“Si può restare cristiani anche sotto elezioni” (La Stampa (.it))

di Giacomo Galeazzi, del 8 Luglio 2019

Salvatore Martinez

La vera rivoluzione è spirituale

La straordinaria attualità dell'umanesimo cristiano in don Luigi Sturzo

Roma  “E’ un’immensa fortuna essere fedele: alla ragione umana, alla fede soprannaturale, alla disciplina sociale basata sulla giustizia, ai precetti dell’etica cristiana”. E’ don Luigi Sturzo a definire questa scala di fedeltà che dalla natura si eleva al soprannaturale, dalla ragione alla fede, dall’autorità temporale all’autorità di Dio e Salvatore Martinez su queste basi costruisce il suo saggio “La vera rivoluzione è spirituale- La straordinaria attualità dell’umanesimo cristiano in don Luigi Sturzo” (Rubbettino). Martinez è presidente del Rinnovamento nello Spirito, della fondazione vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth” e della fondazione “Casa Museo Sturzo” di Caltagirone. Nella prefazione il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa riconosce nel fondatore del Partito Popolare “l’inconfondibile e rara statura dello statista”. E, osserva il porporato, “se l’Europa, e quindi anche l’Italia, ha una missione nel mondo, questa è segnata in modo indelebile dal timbro dell’uomo, anzi dell’umano, poiché è in questo continente che il volto dell’uomo e la sua intrinseca dignità hanno raggiunto il vertice più alto e completo, diventando il criterio di pensiero e di azione per la civiltà e la politica”. Quindi “una società, che voglia essere comunitaria, deve necessariamente misurarsi sull’uomo nel suo essere profondo e universale”. 

Don Sturzo, secondo Bagnasco, era “un tenace assertore della libertà, che però mai doveva degenerare nell’individualismo e nella concezione errata di un’economia senza etica”. E la Chiesa è da sempre “maestra in umanità” nella misura in cui guarda Gesù. Il sacerdote, convinto assertore della necessità di  coerenza per i credenti tra vita religiosa e impegno politico, riteneva che “anche nella passionalità della lotta elettorale è possibile restare fedele a Cristo nel periodo elettorale”. La questione è che l’elettore anche lui dovrebbe essere fedele ai suoi doveri nel fare la scelta, alla sua coscienza nel partecipare alla lotta, tenendo a freno gli istinti di sopraffazione e di denigrazione, nonché i calcoli interessati, “stando attento ai cattivi compagni e ai falsi amici, dando all’atto elettorale il significato e il valore di un impegno morale e politico nell’interesse della comunità nazionale e per il bene del paese”. E  se dopo tutto ciò, si cade nella infedeltà di mancare ai propri doveri e dare il passo ai nemici dell’Italia e della Chiesa, è “colpa di tutti, chi più e chi meno, per non avere educato il popolo agli ideali nobili e al senso del dovere”. Don Sturzo, racconta Martinez, era solito dire che “cristiano è il calore della moralità pubblica nella vita sociale e nella vita politica”. E questa moralità si esprime “attraverso la legge dell’amore”.

Quindi “l’amore come esigenza di giustizia e di fraternità umana e come presupposto e vincolo sociale di fraternità”. Nel pensiero di don Sturzo sono collegati “il concetto di sussidiarietà, la famiglia, il magistero spirituale della Chiesa, la dimensione internazionale, il lavoro, la scuola, la sanità”. In un momento in cui in Italia si discute animatamente del rischio di strumentalizzazione dei simboli religiosi nella vita politica,  Martinez ripropone alcune intense meditazioni di don Sturzo sul Padre Nostro. “Non è una formula magica né un rito esterno, è la sintesi della nostra vita di unione con Dio, la preghiera di ogni momento- rifletteva il sacerdote siciliano-. Invocando Dio come nostro padre ci uniamo a lui con l’affetto di figli. La realizzazione in noi del nome, regno e volontà di Dio, ci porta alle domande più vicine alla nostra vita personale e sociale: il pane quotidiano che ci sostenti, il perdono delle colpe (che noi estendiamo ai nostri fratelli), la prevenzione dalle tentazioni e la liberazione da ogni male”. Perciò “questa preghiera è vita, è realizzazione di vita, è intimità spirituale”. Ogni preghiera “o è vita o è vano suono di voce e vaneggiamento di pensieri”. La preghiera è “vita di unione attuale e attuosa con Dio, nella considerazione dei misteri divini, nell’adorazione, nel ringraziamento, nell’offerta, nella domanda”. Dunque “l’intimità con Dio che si va acquistando con la preghiera ci spinge a superare lo stadio della preghiera occasionale, sentimentale (fatta spesso sotto la pressione di avvenimenti dolorosi o di speranze terrene) per arrivare alla meditazione dei misteri della Redenzione, delle nostre miserie, del nostro destino finale, un approfondimento intellettivo che finalmente sboccia, come fiore di pietà, nella preghiera affettiva”.

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