Nella 205esima serata di Lodi Liberale di lunedì 23 gennaio è stato presentato il primo volume della “Storia dell’Italia contemporanea Vol. I” pubblicata da Rubbettino editore, ovvero “Risorgimento: Costituzione e indipendenza nazionale, 1815-1849/1849-1866” insieme a Andrea Ciampani (Professore di Storia contemporanea presso l’Università LUMSA di Roma), Roberto Balzani (Professore di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna) e Carlo Maria Fiorentino (Archivista e Storico).
Lodi Liberale è da 10 anni che si occupa di contribuire alla diffusione delle idee liberali, uno dei pensieri più ricchi, utili, importanti, che spesso viene pensato davvero male e usato male, anche se il pensiero in sé è ricchissimo e ha il valore fondativo della ricerca, della difesa e della promozione della libertà.
“Lodi Liberale alterna le serate su zoom con quelle in presenza: questa sera si presenta un libro che fa parte di una vera e propria serie, in più volumi, che Rubbettino ha deciso di pubblicare con due volumi all’anno per 4 uscite, curata da Andrea Ciampani, si arriva dal 1815 fino all’attualità. I due contenuti separati, che fanno parte del primo volume, presentati oggi, si parla della nascita della nazione italiana, nonché della costruzione del sentimento nazionale dei primi 34 anni di fondazione dell’Italia, intervento di Roberto Balzani, nonché il secondo contributo, ovvero il contributo di Carlo Maria Fiorentino che si è concentrato dal 1849 al 1866.
“Il libro racconta la storia interessantissima dei nodi che all’epoca hanno sciolto i protagonisti come Minghetti, Cattaneo e Cavour; il volume si legge facilmente ed è piuttosto ricco di note e di rimandi ad altri testi. Il libro è coraggioso perché spesso la saggistica storica è poco frequentata in Italia.” Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi era particolarmente orgoglioso di presentare un’opera come questa.
“Il primo aspetto è stato di coniugare la ricerca scientifica e quella storica; il secondo aspetto è quello di aver accettato la sfida di una grande opera in 4 volumi che provano a riprendere il tema di ricerca scientifica e narrazione storica. Il libro risponde a una enorme esigenza, manifesta e latente, collettiva, di fare storia.” Il libro è occasione di una riflessione sul presente anche a partire dalla storia.
Il professor Andrea Ciampani ha presentato i 4 volumi dell’opera, di cui in serata il primo.
La Storia dell’Italia contemporanea si apre con il primo dei quattro volumi dedicati al profilo politico delle vicende italiane degli ultimi due secoli nello scenario internazionale. Dopo l’Introduzione di Andrea Ciampani all’intera opera, nella prima parte del volume Roberto Balzani affronta i processi di maturazione, spesso difformi e competitivi, delle aspirazioni nazionali e delle richieste liberal-costituzionali, elaborati nel susseguirsi di accelerazioni e pause che segnarono gli Stati italiani nel quadro europeo. Il loro sovrapporsi, per effetto di scelte politiche e militari e di eventi accidentali, portò infine a misurare il confronto sulla modernizzazione liberale nella Penisola sul metro dell’esperienza piemontese. Nella seconda parte, Carlo M. Fiorentino segue l’evoluzione dei percorsi avviati alla fine del biennio 1848-1849, richiamando le disillusioni riformiste e le proposte di un impossibile ritorno al passato, pure presenti in vari Stati italiani a fronte della via europea all’unità nazionale perseguita da Cavour. Dopo la proclamazione del Regno d’Italia, il giovane Stato unitario si consolidò affrontando problemi di equilibrio interno e di dissidenza sociale, trasferendo la capitale da Torino a Firenze e combattendo la guerra per il Veneto.
L’idea, ha spiegato il professore, è di ritrovare nel seno della responsabilità civica, un collegamento con le richieste di verità storica che il paese avanza.
“Il libro parte dal 1815, pur sapendo che ogni periodizzazione è in relazione a uno specifico approccio, ma questo parla dell’Italia dal momento in cui finisce l’età napoleonica e dell’impero, di fronte a una serie di questioni, in pieno clima di romanticismo, che sono un vero e proprio laboratorio storico, fuori da ogni principio di linearità.”
“La storicità è stata costruita attraverso le fonti tradizionali, ma prescinde dalla visione teleologica che era un pochino la malattia degli studi risorgimentali fin dal loro sorgere, in quanto necessari alla pubblica pedagogia per la costruzione degli stati, recanti con sé i germi dell’ideologia.” Il professor Roberto Balzani ha spiegato che la partizione cronologica è stata presa cercando di interpretare gli scritti e quello che accadeva fuori d’Italia. Il 1815 è un tornante fondamentale della vita biologica degli italiani, che cambia radicalmente alla fine dell’impero e dell’era napoleonica.”
“L’idea di una sorta di nostalgia e di sopravvivenza era terminata: questi giovani sviluppano al loro interno una sorta di memoria sulla quale essi elaborano un’idea politica, come ad esempio Mazzini. Insomma, questo spirito nasce da questa data.” La serie di volumi inizia per questo a partire da questa data.
Il libro ripropone anche il senso del Risorgimento, che era collegato al Rinascimento delle arti del ‘700 e poi inizia ad essere collegato alla patria, come fece Leopardi e come facevano in seno a “L’Antologia” ovvero dal punto di vista storico e politico, parola che è peculiare, perché per essere risorti serve prima morire.” Questo significa che chi ha nominato questo periodo Risorgimento, riteneva il precedente morto.
Il dott. Carlo Maria Fiorentino ha invece preso in esame un altro punto relativamente alla nascita del pensiero nazionale italiano: dopo il 1848 la forma del pensiero cambia. “L’elemento accidentale che dal 1849 al 1861 percorre l’unità d’Italia è Cavour. Lo spazio dei ducati, dei granducati, del regno delle due Sicilie, è relativamente secondario, perché c’è una storia ipostatica. Il fermento scompare e i patrioti sono perseguitati, costretti ad emigrare, in Francia a Malta e nel Piemonte. Il Piemonte è già una piccola italia, perché pensava già di essere Italia. Il suo parlamento accoglie anche politici che arrivavano da altre regioni. Non è lo Stato unitario del 1861 ma è il punto di riferimento per l’unità nazionale, per lo sviluppo politico ed economico.” Il prof. Carlo Maria Fiorentino spiega come, in Italia, d’Azeglio, non fosse convinto di riuscire a portare avanti in breve il progetto di una nazione unica, dal Piemonte al sud.
“Cavour aveva una visione molto più ampia, nei suoi saggi mette in evidenza come le dogane, le ferrovie lente, la mancanza di collegamenti, sono un forte limite alla crescita e allo sviluppo di una sana mentalità commerciale in Italia. Per questo, rispetto al Piemonte, gli altri stati, chiusi e poco pratici nel commercio, nelle ferrovie, nel mercato, sono assolutamente un problema impedimento rispetto al libero sviluppo della nazione. Ci si trovava di fronte a una situazione ipostatica, dove solo il Piemonte era lungimirante e veloce nel ripensare le opere e le necessità economiche e commerciali.”