“Anime nere” in Olanda, l’onda lunga del romanzo di Gioacchino Criaco (mtdagostino.wordpress.com)

di Maria Teresa D'Agostino, del 1 Novembre 2019

Dopo le traduzioni in francese, tedesco e inglese, ora arriva in Olanda. Anime nere, il romanzo duro quanto ammaliante di Gioacchino Criaco, edito da Rubbettino nel 2008, percorre le strade letterarie del mondo conquistando sempre più lettori. «Diamante nero della letteratura calabrese e mondiale», per lo scrittore francese Serge Quadruppani, che lo ha portato oltralpe; «urticante», secondo Luigi Franco, direttore editoriale della Rubbettino, che nella pila di manoscritti in lettura, sin dalle prime pagine, ha intuito la forza narrativa di Criaco e la potenza dirompente della storia; «viscerale» per Francesco Munzi, che ne ha fatto un film da nove David di Donatello.  Il nero è quello della miseria, della terra saccheggiata, dell’identità smarrita. Della montagna che cova il male. Africo e le sue pieghe scure di dolore, in un angolo stretto di Calabria, ma potrebbe essere un qualunque posto del mondo dove la disuguaglianza genera disperazione e perdizione. E i giovani protagonisti sembrano appartenere a ieri, ma in realtà sono figli di luoghi e tempi immobili. Un romanzo scritto in soli quattro giorni, ma sedimentato dentro per anni, messo insieme attraverso tasselli di rabbia e amore. Ne parliamo con lo scrittore.

Cosa pensavi di Anime nere quando lo hai scritto e cosa ne pensi oggi? 
Non pensavo niente. Era un’esigenza personale, uno sfogo. Non mi era mai venuto in mente di scrivere prima. Leggevo. Oggi penso che amo molto quella prima stesura di getto, istintiva, con la scrittura un po’ “sporca”.

Cosa ti aspettavi quando lo hai mandato all’editore?
Anche in quel caso, nulla. L’ho spedito, con plico postale come ancora capitava di fare più di dieci anni fa, perché ormai era stato scritto e uno scritto, alla fine, si invia a chi pubblica. Ma davvero non avevo alcuna aspettativa.

E oggi?
Nonostante il romanzo abbia fatto un percorso bello, importante, ha ancora enormi potenzialità, può ancora raggiungere altro pubblico, è attuale. La Calabria e il sud, in generale, non sono cambiati purtroppo, a distanza di anni. Raccontavo di una generazione smarrita, di un territorio vessato. È ancora così.

Parliamo del film.
Ogni volta che lo rivedo scopro particolari che non avevo notato prima. Ogni giorno incontro gente che lo rivede e mi dice la stessa cosa. È una scoperta continua, è fatto di particolari, di sfumature che si colgono guardandolo e riguardandolo. Anche il film, come il libro, può raggiungere ancora tanto pubblico. Penso a C’era una volta in America, a lungo è stato ritenuto film di genere e di nicchia, poi a un certo punto è esploso. Sono opere che necessitano di percorsi differenti, non immediati.

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