Rubbettino: “Exeunt. La Brexit e la fine dell’Europa” di Roberto Caporale (Chronicalibri)

di Daniela Di Stefano, del 26 Maggio 2017

Roberto Caporale

Exeunt

La Brexit e la fine dell'Europa

CATANIA – “Vi sono popoli e nazioni, Stati e continenti. Vi sono anche potenze e religioni, sovranità e autorità, regole e mercati. Costituzionalisti e politologi conoscono federazioni e confederazioni, imperi e organizzazioni. Ma cos’è oggi l’Unione europea? E, soprattutto, cosa vuol dire essere europeisti?”
Roberto Caporale è economista e manager, ha lavorato in istituzioni bancarie internazionali e ricoperto posizioni di vertice in diverse aziende pubbliche. Ha svolto attività di Consigliere per il Ministro dell’Economia e delle Finanze e per la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nel suo saggio Exeunt (Rubbettino), si profonde in una meticolosa disamina su effetti e danni collaterali della Brexit e del suo spettro per l’Europa, l’Europa “a molte velocità”, “a geometria variabile”, “à la carte”, “confederale”…
La stessa che seguitiamo ad ignorare, che vigila sulla nostra obsolescenza nazionale.
L’unica procedura legale di uscita dall’Unione europea è quella prevista dall’art.50 del Trattato di Lisbona. Tutto normale? Affatto. Ma occorre mano ferma e niente catastrofismi. Uno dei dilemmi più pressanti è quello relativo all’ immigrazione, una ferita ancora aperta e sanguinante.
Parlando di uomini e denaro, si potrebbe dire che in Europa la Gran Bretagna esporta turisti e importa capitale. Continuerà a farlo anche dopo il Leave?
Un’incognita che è difficile da dipanare senza poteri profetici collaudati.
Il saggio si concentra su alcune questioni che rappresentano il nodo gordiano delle nostre problematiche comunitarie. Bisognerebbe comprendere – per esempio – dove e perché è stato un fallimento il concetto tutto europeo di sussidiarietà.
Come affrontare poi il deficit di legittimità interna sulla nave orfana di una delle sue scialuppe più importanti?
E l’euro?
“L’uscita dall’euro condurrebbe ad anni di instabilità economica e di conseguente disperazione per milioni di persone, specie in un paese come l’Italia, perennemente imprigionato da un lato dalla stanca retorica del made in Italy, dall’altro dalla trappola di Baumol costruita sull’illusione di felicità nell’essere “Giardino d’Europa”, cioè un paese di pizzaioli e affittacamere. Inoltre, l’abbandono della moneta unica potrebbe, forse, portare benefici solo nel lungo periodo: un orizzonte temporale nel quale saremo keynesianamente tutti morti..”

Forse non è la fine dei sogni di Schuman, De Gasperi, Monnet, Adenauer, Spinelli… però è innegabile il declino delle nostre aspettative fondate sui vantaggi dell’essere uniti. Ma “Se l’Europa del metodo Monnet è al tramonto, l’idea di Unione europea non lo è affatto”.

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