La guida perfetta alla Calabria greca dell’archeologo Francesco Cuteri (Calabria Ora)

del 2 Ottobre 2012

Da Calabria Ora – 30 settembre 2012
Sybaris, tra due fiumi sacri; Krimisa, la città di Apollo e Filottete; la Kroton di Pitagora; Kaulonia, la piccola città delle miniere e dei metalli; Locri Epizefiri, consacrata alla dea Persephone e baciata dallo 7efiro; Rhegion, riflesso di Apollo e Artemide nello Stretto; Medma e i cavallucci; Hipponion, come un Olimpo al femminile; e Terina, la città di ninfe e sirene.
È un percorso denso di suggestioni e bellezza quello che appare nel libro, da pochi giorni in distribuzione, “Guida alla Calabria greca” dell’archeologo Francesco Cuteri per Rubbettino Editore. «In antico, era sacra la terra e sacri erano i fiumi, le sorgenti e le piante. La sacralità pervadeva interamente il mondo greco. Ovunque ci si poteva rivolgere agli dei e dentro e fuori le città non mancavano i santuari o i luoghi dove poterli incontrare o invocare – scrive nella prefazione l’illustre studioso, di recente protagonista del ritrovamento del “Drago di Kaulon”, il grande mosaico risalente al IV sec. a.C. – L’incenso bruciato nei thymiatèria, i capi di bestiame sacrificati sugli altari, le figure di terracotta appese agli alberi che impreziosivano i recinti sacri o ai muri, le piccole arule, tutto riconduceva a una dimensione sacra. Lunghi cortei attraversavano le città per raggiungere le case degli dei per portare in scena, anche di notte, alla luce di bracieri sorretti da tripodi, la rappresentazione di un sacro orizzonte». Una parte importante quanto affascinante della nostra storia antica, qui riproposta come “magico” itinerario per conoscere territori e radici ancora poco noti attraverso il prezioso patrimonio culturale restituitoci dall’archeologia. «Se le fonti letterarie offrono alla conoscenza dei più antichi culti e miti uno straordinario contributo, anche la ricerca archeologica non è da meno – scrive ancora Cuteri – Il ritrovamento di nuove testimonianze epigrafiche, numismatiche, artistiche ed architettoniche ha permesso di definire in maniera più netta la sfera del sacro». I miti come conoscenza storica, artistica e anche sociale, quindi: «Partendo dal racconto degli autori antichi e con l’analisi delle principali testimonianze archeologiche, abbiamo modo di conoscere anche altri aspetti della complessa società magnogreca di Calabria – conclude Francesco Cuteri – Infatti, come scrisse Paolo Orsi, “il tempio greco oltre che luogo di culto era anche santuario dell’arte. Per i Greci erano due sentimenti inscindibili, quello della divinità e quello dell’arte. La casa del dio doveva essere bella, sontuosa, e tutto ciò che al culto si riferiva era prodotto di sapienti artisti; fino le più umili manifestazioni di devozione del volgo povero e agreste, forse meno sensibile al fascino della bellezza artistica, erano pervase da questo bisogno spirituale”. La dimensione sacra, com’è noto, ha sempre pervaso in maniera intima e straordinaria il mondo antico e spesso ne ha caratterizzato e condizionato le vicende».

 

Di Maria Teresa D’Agostino

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