L’ennesimo schifo della giustizia. E non la cambiano. (Libero)

di FILIPPO FACCI, del 4 Ottobre 2013

Da Libero del 04/10/2013

È un guaio per tutti gli italiani, non solo per Berlusconi Parlano come se, con Berlusconi, dovesse tramontare anche la questione giustizia, come se fosse stato soltanto un suo pallino anzi- ché essere – com’è – un nodo che angustia il Paese da decenni, una zeppa sulla strada di uno sviluppo pieno, una risorsa che non c’è, una fiducia che manca. Parlano come se la giustizia italiana non facesse sommariamente schifo, come se un innocente incarcerato ingiustamente non fosse la più cocente sconfitta di uno stato liberale, parlano come se ieri – per esempio – non si fosse consumata l’ennesima dimostrazione di questo schifo, appunto.
E invece, proprio ieri, la Cassazione ha assolto i principali imputati del processo «Why Not» inventato da Luigi De Magistris, cioè dell’inchiesta che nel 2008 portò soltanto al- la caduta di un governo, che volete che sia: una delle tante patacche che diede visibilità nazionale a un si- gnore che frattanto è diventato sindaco di Napoli dopo aver costruito un movimento «arancione» praticamente sul nulla istruttorio. Why not, Poseidone, Toghe lucane: è inutile anche elencarli tutti, i procedimenti o i processi che sono svaporati in un nulla peraltro assolutamente prevedibile: anche perché andrebbero anche elencate le spaventose perdite di tempo, gli scontri istituzionali, il cosiddetto scontro di procure tra Catanzaro e Salerno, in generale la facile popolarità costruita sulla pelle di centinaia di indagati regolarmente assolti. C’è un bel libro di Gianmarco Chiocci («De Magistris, il pubblico mistero», Rubbettino) che è uscito proprio in questi giorni e che racconta le incredibili imperizie di un uomo che forse, magistrato, non doveva semplicemente diventarlo. Oggi però la magistratura italiana consente che un pm dalle inchieste fallimentari possa entrare in politica sull’onda lunga di giornali e talkshow; oggi la magistratura italiana spiana la strada a chi può mettere nel tritacarne mediatico-giudiziario anche presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari, giornalisti, uomini dei servizi segreti, imprenditori, altri magistrati.
Non sarà certo un caso che De Magistris, dopo esser passato da un altro ex magistrato come Antonio Di Pietro, sia confluito nella lista-flop di un altro ex magistrato dalle caratteristiche analoghe, Antonio Ingroia. Ma tutto questo,evidentemente, è normale.
Non è un problema che riguarda anche la magistratura, a quanto pare. Naturalmente De Magistris non pagherà per i suoi errori, e non pagherebbe neppure se fosse rimasto magistrato: funziona così, ti direbbero che la giustizia, in fondo, ha fatto il suo corso. Ora che Berlusconi sta tramontando, poi, guai a insistere anche su una decente legge sulla responsabilità civile dei magistrati, quella che oggi si chiama Legge 114 e che ha registrato solo 4 condanne in 25 anni. È una legge che per i magistrati prevede solo nove gradi di giudizio: tre per l’ammissibilità, tre per le responsabilità e tre per la rivalsa dello Stato. Non funziona, la legge: perché cambiarla?

DI FILIPPO FACCI

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