«Il montismo come uscita dal ventennio bruciato» (Corriere della Sera)

di Pierluigi Battista, del 9 Ottobre 2012

Dal Corriere della Sera – 07 ottobre 2012
Adornato: il rigore non è una parentesi, ma l’argine a una politica fallimentare
Il libro di Ferdinando Adornato, «Sos Italia» in uscita dall’editore Rubbettino, è la cronaca di un fallimento politico, il resoconto dettagliato, sul piano politico, culturale e morale, di un «ventennio bruciato». Tutta la storia della Seconda Repubblica appare come la violazione di una promessa, il rovesciamento di un’illusione: «L’interesse nazionale è stato rovesciato in interesse di parte. Lo spirito di servizio in delirio di padronanza La morale pubblica in utilità privata. La ricerca della concordia nel culto dello scontro. L’avversario in nemico. Il dovere del rispetto nella produzione di macchine del fango. La moderazione in intolleranza. Il decoro in volgarità. Non credo ci sia bisogno di fare nomi e cognomi. Il film del ventennio è ancora nelle sale».
Questo fallimento storico, che lascia macerie dappertutto, che produce disorientamento e delusione, che inasprisce i suoi effetti combinandoli con quelli di una disastrosa crisi economica senza precedenti, destinata a scuotere la vita e le certezze di tutti, non è letto da Adornato con il pessimismo totale che pure la funerea diagnosi autorizzerebbe: e che forse sarebbe una salutare reazione di realismo contro la solita vendita di fumo. Bisogna dire che Adornato ha attraversato tutto l’arco temporale della Seconda Repubblica. Fondò Alleanza democratica, che sulle rovine della Prima Repubblica si prefiggeva di dare ai progressisti d’Italia un volto liberale e riformista: il tentativo non riuscì, e per la verità nemmeno il Pd, anni dopo, riuscirà a superare l’orizzonte del post comunismo in cui sembra tuttora intrappolato. Poi, insieme all’esperienza culturale e giornalistica di «Liberal», Adornato ha creduto nel riformismo liberale: ma in molte pagine di «Sos Italia» si ammette quanto poco realistica sia stata quella scommessa Ora Adornato è nell’Udc di Pier Ferdinando casini. Centrista. Moderato. E, da oltre un anno, «montiano». Tanto che il sottotitolo del libro recita testualmente: «Come uscire dalla notte della politica e dare continuità al “montismo”».

Oggi che si parla insistentemente di un «Monti bis», il libro si inserisce con grande tempismo nella discussione su quanto debba durare l’anomalia di Monti in Italia. Adornato, su questo, risponde con una certa nettezza: fino a quando in Italia la politica non ha compreso fino in fondo le radici di uno storico fallimento: fino a quando saremo sull’ orlo del precipizio: fino a quando i partiti, vecchi e nuovi, non avranno capito che il rigore di Monti non può essere una parentesi ma l’argine contro una politica debordante, arrogante, chiassosa, spudorata. Fallimentare, appunto.

Il saggio, come spesso accade nei libri scritti da chi è assorbito in un impegno politico-parlamentare, si compone di una parte descrittiva e di una prescrittiva, o normativa, o programmatica, o esortativa, dipende dai punti di vista. La parte descrittiva, d’analisi non fredda ma animata da quello che lo stesso Adornato definisce un «lamento civile», è tutt’altro che omissiva o edulcorante.

Non un pilastro della Seconda Repubblica viene salvato. E neanche il modo gelido con cui è stata costruita l’Europa, anteponendo l’euro a un’unione politica sul modello federalista, trascurando l’«unzione» democratica e popolare delle sue istituzioni, rendendo l’Europa qualcosa di estraneo al cuore delle società nazionali. Non si salva Berlusconi, nei confronti del quale Adornato non nutre astio o antipatia ma che considera il responsabile numero uno della disfatta della Seconda Repubblica. Non si salva la sinistra in tutte le sue declinazioni, colpevole di aver alimentato nel corso di questo «ventennio bruciato» quella «guerra civile ideologica» che ha fatto divampare l’incendio di una discussione pubblica in cui non veniva riconosciuta nessuna legittimazione all’avversario demonizzato come un Nemico. Non si salvano le istituzioni, i partiti, il potere economico, l’universo dei media. Nel tramonto turbolento della Seconda Repubblica restano come sentinelle di una credibilità sempre più problematica del nostro Paese due colonne come Giorgio Napolitano e Mario Monti. Qui ha inizio, logicamente e politicamente, la parte del libro più proiettata in una dimensione di orientamento che ovviamente il lettore potrà condividere o meno, ma che comunque viene indicata da Adornato con una certa drammaticità come l’ultima spiaggia di un Paese che ha perso troppo in questi anni per permettersi di sprecare altro tempo prezioso. C’è anche un «vocabolario della Terza Repubblica» da «autocontrollo» a «zaino» che permette ad Adornato di indicare come debbano cambiare anche le parole da dire nel passaggio da una stagione di forsennatezza finto-bipolare a un’altra tracciata dall’esperienza di rottura e discontinuità rappresentata dal «montismo».

Secondo Adornato non bisogna lasciarsi tentare dal «rifiuto della rassegnazione». È molto difficile, e il cammino dell’autore del libro è troppo costellato di disillusioni per non consigliargli una dose sia pur modica di scetticismo e di perplessità. Ma lui sostiene che ci si può ancora provare. Dopo il «ventennio bruciato» e il collasso della Seconda Repubblica è impresa improba, ma forse necessaria.

Di Pierluigi Battista

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