Letture/ Reinhold Niebuhr, un maestro di realismo “allievo” di Flannery O’Connor (Il Sussidiario)

di Giovanni Dess, del 17 Febbraio 2014

da Il Sussidiario del 15 febbraio

Reinhod Niebuhr è stato un pensatore cristiano che ha profondamente segnato parte la cultura americana del Novecento. Lo storico Arthur Maier Schlesinger Jr. ha scritto che nessun altra figura ha avuto la stessa influenza sulla generazione che si era formata negli anni Trenta; George Kennan, il diplomatico che elaborò tra la fine della guerra e il 1947 la politica del contenimento nei confronti della Russia sovietica, disse di Niebuhr che egli era il padre di coloro che si riconoscevano nel realismo politico. Niebuhr non è nella cultura italiana molto noto: il recente libro di Luca Castellin (II realista delle distanze. Reinhold Niebuhr e la politica internazionale, Rubbettino, 2014) ha il merito di richiamare l’attenzione sulla sua figura e sull’attualità di alcune delle sue posizioni. Uno dei temi centrali di Niebuhr è stato quello del realismo: Castellin si confronta con tale questione, complessa e difficilmente schematizzabile, tentando di offrirne una caratterizzazione e di evidenziarne le prospettive nell’ambito della politica internazionale. Il realismo di Niebuhr viene descritto, riprendendo un’espressione di Flannery O’Connor, come un “realismo delle distanze”. Per la scrittrice americana la realtà è l’ineliminabile riferimento di ogni romanzo: essa può però essere intesa come regno della necessità, chiusura delle possibilità, della libertà, o come, al contrario, apertura misteriosa, mai interamente esaurita di nuove possibilità.
L’affermazione del mistero, dell’insondabile ricchezza della realtà, permette di scorgere anche negli aspetti più duri e a volte dolorosi del reale la possibilità; consente di vedere le cose come da una distanza che è condizione per meglio comprenderle nella loro interezza e nelle loro possibilità. Niebuhr, che è stato considerato da molti un pensatore profetico, ha continuamente messo in campo questo realismo della distanza, superando le facili e convenzionali apparenze e rimandando ad una comprensione più ricca del reale.
Egli, nei primi anni Trenta, quando il mito del progresso indefinito e della perfettibilità umana dominava ancora la cultura liberai americana, ha espresso una forte critica a queste concezioni, che riteneva sentimentali, ottimistiche e incapaci di rendere ragione
della drammaticità dell’esistenza umana e della presenza del male nella storia. D’altra parte questa sua denuncia non lo ha mai condotto all’approvazione incondizionata e cinica dello status quo: proprio in nome della riaffermazione delle infinite possibilità di
compimento della libertà umana egli si è impegnato intellettualmente e partecipando a diverse associazioni nel tentativo di contribuire ad una maggiore realizzazione della libertà umana nella società americana. Il libro offre una ricostruzione dello svolgimento di
tale posizione, dalle prime opere sino agli scritti di politica internazionale: la parte della produzione di Niebuhr alla quale viene dedicata più attenzione è quella tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni della prima guerra fredda.
Clicca qui per leggere la versione integrale dell’articolo

di Giovanni Dessì

Clicca qui per acquistare il volume al 15% di sconto

Altre Rassegne