Elite in crisi (L'Ago e il Filo)

di Raimondo Fabbri, del 17 Febbraio 2014

da L’Ago e il Filo del 15 febbraio

La democrazia rappresentativa è la forma attraverso cui i governati delegano il potere ad un’élite scelta mediante diversi meccanismi elettorali. Perché il concetto stesso di democrazia presuppone che il potere sia esercitato dal popolo, è possibile che questi possa revocare i governanti che egli stesso ha scelto?
A questo interrogativo prova a dare risposta Davide Gianluca Bianche nel suo “Élite in crisi-la revoca degli eletti in democrazia” (Edizioni Rubbettino, 2012, p. 102) agile saggio in cui l’analisi si concentra sull’istituto del Recall, strumento che nel 2003 ha permesso il successo di Arnold Schwarzenegger alle elezioni come governatore della California, dopo che una petizione popolare aveva revocato il governatore in carica Gray Davis. Analizzando i concetti di rappresentanza e di mandato imperativo, Bianchi, mostra come laddove sia previsto l’istituto del Recall i governanti siano in qualche modo più aperti al confronto con i cittadini e a quel contatto diretto che, soprattutto nel nostro Paese, si è perso oltre che per l’assenza del vincolo di mandato sancito dall’articolo 67 della Costituzione, anche per un’insensata legge elettorale che ha completamente sganciato i parlamentari dal territorio e dal popolo, il soggetto principale delle democrazie moderne.
Col suo saggio Bianchi puntualizza importanti concetti, e si sofferma nell’ultimo capitolo, sulle tesi di Schumpeter e Kelsen circa il ruolo dei partiti nella democrazia rappresentativa. In particolare l’autore rilancia un tema quanto mai attuale rispetto alla definizione del soggetto partitico per il quale “si tratterebbe quindi di definire preventivamente la natura giuridica dei partiti, le loro regole di funzionamento interno, la possibilità che possano disporre di risorse pubbliche, i controlli a cui dovrebbero andare soggetti, ecc.” dato che, sempre citando Schumpeter, proprio ai partiti spetterebbe il compito di revocare e sostituire i parlamentari a seconda delle leggi da discutere, dei temi da trattare.
Gli spunti del saggio sono molto interessanti se rapportati alle vicende nostrane, in particolare, al dibattito imperante rispetto al sistema elettorale e alla proposta dell’insolita accoppiata Renzi-Berlusconi che ripropone con l’Italicum il sistema delle liste bloccate. Infatti se è vero che il citato art.67 della nostra Costituzione non prevede il vincolo di mandato per Deputati e Senatori, a garanzia della loro libertà, la proposta di riforma della legge elettorale attualmente in discussione alla camera dei Deputati non fa altro che acuire il malessere legato alla scarsa “rappresentatività” dei parlamentari.
Sarebbe interessante, parlando di riforma della Costituzione, per quanto attiene il bicameralismo perfetto provare ad immaginare degli strumenti che in qualche modo, sulla falsariga del Recall di stampo americano ed anglosassone, possano permettere ai cittadini di valutare costantemente l’attività del parlamentare, riportandolo ad un sano confronto con il corpo elettorale che l’ha delegato a rappresentarlo. Certo sarebbe bello, ma non sappiamo quanto realizzabile in un Parlamento composto da membri ormai adagiati nella comodo posizione di non dover essere più giudicati, politicamente naturalmente, da nessuno se non dal segretario di partito che lo inserisce in una lista bloccata.
Proprio alla luce di queste considerazioni e del momento delicatissimo che vivono i partiti politici e la democrazia rappresentativa in generale, sarebbe opportuno che i nostri parlamentari pensassero effettivamente a ristabilire un rapporto con il corpo elettorale. Gli italiani ringrazierebbero sentitamente per una tale considerazione.

di Raimondo Fabbri

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