“L’ape furibonda” nel carcere Ugo Caridi di Catanzaro (Lametino.it)

del 27 Febbraio 2019

Claudio Cavaliere, Bruno Gemelli, Romano Pitaro

L’ape furibonda

Undici donne di carattere in Calabria

Catanzaro – È entrata nel carcere di Siano “L’ape furibonda”, il saggio pubblicato da Rubbettino che i giornalisti Claudio Cavaliere, Bruno Gemelli e Romano Pitaro hanno dedicato a undici donne dirompenti, che si sono distinte per audacia e caparbietà nella parte più complessa del Mezzogiorno italiano: la Calabria otto-novecentesca. Con i contributi della direttrice della casa circondariale Angela Paravati, che si è detta “elice di poter conoscere e far conoscere donne di grande forza, rabbia e cuore, narrate con una passione tale che sembra di averle qui con noi”, e del magistrato di sorveglianza Angela Cerra, secondo cui “queste iniziative sono l’esempio di come la rieducazione passi principalmente attraverso la riqualificazione culturale, il carcere è e deve essere luogo di cambiamento attraverso il lavoro, lo studio e l’istruzione”, i tre autori hanno discusso delle donne politicamente scorrettissime dell’Ape furibonda in un confronto aperto con i detenuti del corso di scrittura e lettura tenuto dal pedagogista Nicola Siciliani de Cumis. Un’ora e mezza di dialogo serrato con domande e interventi incalzanti che spaziano dall’irrisolta questione meridionale al ruolo del dissenso nella società contemporanea; dalla domanda se figure come Giuditta Levato siano replicabili nell’attualità al valore della vita in chi ha dovuto imbracciare le armi per recuperare la libertà.

“La letteratura annulla lo spazio e il tempo, due elementi fondamentali per chi vive la detenzione – hanno commentato Cavaliere, Gemelli e Pitaro – Si vive dietro le sbarre da decenni e per altri decenni ancora, rimuginando sul passato, sperando di ricomporre l’infranto e lavorando senza sosta su di sé, scavando nelle tenebre di vite ai margini che all’improvviso sono deflagrate. Il passato che li ha portati fino all’Ugo Caridi è il loro assillo. E quando si dà loro l’opportunità di contestualizzare le vicende individuali riflettendo su un libro aperto a ogni incursione com’è l’Ape furibonda, possenti nell’immobilità delle celle non molestate dall’ossessione dei telefonini, ecco che asceticamente i detenuti coinvolti nel laboratorio di lettura e scrittura sono pronti a dirti ogni dettaglio, emozione, respiro, palpito delle undici donne furibonde, lanciando connessioni con le più svariate tematiche socio-politiche». Infine, il professor Nicola Siciliani de Cumis ha sottolineato «il valore formativo del libro nel suo insieme e nelle sue scelte monografiche specifiche. Per più ragioni: per le dimensioni educative e autoeducative delle undici personalità femminili materia di narrazione, per i metodi di ricerca adottati nelle singole ricostruzioni storiche e per l’originalità delle fonti storiografiche adoperate”.

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