“Un giorno di questi” (convenzionali.wordpress.com)

di Gabriele Ottaviani, del 8 Luglio 2018

Ognuno si costruisce la sua sorte, la mia è di sofferenza. Guardi, guardi le mie rughe sono tutte di tristezza.

Carosone, Marotta, Mezzogiorno, Rea, Russo, Spencer e Squitieri, napoletani dispari e non solo, Palmieri, Del Giudice, Siani, ucciso dalla criminalità organizzata ma nessuno ha mai voluto indagare per bene, e dire che c’erano tappeti di mozziconi di Merit lunghe imbevuti del Dna dei veri assassini, e c’è stato pure chi ha pubblicato libri pieni di rivelazioni aspettandosi che si riaprisse il caso e invece non è stato riaperto proprio niente, perché è vero che le sigarette accirono e le sigarette parlano se uno domanda, ma è anche vero che a Napoli si perdono un mucchio di cose: la verità e la memoria su tutte. E poi Pironti, il Giornale Grande e il Giornale Piccolo, i colleghi bravi e quelli meno, quelli addirittura santi, e non a caso infatti poi si scopre che sono nipoti di Padre Pio, Posillipo e Fuorigrotta, gli imbalsamatori e la tigre Alfonsina, il dormitorio pubblico di via de Blasiis e il soccorso a Califano (davvero viene da pensare che ci sia più Borges che Dio dietro alle vicende della vita dell’io narrante di questo libro) che si schianta con la Porsche impregnato di cocaina e la prima cosa di cui si preoccupa quando viene aiutato a riprendersi è che il suo salvatore – testuale – non sia frocio: tutto questo e molto altro è Un giorno di questi, Marco Ciriello, Rubbettino. Presentato allo Strega da Paolo Di Stefano con la seguente motivazione: «Napoli è molto più grande della mia immaginazione, fin da bambino sapevo che anche da vecchio non sarei mai arrivato a conoscerla tutta, con le sue persone sospese, voce ‘e notte». A parlare è un giornalista di cronaca nera che tra paura, malinconia e sfacciataggine ci accompagna nel turbinio degli anni Ottanta, quando la città è attraversata da tutto e dal suo contrario, è il bene e il male, l’inferno e il paradiso indivisibili, una Babilonia cupa e scintillante di visioni e di linguaggi, di morti e resurrezioni, di incontri troppo reali e di apparizioni mistiche: Cutolo e Andy Warhol, Pupetta Maresca e Troisi, Joe Marrazzo, Tortora, Califano, Maradona e il suo sosia. Con la Nuova Camorra e i misteri capovolti dell’omicidio di Giancarlo Siani. Come sempre il Meridione d’Italia raccontato da Marco Ciriello è un tragicomico patchwork di poesia, farsa e brutalità che acquista un sapore straniante di epica sudamericana.». Un viaggio per lo più nella Parthenope degli anni Ottanta, ma soprattutto nelle viscere di un paese che ha ancora molta strada da fare prima di potersi dire davvero civile. Scritto con una prosa sopraffina che conferisce alla cronaca una dignità letteraria degna del realismo magico più lirico è assolutamente da non perdere. Importante dal punto di vista etico, civile, sociale, morale, culturale, politico.

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