Quella volta che Renato e Maria Elena sfiorarono la rissa (L'Unità)

di Natalia Lombardo, del 19 Gennaio 2016

Massimo Parisi

Il patto del Nazareno

18 gennaio 2014 - 31 gennaio 2015

Da L’Unità del 19 gennaio

Storie di illusioni e tradimenti, di seduzioni politiche e di guerre personali, rivelate da un deputato che ha vissuto sia nascita e morte del patto fra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, che lo strappo fra il leader di Forza Italià e Denis Verdini. Massimo Parisi, ora deputato Ala, nel libro Il patto del Nazareno. 18 gennaio 2014 – 31 gennaio 2015 (ed. Rubettino) presentato ieri al Tempio di Adriano, racconta le vicende politiche con il disincanto del giornalista. È la storia di quell’accordo sulle riforme che sembrava potesse andare in porto, e della rottura di reciproci tabù di partito, documentata dai report che Verdini, allora trait d’union con Renzi, mandava a Berlusconi. Ma nel volume si comprende anche come sia maturato il malumore nei confronti del capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, anche prima dell’addio dei verdiniani. In un capitolo si racconta la discussione sull’Italicum, emergono gli escamotage per far fuori le quote rosa senza sembrare responsabili, operazione per cui Brunetta vuole una «contropartita» dal Pd. Punta i piedi. Vuole incontrare Matteo Renzi, essere ricevuto a Palazzo Chigi. L’incontro non c’è. Brunetta è furioso e urla: «”Il patto è rotto. Il patto è rotto”. Ne nasce una furibonda rissa verbale fra Brunetta e la Boschi: non l’avevo mai vista incazzata, e la ministra dimostra di tener testa al suo antagonista. I due sono a un metro e mezzo di distanza l’uno dall’altra. La Boschi prende le difese di Renzi: “Quello è il presidente del Consiglio, non ti puoi permettere di dire queste cose”, e Brunetta di rimando: “E io sono il presidente del gruppo di Forza Italia, non può permettersi di offendermi”. Le urla vanno avanti per alcuni minuti…», gli altri azzurri cercano di convincerlo che la stessa «Maria Elena» può dire una buona parola a Renzi. Alla fine Brunetta si accontenta di un comunicato… E ancora: al momento del voltafaccia sulle riforme, una riunione carbonara nella cantina del ristorante “Il Girarrosto fiorentino” intervallata da chiamate «anonime»: Daniela Santanché mette in viva voce: «Questo è Berlusconi». Come in una seduta spiritica «vuole spiegare a ogni singolo deputato in odore di eresia le ragioni» per cui Fi dev’essere compatta sul voto, sul no alle riforme costituzionali». Tutti percepiscono la rabbia di Berlusconi che «ripercorre il tradimento di Renzi, il rischio della deriva autoritaria, il fatto che lui contava di ottenere un presidente “gradito” che potesse concedere la grazia a Marcello Dell’Utri…», scrive Parisi nel libro. Ma dal “capo” arriva anche un via libera alla defenestrazione di Brunetta: «Bastano una decina di firme» e si elegge il nuovo capogruppo, dice la voce di Arcore, «cosa ne penseresti di Elio Vito?», suggerisce Berlusconi. E pochi mesi dopo proprio Vito animò la fronda anti Brunetta. Che resiste.

di Natalia Lombardo

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