“Avere o non avere”, il reportage socio-economico di Claudio Brachino sulla grande sfida politica del 2021 (tgcom24.mediaset.it)

del 23 Dicembre 2020

Claudio Brachino

Avere o non avere

Il miraggio dell'uguaglianza nella nostra democrazia

Un libro pensato prima del Covid, scritto durante il Covid e che vede rafforzate le sue tesi dalle conseguenze del Covid. Non un’analisi socio-economica, ma un reportage. “Non sono un giornalista economico, però sono un giornalista”. L’inizio di Avere o Non Avere (Rubbettino Editore) è una dichiarazione d’intenti. Lapalissiana, come esplicita l’autore e giornalista Claudio Brachino, ma onesta. Poi, certo, il tema è quello: la disuguaglianza tra classi sociali e tra individui nel ventunesimo secolo, e quindi gli strumenti non possono che includere dati, classifiche e definizioni tradizionali. Ma lo sguardo è diverso, la confezione anche: è un diario di ciò che accade, scritto con un linguaggio chiaro e che va dritto al punto. Un saggio agile che dipinge “il miraggio dell’uguaglianza nella nostra democrazia” del sottotitolo, costruendo le argomentazioni non tanto su libri di macro-economia quanto su esperienze personali e frammenti autobiografici.

La tesi centrale è che le carte costituzionali garantiscono l’accesso egualitario ai diritti fondamentali, ma mettendo a fuoco la vita quotidiana si scopre che la forbice tra chi può e chi non può si allarga sempre di più. La società è formata da molte categorie di donne e di uomini (a cominciare dalle stesse categorie di genere), ognuna delle quali ha dei sottoinsiemi da cui emergono disuguaglianze più o meno nette, più o meno superabili. Il giornalista le individua, le indaga e poi le descrive lasciando da parte pregiudizi e assiomi preconfezionati. Così, scorre rapida davanti ai nostri occhi di lettori una sfilata di contrapposizioni della contemporaneità: da precari-pensionati a omofobia-omocrazia, da uomini-donne a uomini-uomini e donne-donne, dalla fragilità dei bambini ai rischi democratici dei social. Fino alla sintesi estrema: da una parte del ring chi ha, dall’altra chi non ha.

Infine – ma in realtà parte tutto da loro – i numeri, i dati e gli studi su cui l’autore costruisce le fondamenta delle sue argomentazioni. Uno per tutti: 24,1%. È la percentuale dei Neet (chi non studia né lavora) in Italia fra i giovani tra i 15 e 29 anni. Quasi uno su quattro. Contro il 13,4% della media europea. Spesso la causa non è la poca voglia di fare, ma la mancanza di opportunità. “La nostra è una democrazia che tratta male le sue estermità cronologiche più fragili, i vecchi e i giovani”, dice l’autore a Tgcom24, “i primi vivono di più ma hanno un scarsa assistenza globale, i secondi passano troppi anni da precari per poter incidere sul loro futuro”.

Poi, come una scintilla che fa esplodere tutto, è arrivato il passaggio dall’Homo Deus, descritto con lo storico Harari come l’Uomo che dopo secoli di progresso si accinge a debellare le guerre e le malattie, all’Homo Viralis, la cui ambizione di grandezza è stata ridimensionata da un piccolo essere chiamato coronavirus: “Chi era già diseguale lo è diventato ancora di più”. La parola disuguaglianza è diventata la grande sfida politica del 2021. Restituire a chi ha dovuto fermarsi, aiutare chi vede spegnersi le opportunità ancora prima di partire. “Se non spenderemo bene i soldi del Next Generation Eu”, conclude Brachino, “addio nuove generazioni”.

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