Il Sud tra lupi, agnelli e cani pastore. Intervista con il prof Pietro Busetta (magazine.tipitosti.it)

di Cinzia Ficco, del 2 Agosto 2021

Pietro Massimo Busetta

Il lupo e l’agnello

Dal mantra del Sud assistito all’operazione verità

L’eterna questione meridionale: frutto di una differenza lombrosiana tra Nordici e Sudici o di un approccio coloniale dovuto ad una annessione? Il mancato sviluppo del Mezzogiorno: l’inghippo che impedisce a tutto lo Stivale di crescere da oltre venti anni o un affaire che riguarda solo la Bassa Italia? E quanti sono i media che rimarcano l’esigenza per il Paese di sganciare e abbandonare al proprio destino 21 milioni di abitanti? Rispetto ad un presunto Nord bulimico, la classe dirigente del presunto Sud colonizzato, che fa?

A queste domande prova a rispondere Pietro Busetta, professore ordinario di Statistica Economica all’ Università di Palermo, nel suo ultimo libro, pubblicato di recente da Rubbettino, intitolato Il lupo e l’agnello – dal mantra del Sud assistito all’operazione verità, scritto per dire che “bisognerà tenere gli occhi aperti in vista dell’arrivo dei cospicui fondi europei, dal momento che anche quella parte del Paese, considerata un tempo locomotiva, comincia ad arrancare”. Per l’autore, che è anche consigliere di amministrazione Svimez, presidente della Fondazione Curella e dell’ISSEST (Istituto Esperti Studi Territoriali), infatti, oltre al Sud, iniziano a registrare segnali negativi di crescita anche il Piemonte, il Lazio, la Toscana, l’Umbria, le Marche e l’Umbria – tanto che le ultime quattro regioni si stanno organizzando per creare una macroarea.

Professore, non crede che negli ultimi trenta anni di Sud si sia parlato a sufficienza? Pensa che trasformandola in questione centromeridionale possa diventare più interessante?

Certo, non mi pare che da trent’anni vi sia un silenzio sul Sud. A parole, però, a parte qualche anno di silenzio e di prevalenza di una supposta questione settentrionale, il Sud è stato sempre centrale nel dibattito.

E allora, che ci dice di nuovo?

Adesso l’attenzione deve essere maggiore perché c’è il malloppo da far fuori. Alludo ai fondi del Pnrr. Peraltro, che il Paese rischi di essere tutto in difficoltà, lo avevo sottolineato, a partire dal titolo, nel precedente libro – Il coccodrillo si è affogato! – nel quale pavento il rischio che tutto il Paese possa soffrire, se il Mezzogiorno rimane indietro. D’altra parte, ormai da anni tutto il Paese cresce meno di quanto non facciano le altri grandi economie europee. Sul Sud non va aggiornata la narrazione, ma totalmente cambiata. E lo faccio con quest’ultimo lavoro. Prendiamo la prefazione di Adriano Giannola, in cui il presidente Svimez scriveSpesso si dice L’Italia non cresce perché invecchia e si spopola. Questo è un chiaro esempio di cosa sia scambiare cause con effetti, visto che in realtà L’Italia si spopola e invecchia perché non cresce.

Fondi europei antipandemia: Si è alzato un polverone soprattutto da parte di alcuni sindaci meridionali sul 40 per cento destinato al Sud. Il professore di Storia dell’Industria di Bari, Federico Pirro, su Tipitosti https://www.magazine.tipitosti.it/duepunti/recovery-plan-il-40-per-cento-delle-risorse-al-sud-equo-cosi-il-docente-barese-federico-pirro/ ha dichiarato che si tratta di una cifra congrua, considerata l’incapacità di spesa di alcune regioni. Lei che dice?

Non mi pare si tratti di un polverone come lo definisce lei, ma della giusta rivendicazione che le risorse destinate al Sud arrivino al Sud. Come non è avvenuto con i fondi strutturali che sono stati sostituitivi di quelli ordinari! In realtà è più facile spendere risorse nella parte forte e temo che questo avverrà! Ma anche sul progetto in sé, non credo che il Governo si ponga il problema di creare i posti di lavoro che mancano al Sud e che sono oltre tre milioni. E sa che le dico? Che le uniche prospettive realistiche sono: l’emigrazione e lo spopolamento! Non mi fido di chi ha sempre sostenuto che le risorse siano sufficienti. Se lo fossero state l’A1 non si sarebbe fermata a Napoli e l’alta velocità non si bloccherebbe a Salerno.

Chiede la cooperazione del Paese sul Sud, ma parla di operazioni verità, scippi da parte del Nord, classi dirigenti nazionali e regioni lupo contro quelle agnello e si arroga il diritto all’eresia. Un po’ troppo, non crede, anche perché forse la stessa classe dirigente meridionale qualche volta si sarà fatta “ovina”. O no?

Guardi, nella mia visione i lupi e gli agnelli non stanno tutti in una parte.

Un Mea culpa da parte dei meridionali: forse sta qui la nuova narrazione che cercavamo?

Nel libro, parlo di una classe dominante estrattiva meridionale che, in accordo con la classe dirigente nazionale, ha portato al fallimento le politiche nazionali ed i risultati ottenuti lo documentano! Chiedere alla classe dirigente del Paese, per ora caratterizzata da comportamenti a senso unico ed estrattivi rispetto al Sud, non è un controsenso, né una prova di forza. E’ quello che ha fatto la classe dirigente della Germania occidentale, che ha permesso a tutti il Paese di raggiungere risultati eccellenti! E’ arrivata l’ora: quella che si definisce parte pensante di questo Paese svolga il suo compito invece di essere presente solo quando vi è da accaparrarsi risorse ed assente quando ci deve essere una strategia! Non sono d’accordo con il Prof Pirro! Io credo vi sia una sottrazione di risorse, come al solito. Altro che lupi, purtroppo dall’unità, abbiamo avuto iene!

Nel suo libro, cita molti studiosi, giornalisti, economisti, sociologi che avrebbero parlato di sud in modo – diciamo superficiale – (Fabrizio Barca, Salvatore Rossi, Nicola Rossi, Carlo Cottarelli, Giampaolo Galli, Luca Ricolfi, ecc), ce l’ha con Guido Tabellini, usa,invece, parole più morbide per Gianfranco Viesti, innamorato dei distretti industriali, che non hanno avuto molta fortuna, mentre il suo mito sembra Pino Aprile,  autore di tesi non molto condivise sul Risorgimento e fondatore di un movimento come 24 agosto, che fa da contraltare alla Lega Nord.

Non ho mai detto che qualcuno abbia parlato in modo superficiale del Sud. Dico soltanto che qualche domanda bisognerebbe farsela, se le ricette, che sempre gli stessi hanno dato sul futuro del Sud, hanno dato risultati così fallimentari! Pino Aprile, con tutte le sue contraddizioni, ha avuto il merito di aver portato a partecipare al dibattito coloro che poi votano, piuttosto che parlare solo alle élites. Tabellini rappresenta quel Nord che ritiene che tagliare lo stivale sia un modo valido per far crescere i dati medi! E’ la parte colta di quel Feltri senior che continua ad offendere in modo becero i meridionali e che non viene isolato! La classe dominante estrattiva meridionale ha colpe pesanti che non nascondo. Ma la guida del Paese l’ha la classe dirigente nazionale, che ha anche le maggiori responsabilità del fallimento.

Pensa che Draghi potrà diventare Kohl e che quindi risolverà la questione Sud così come la Germania ha risolto quella della ex DDR, anche se il Mezzogiorno rappresenta un terzo del Paese con i suoi 21 mln di abitanti, per i quali servirebbero almeno 3 mln di posti di lavoro?

Non credo purtroppo! Il Paese non è pronto, come lo era la Germania, alla vera unificazione e le spinte, invece, sono verso forme di autonomia differenziata che sono pericolose perché possono mettere in discussione l’unità del Paese. Urge un Khol? Forse l’abbiamo, ma serve un Paese più maturo che non c’è! Parlo del Nord soprattutto. Il Sud non ce la può fare da solo, come per tutte le realtà a sviluppo ritardato, servono politiche nazionali che colmino i divari.

La questione meridionale in Costituzione? Ancora per un po’ abbiamo un meridionale, suo conterraneo, alla Presidenza della Repubblica. Una garanzia?

Mattarella da buon vecchio democristiano si guarda bene dall‘intervenire nei punti chiave delle problematiche! In un Paese con diversi diritti di cittadinanza, quello in cui la Costituzione non viene applicata, non mi pare che si sia mai stracciato le vesti né che abbia fatto del Sud l’oggetto di molti interventi. Si è mosso come se il Paese fosse uno e, invece, si tratta di due Paesi. E’ più facile per tutti seguire il corso delle cose, senza porsi di traverso!

 Zes (zone ad economia speciale con fiscalità di vantaggio per chi investe al Sud e criminalità al bando), Parchi divertimento culturali, Ponte sullo Stretto, Alta velocità oltre Salerno, valorizzazione delle Università del Sud, una Rai più attenta a realtà come il Festival della Canzone napoletana (e non solo a Sanremo), agli spettacoli del teatro greco di Siracusa, del Petruzzelli di Bari e Olimpiadi invernali nel 2032 tra Sicilia e Calabria, oltreché trasferimento di alcuni uffici nazionali da Roma e Milano al Sud. E ancora,  potenziamento di alcuni porti nel Mediterraneo, prendendo a modello i Paesi Bassi. Sono alcuni suoi suggerimenti per dimostrare sensibilità allo sviluppo del Sud. E trasformare i cosiddetti lupi in cani da guardia.

Il tema è che il Mezzogiorno deve essere veramente centrale. Intanto nella conoscenza dei dati – che mi pare siano sconosciuti ai più- ma anche nella volontà di intervenire. Ma, poiché i risultati degli investimenti al Sud arrivano con ritardo, si preferisce percorrere la via più facile, cioè investire su una locomotiva che adesso non trascina nemmeno se stessa!

Tra poco ci sono le amministrative: chi  raccoglierà il testimone del Movimento Cinque Stelle a Sud?

Purtroppo temo che l’elettore sempre più deluso si allontanerà dalla politica. Aumenterà l’astensionismo! Dopo i Masanielli dei cinque stelle e la reazione di Georgetti, ministro dello sviluppo economico e Garavalglia al Turismo, l’unica prospettiva per il Mezzogiorno anche nei piani del Governo, sarà lo spopolamento!

Non ha fiducia nella Ministra Carfagna?

Non ho avuto modo di incontrarla, ma mi pare che un vero cambio di passo non ci sia stato e che si continui con un approccio sottodimensionato rispetto ai problemi! Chi ha in mano il Paese non ha cambiato approccio. Facile che continuino emigrazione e impoverimento! Il lupo e l’agnello, il mio libro, può diventare un breviario di azioni sistemiche serie e spero che i movimenti che hanno a cuore la sorte del Sud lo adottino come loro piano di azione. Quello che prevedo è che in 100mila l’anno continueranno ad andare via, con una perdita annuale per il Sud di 20 miliardi, che continuerà sempre più ad essere colonia, economica e culturale. Ed il massimo complimento che ti potranno fare, come dico nel libro, sarà “non sembri nemmeno meridionale”.