti, come un dono. Un dono alla stato di diritto e alla giustizia. Questa memoria recuperata arriva a far riaprire un processo che si chiuderà con la condanna di Tano Badalamenti, all’epoca detenuto negli Stati Uniti. Un film riapre un processo. Un film dà dignità storica a un ragazzo che invece era stato rubricato come una specie di matto suicida, un terrorista”.

Con un esame cronologico dei fatti, Santino ci tenne a sottolineare che:

“A) il film “I cento passi” è stato presentato al Festival di Venezia il 31 agosto 2000 ed è uscito nelle sale solo nei mesi successivi;
B) già nel 1998 la Commissione Parlamentare Antimafia ha costituito un Comitato sul “Caso Impastato” e ha redatto una relazione che è stata approvata nel dicembre del 2000;
C) le indagini (e non già il processo) sono state riaperte molto prima del film: il primo processo, quello con rito abbreviato contro Vito Palazzolo, è cominciato nel marzo del 1999 e si è concluso nel marzo del 2001 con la condanna a trent’anni di reclusione; l’altro, quello contro Gaetano Badalamenti, in videoconferenza si è aperto nel gennaio del 2000 e si è concluso nell’aprile del 2002 con la condanna all’ergastolo.
È, quindi, di tutta evidenza ed emerge dalla constatazione cronologica dei suddetti avvenimenti che la ricostruzione dei fatti operata dal Saviano è, quantomeno, grossolana e superficiale e disconosce ingiustamente l’attività e il ruolo culturale svolto dal Centro siciliano di documentazione “G. Impastato” che, all’indomani del delitto, ha supportato i familiari e i compagni della vittima e, con insistente impegno, ha contribuito alla riapertura delle indagini e alla ricostruzione storica del delitto e della sua matrice.”

La casa editrice Rubbettino, nel 1995, con l’uscita del libro di Salvo Vitale, aveva ampiamente anticipato e denunciato gli aspetti più nascosti del caso Impastato. E l’autore, già in occasione della prima edizione, aveva dichiarato: “questo libro si interrompe, ma non si chiude”.  Da allora, infatti, nei successivi quattro anni, sono state aggiunte molte altre pagine, dall’apertura del processo alla conclusione giudiziaria della vicenda, e a tutto quello che è successo sino al 2007, oltre “I cento passi”.
Il libro Peppino Impastato. Una vita contro la mafia è giunto ormai alla sua terza edizione, ora arricchita dal cd del programma “Onda pazza” trasmesso su Radio Aut, la radio fondata proprio da Peppino Impastato nel 1976, nata per denunciare i potenti mafiosi del paese in cui viveva.

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