Da il Quotidiano del Sud del 28 giugno
Racconta una pagina poco conosciuta della storia calabrese, un particolarissimo tipo di emigrazione al femminile, “Ti ho vista che ridevi”, il volume presentato presso la libreria Cerrelli. A scriverlo, per Rubbettino, non un solo autore, ma un collettivo di cinque scrittori, il “Lou Palanca”. Uno dei volti che si celano dietro lo pseudonimo collettivo è Nicola Fiorita, docente di diritto ecclesiastico a Firenze, che ha parlato del romanzo per la rassegna “Musica e cultura in libreria”. Negli anni ’60 una emigrazione tutta femminile raggiunse dalla Calabria il territorio delle Langhe, in Piemonte, una terra ricca e fertile che si trovava sprovvista di manodopera femminile, che preferiva il lavoro nelle fabbriche. Una emigrazione solitaria e “matrimoniale”. Le donne, infatti, venivano fatte sposare agli agricoltori e alle persone del luogo. Organizzava il tutto la figura nota come “ruffiano”, che prendeva accordi con le famiglie d’origine. Le “calabrotte”, erano chiamate. Dora è una di queste. Rimasta incinta a 17 anni, il figlio le viene sottratto, per evitare lo scandalo. Sarà cresciuto da una zia, e lei sarà destinata a un matrimonio nelle Langhe. La storia di madre e figlio, che finalmente, adulto, apprese la verità, è il contrappunto alla storia delle “calabrotte”, dell’impatto con relazioni sociali differenti. Il libro ha prefazione di Carlo Petrini, presidente nazionale di Slow Food, di cui Fiorita è presidente regionale. Petrini ha notato come siano sempre “gli altri” a salvare la terra, come avvenne nelle Langhe grazie alle calabrotte: nel libro, Dora giunge da Riace. La scelta non è casuale, essendo il centro della Locride modello di integrazione per i rifugiati. Il percorso musicale scelto per l’occasione prevedeva brani attinenti all’emigrazione. Voce, Chiara Ranieri, voce e chitarra, Michele Scerra, e Andrea Giuda, voce recitante. La scrittura collettiva è una nuova forma letteraria, che si è affermata sulla scorta del “Luther Blisset”, pseudonimo collettivo attivo negli anni ’90. Il Lou Palanca è al secondo romanzo, dopo “Blocco 52”.
Di Antonio Oliverio
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