E Criaco spinge la Calabria fino al festival di Venezia (ZoomSud.it)

di Maria Teresa D'Agostino, del 28 Luglio 2014

Da ZoomSud.it

«È un film che può essere fatto solo insieme ai calabresi», queste sono le parole di Francesco Munzi al momento di imbarcarsi nel progetto del film “Anime Nere”, ispirato all’omonimo libro di Gioacchino Criaco, edito da Rubbettino. Allo scrittore calabrese, che ha collaborato con il regista per il soggetto e la sceneggiatura, chiediamo:

È stato così?
«Quando Munzi è arrivato in Calabria per la prima volta, nel 2010, non conosceva quasi nulla della nostra terra se non per i resoconti giornalistici che la riguardavano. Dopo una iniziale, e comprensibile, diffidenza, i calabresi hanno aperto le porte a Francesco e al suo progetto. Hanno partecipato in massa ai casting per la selezione di attori e figuranti. Hanno aperto le loro case per trovare le location giuste. E si sono adattati a svolgere i diversi ruoli che la produzione di un film richiede, e quindi non solo a fare gli attori ma a lavorare materialmente. Autisti, elettricisti, cuochi, muratori».

È stato difficile trovare le professionalità giuste?
«Assolutamente no, c’è stata una capacità enorme di adattarsi al ruolo richiesto. C’è stato un aiuto totale dalle istituzioni locali. Parlo dei piccoli comuni della Locride che hanno sveltito con efficienza le necessità burocratiche. Dei comandi di stazione dell’Arma, sempre presenti e disponibili. Dell’informazione calabrese che nella sua totalità ha sempre dato spazio al progetto».

Tutto facile, tutti bravi, allora?
«La soddisfazione per l’ammissione al concorso di Venezia non mi può trasformare in un ipocrita. Il progetto è spesso andato a rilento perché c’erano difficoltà obiettive, vista la sua complessità e l’esigenza di risorse ingenti. Cosa che ci ha costretto a chiedere aiuto. Le piccole istituzioni locali potevano sostenerci solo moralmente e con minuscoli aiuti di tipo logistico. Se si conta che ogni giorno costava decine di migliaia di euro e che in Calabria si è girato per diversi mesi, da ottobre 2013 a febbraio 2014, si capisce quanto la produzione abbia investito nel nostro territorio in termini economici. Così, mio malgrado, ho fatto da tramite per reperire fondi in loco, andando a spiegare agli organi competenti la qualità del progetto e anche la sua benefica ricaduta sul territorio».

Non le hanno dato ascolto?
«Spesso non ci hanno nemmeno dato udienza, e quando l’hanno fatto il tutto si è risolto con qualche promessa presto dimenticata. Forse non c’era l’intenzione, ma mi sono sentito umiliato».

Nessuno, proprio nessuno vi ha dato una mano?
«Per fortuna abbiamo incontrato i rappresentanti del Parco d’Aspromonte. Il presidente Bombino e la dirigenza del Parco. A loro abbiamo potuto spiegare tutto e da parte loro c’è stato un pieno sostegno, con un apporto anche economico che arriverà nella fase di promozione del film. Comunque è acqua passata».

Che tipo di Calabria porterà a Venezia Munzi?
«Dal punto di vista materiale arriverà in laguna il messaggio positivo di una Calabria che sa collaborare a prodotti di qualità. Ospitalità, location uniche e attori bravissimi con l’esordio di ragazzi calabresi che avranno opportunità di lavoro. Per quanto riguarda il lato artistico si vedrà il dramma che una scelta criminale comporta. Invece dell’esaltazione del potere e dei soldi ci sarà il dolore, la tragedia, il rimpianto dell’avere sprecato tutto per qualcosa di effimero e moralmente sbagliato».

Vedremo una Calabria criminale?
«No. Vedremo la vita criminale di alcune persone; criminali in quanto tali e non perché calabresi».

Secondo lei la Calabria può uscire dalle logiche criminali?
«Secondo me la Calabria può fare molto per aiutare a rendere reversibili certe scelte che sono individuali e non generali. E lo può fare comprendendo che la lotta non è quella del bene contro il male, ma un affrancamento del male da se stesso. Come dice qualcuno, “una lotta dei figli contro i padri”».

Cosa vi aspettate da Venezia?
«Sa, già esserci significa aver fatto qualcosa d’importante. Nel cinema c’è molta scaramanzia, quindi non dico nulla. Ma c’è, in tutti quelli che hanno partecipato al film, la sensazione di aver fatto bene e questo regalerà a Munzi, che ovviamente ha la maggior parte del merito, molte soddisfazioni. A Venezia e oltre».

Di Maria Teresa D’Agostino

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