“Essenza Mediterranea” Rubbettino editore. Guida al Radicepura Garden Festival (Giardinaggio Irregolare (.com))

di Lidia Zitara, del 24 Luglio 2018

AA.VV.

Essenza Mediterranea

Radicepura Garden Festival (ed. 2017)

È da poco uscito per i tipi Rubbettino il volume Essenza Mediterranea, una sorta di compendio sull’enorme evento floristico svoltosi a Catania per diversi mesi, il Radicepura Garden Festival.
Potrebbe essere considerato un catalogo della mostra, ma non è esattamente così, si tratta di un volume che ha l’intento di illustrare la complessità del Radicepura, un festival di giardinaggio dalle proporzioni impressionanti, di certo un evento unico nelle regioni Meridionali e decisamente concorrenziale con le fiere e i festival nazionali più noti e avviati.
D’altra parte la centralità economica di Catania si è molto rafforzata in questi anni, al punto da avere assorbito una grande quantità di traffico commerciale.
Questo non può che essere un vantaggio per il Meridione, specie per la zona ionica, che è molto vicina e portebbe beneficiare di riverberi finanziari.
Il volume è destinato a un pubblico molto ampio, scritto in italiano e in inglese, di pregevole fattura. Più di 200 pagine illustrano i progetti dei grandi designer internazionali che hanno realizzato le installazioni, riportando i nomi delle piante e raccontandone lo spirito progettuale.
Come in ogni festival di giardinaggio, alcune sono più riuscite, altre meno, alcune risultano più gradevoli per quella o quell’altra ragione, altre ci appariranno meno interessanti, o troppo sofisticate. Alcune sono di grande impatto e di notevole interesse giardinicolo e ecologico. Se volete averne un’idea più compiuta, vi consiglio di leggere l’articolo scritto da Marcella Scrimali su Verde Insieme Web che ne parla in dettaglio.
Ci sono certamente incoerenze e contraddizioni, imperfezioni, ingenuità, ma questo è perfettamente usuale. Accade al Chelsea, perché non dovrebbe accadere a Catania?

Ciò che a me, in questo momento, preme evidenziare sono più delle domande che delle asserzioni:
-il giardino sta riconquistando il suo status di lusso? Ho sempre affermato che il giardino è un lusso, specie dove l’acqua scarseggia. Han poco da chiacchierare i giardinieri di peonie e delfinie, che iddio provvede a irrigare con la pioggia. Qui ci deve industriare per l’acqua, oppure avere i soldi che escono dalle orecchie. Che il giardino sia sempre stato considerato uno status symbol (un po’ meno durante gli Anni Ottanta, in Italia) non dovrei spuntar io a rivelarlo: basterebbe la buonanima di Fouquet, che in meno di venti giorni dalla inaugurazione della sua villa a Vaux-le-Vicomte fu imprigionato da un Re Sole rabbuiato dallo sfarzo dimostrato dal suo ministro delle Finanze, il cui giardino doveva essere superato in grandiosità e bellezza. Nacque così Versailles. 

-il giardino può essere veramente sostenibile?
È ossimorica la definizione di un giardino a zero manutenzione o autosufficiente: se lo è non è un giardino. Ciò non toglie che possa essere bello e gradevole, funzionale, arricchire la biodiversità. Anche se non è un giardino ma “qualunque cosa sia” ( e qui ci sarebbe necessità di una profonda riflessione, a partire dal Terzo Paesaggio e andando ancora più a fondo, anche con la terminologia del giardino, che va rielaborata, ripensata, arricchita). 

-si dirà un giorno “piante catanesi”?
Come oggi il venditore di piante si lustra tutto dicendo “sono piante olandesi!”, mostrando piccole Fittonia o Phalaenopsis color rosa Poochie, come se la provenienza olandese fosse una garanzia di qualcosa (in effetti lo è: è garanzia di predazione dell’ecosistema terrestre e sfruttamento umano), ma vogliamo dire, di qualcosa che abbia a che fare con la qualità della pianta (potrebbe essere una garanzia del fatto che non ha neanche un afide, di quanto è imbottita di agenti chimici), della sua bellezza, e -oddio- voglio ridere, della sua “rarità”, la domanda che mi pongo è: si arriverà in un futuro non troppo fantascientificamente lontano a vantare la provenienza catanese, siciliana, di una pianta con lo stesso orgoglio con cui si vanta quella olandese?
Maggiore controllo nella produzione, necessario ormai per la protezione delle piante e per la riduzione delle spese di gestione, renderebbero un acquirente qualunque, tipo me, molto più contento di portarsi a casa una piantina catanese che non una olandese. 

E da ultimo una speranza, e un invito: la speranza è che la la sfera di traffico di Catania si estenda e si rafforzi, e che arrivi anche a noi. Perché come diceva il Dr. Hannibal Lecter “vedendo si desidera”, e vedere il successo e la floridezza dei vivai Faro non può che indurre i saggi e gli intraprendenti a percorrere vie analoghe o sovrappobili, ed è qui l’invito. E che poi questo meccanismo economico diventi un viale alberato, un giardino botanico o piccole fiere sparse per il Sud, sarebbe una conseguenza finanziaria logica, ove non ci fossero ostacoli imposti dallo Stato centrale, come in effetti ci sono, allo sviluppo dal Mezzogiorno. 

Intanto si prepara una seconda edizione nel 2019, dalla quale ci si aspetta ancora di più in termini di qualità strettamente estetica delle installazioni.

 

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