Quando l’entusiasmo per la vita va oltre la condizione di disabilità (Gazzetta del Sud)

di Giorgio Gatto Costantino, del 30 Ottobre 2012

Dalla Gazzetta del Sud –  30 ottobre 2012
Il già ministro Antonio Guidi ha presentato in una partecipata iniziativa il suo ultimo libro
. Tra il pubblico la campionessa paralimpica Roberta Cogliandro
Diciamo la verità. Il più delle volte la presentazione di un libro non è un evento particolarmente entusiasmante. Se poi si parla di disabilità, ci sono in agguato altri pericoli come il pietismo o la retorica. In una bella serata all’Excelsior il professore Antonio Guidi è riuscito ad evitare tutti questi scogli parlando “Con gli occhi di un burattino di legno“, come recita la sua ultima fatica letteraria presentata per l’occasione. Il rapido scambio di battute che ci ha concesso prima che iniziasse ufficialmente la serata ha confermato la fama di grande cordialità che lo aveva preceduto.
La storia personale dell’autore è quanto di più avventuroso si possa immaginare. E questo vale fin dalla nascita. Da quando cioè, dato per morto a causa del cordone ombelicale stretto intorno al collo, fu adagiato su un freddo ripiano di marmo. «Ma il mio cuore non si era fermato, flebilmente continuava a battere. Qualcuno se n’è accorto appena in tempo riattaccandomi immediatamente al seno di mia madre». Era il 13 giugno 1945. Da allora comincia una vita in salita segnata dall’handicap. Quel cordone attorcigliato gli aveva causato danni permanenti rendendolo spastico. A quel bambino appena nato fu così imposto di scegliere se lottare o arrendersi. La risposta l’abbiamo vista nitidamente dopo 67 anni.

Il professore Guidi ha avuto tre figli, due esperienze di Governo, prima come ministro per la Famiglia e poi come sottosegretario alla Salute, una laurea in medicina, una specializzazione in neurologia e un’altra in neuropsichiatria infantile.

Più un’altra infinità di impegni, risultati e anche sconfitte, nel sociale, nel sindacato e in politica. Il dubbio che rimane irrisolto è se tutto ciò sia avvenuto nonostante l’handicap o, paradossalmente, proprio grazie ad esso. Esperienze diverse e distanti raccordate dal filo dell’ironia che si è dipanata calda e rassicurante come il pullover rosa che indossava informalmente nella serata reggina. Guidi, a margine della presentazione (a cui sono intervenuti Pasquino Crupi e la curatrice Maria Giovanna Alati), notando la sala conferenze piena di gente, molte le persone in piedi, ci ha confidato, appunto con un sorriso, che Rubbettino lo aveva sconsigliato di partire dalla nostra città per il suo giro promozionale: «Rischi che non venga nessuno perché Reggio Calabria non ama la cultura». Questo il giudizio tranciante di un editore, che, lo ricordiamo, ha sede a Soveria Mannelli nel bel mezzo della Calabria. «A parte che Reggio la conosco abbastanza bene visto che ci sono venuto spesso, in vacanza, per lavoro o per impegni diversi nel sociale e so quanta cultura ha esportato in tutto il mondo, adesso mi toccherà mandare una foto all’editore per mostrargli quanta gente c’era».

Seduta in prima fila tra gli altri c’era una spettatrice speciale, la campionessa italiana di nuoto paralimpico Roberta Cogliandro. La ragazza è anche Vicepresidente dell’associazione di Lazzaro “Kleos” con la quale porta avanti una dura battaglia per l’abbattimento delle barriere architettoniche e, ancora peggiori, di quelle mentali nella nostra città. Due video hanno testimoniato il duplice impegno dell’associazione: il primo contro i gradini e i cretini che impediscono la libera circolazione delle persone costrette sulle sedie a rotelle e il secondo, veramente strepitoso, consistente in un tuffo spumeggiante e fantastico nella gioia di vivere che nessun handicap e nessun alibi può reprimere. Antonio e Roberta con le loro vite e le loro storie hanno scaldato una fredda serata d’inizio inverno dando una incoraggiante testimonianza di energia, ottimismo e vitalità.

Di Giorgio Gatto Costantino

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