Fra letteratura e lavoro si scopre il cambiamento di un modello sociale

di Elisabetta Mercuri, del 2 Dicembre 2013

da Il Quotidiano della Calabria – Ed. Catanzaro, Lamezia e Crotone del 1 Dicembre

Il lavoro come tema della letteratura. Negli ultimi vent’anni, le opere che si sono occupate dei grandi mutamenti verificatisi nel mondo del lavoro si sono moltiplicate in modo considerevole. Paolo Chirumbolo, studioso calabrese che vive a Toronto, nel suo libro “Letteratura e lavoro. Conversazioni critiche” pubblicato da Rubbettino, approfondisce il contenuto di queste opere che non sono circoscritte a testi letterari, comprendendo romanzi, memoriali, diari, ma spaziano negli ambiti del cinema, del teatro, della sociologia, della psicologia. Quello che si coglie, nel saggio di Chirumbolo, è la sensazione di stare assistendo, riguardo alla civiltà occidentale, ad un cambiamento di modello della società.
Nel libro, oltre a considerazioni e riflessioni critiche anche le interviste agli autori di testi che hanno affrontato questo tema sociale sul quale Chirumbolo si è confrontato, nel corso della presentazione del suo libro presso la Libreria Tavella, con lo storico Antonio Bagnato e il sociologo Claudio Cavaliere.
Secondo Bagnato: «La letteratura racconta la realtà e come tale racconta il mondo. E lo racconta con modalità e contenuti differenti sui periodi storici. Chirumbolo sostiene che ci troviamo di fronte ad una svolta radicale perchè nella nostra società sono venuti meno quei principi, quei concetti che devono necessariamente appartenere al mondo del lavoro. Non esiste più, ad esempio, il concetto di solidarietà, l’individuo non riesce a relazionarsi con gli altri. I diritti politici e sindacali sono stati cancellati. Il lavoro flessibile, l’esaltazione del mercato, del neoliberismo, hanno creato delle masse enormi, per lo più di giovani, che non avendo lavoro, vivono una condizione di precarietà che si riflette nella vita intera». Per Cavaliere, questo saggio è inquietante, sembra non aprire alla speranza: «Oggi il lavoro non corrisponde più alla narrativa della propria vita. Non si tratta più di un percorso netto, ma di un insieme di pezzi. Ma la ribellione a questo stato di cose non esiste perchè il problema è demografico. Non esistono più i giovani ed i pochi che ci sono preferiscono emigrare». Cavaliere invita alla lettura del libro soprattutto chi sta cercando una soluzione a questa grave problematica.

di Elisabetta Mercuri

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