Sarkozy malato terminale, ma per Carlo Troilo il macabro non serve e invita il PD a riflettere di più sui diritti civili

del 9 Marzo 2012

L’ Associazione Francese per il Diritto a Morire con Dignità ha lanciato una campagna in favore della eutanasia in cui si vede Nicolas Sarkozy in fin di vita in un letto di ospedale, attaccato a una macchina, con il volto pallido e i tubicini al naso. Dice lo slogan: “Signor candidato, dobbiamo metterla in una tale situazione per poter farla riflettere sull’eutanasia?”. La campagna proposta in Italia da Repubblica.it ha lo scopo di spingere i candidati alle prossime presidenziali francesi a modificare la legge sul fine vita del 2005 che, instaurando il diritto a “lasciar morire”, vieta l’eutanasia in senso stretto.

Abbiamo chiesto un commento a Carlo Troilo autore per Rubbettino del volume Liberi di morire. Una fine dignitosa nel paese dei diritti negati da qualche giorno in libreria:

È una scelta che mi lascia perplesso. Lascerei ai cattolici oltranzisti questo stile macabro. Piuttosto inviterei i giornalisti italiani ad informare di più su come evolve la situazione nei maggiori paesi europei. Dico solo, in estrema sintesi, che il candidato socialista all’Eliseo Hollande è nettamente a favore della eutanasia, in un paese in cui gìà esiste il diritto a “laisser mourir” (come dire, l’eutanasia passiva).
In Spagna l’eutanasia è già legale in Andalusia e Andorra, e lo diverrà  in tutto il Paese non appena i socialisti torneranno al governo.
In Inghilterra i giudici assolvono regolarmente i congiunti di quanti scelgono il suicidio assistito, che anche in Germania è stato giudicato non punibile dalla Suprema Corte, perché dovuto a “ragioni compassionevoli”.
Solo in Italia di eutanasia non si può nemmeno parlare e perfino il testamento biologico – diffuso da anni in tutto il mondo occidentale – si trasforma, nelle intenzioni del centro destra, nella imposizione del “sondino di stato”. La  colpa di questa nostra arretratezza è delle televisioni di regime, che riducono al silenzio quella netta maggioranza di italiani favorevole ad un allargamento dei diritti civili, a partire dalle scelte di fine vita. È   della carta stampata, che su questi temi è scarsamente presente e spesso ambigua. È, soprattutto, delle forze politiche che seguono – qualche volta per convinzione,  più spesso per opportunismo elettorale – le direttive del Vaticano.
In particolare, invito  il PD a chiedersi se le sconfitte nelle primarie delle grandi città italiane non siano dovute anche al fatto che i candidati alternativi al PD hanno inserito nei loro programmi proprio i temi dei diritti civili. E, dove sono diventati sindaci, a Milano e a Napoli, hanno agito coerentemente impegnandosi alla istituzione dei registri dei testamenti biologici e delle unioni civili: un altro tema vergognoso per il nostro paese.

Liberi di morire

Carlo Troilo è stato un volto importante della prima Repubblica: capo ufficio stampa dell’IRI, direttore delle Relazioni esterne della Rai, capo ufficio stampa dei ministri del Commercio Estero e delle Partecipazioni Statali.
A marzo 2004 un tragico avvenimento cambia radicalmente la sua vita: il fratello Michele ammalato di leucemia mieloide acuta, dopo aver percorso tutte le stazioni di una via crucis di medici, terapie inefficaci e dolorose, senza oramai alcuna speranza di guarigione, costretto a ricorrere unicamente a cure palliative che hanno come unico scopo il prolungarsi di un’esistenza fatta unicamente di sofferenza decide di porre fine alla sua vita gettandosi dal terrazzo.
L’episodio sconvolge il fratello Carlo che decide di dedicare le sue energie a portare avanti quella battaglia di civiltà che Michele stesso, se avesse potuto, avrebbe voluto condurre: quella per la libertà di determinare la propria esistenza ricorrendo in casi estremi anche alla morte dolce, l’eutanasia.
Carlo Troilo diventa così, insieme a Mina Welby e Beppino Englaro uno dei volti noti di questa battaglia. Ha partecipato ai presidi davanti a Montecitorio insieme ai volontari dell’associazione Luca Coscioni, con la pioggia e con il sole, portando avanti uno sciopero della fame per reclamare in prima linea una legge sul testamento biologico che a distanza di anni ancora giace in qualche cassetto polveroso del Senato. Nel 2011 l’Espresso ha raccontato la sua storia, oggi Carlo Troilo ha racchiuso quell’esperienza in questo pamphlet che ripropone con forza un’agenda laica sui diritti negati.

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