A Mantova conferenza di Rocco Turi sul Caso Moro e i granitici segreti del PCI

del 3 Luglio 2014

Rocco Turi

Storia segreta del Pci

Dai partigiani al caso Moro

“I partigiani della Volante Rossa che nel dopoguerra avevano commesso reati in Italia furono aiutati del Pci a fuggire in Cecoslovacchia; per rendere l’ospitalità ricevuta, anche con l’attribuzione di un nome clandestino, una casa e un lavoro, essi si misero al servizio del Paese che li ospitò e fondarono la Gladio Rossa, organizzazione che partecipò alle iniziative politiche per contrastare in Italia il nascente compromesso storico”. E’ quanto Rocco Turi ha dichiarato a Mantova, nel corso di una conferenza-dibattito sul suo libro “Storia segreta del Pci: dai partigiani al caso Moro”, edito da Rubbettino. Recandosi nella “tana del lupo” mantovana, terra legata fortemente alla tradizione del partigianato più dogmatico, il sociologo Rocco Turi ha potuto spiegare che “Gladio Rossa” rappresenta una derivazione giornalistica a posteriori: “in realtà, l’organizzazione nacque dopo che dal Partito comunista italiano giunse in Cecoslovacchia l’ordine di far nascere le Milizie e restò priva di una denominazione precisa”. “Intorno all’organizzazione – ha continuato lo studioso – fu fondata a Praga una radio clandestina (la cui attività veniva segnalata a Berlino allo scopo di elevare il codice di segretezza) e le notizie politiche, preparate a Botteghe oscure, alle cinque del pomeriggio giungevano puntualmente in redazione attraverso l’agenzia di Stato ungherese MTI”. Inoltre, “negli anni successivi, il gruppo dei partigiani che operavano nella radio clandestina ricevettero le frequenti visite di terroristi italiani degli anni sessanta e settanta, i quali si recavano in Cecoslovacchia per rendere omaggio ai loro miti e insieme programmare azioni di quinta colonna in Italia frequentando scuole clandestine per sabotatori, uso delle armi ed esplosivi, attivazione politica e pilotaggio”.

Proseguendo l’incontro-dibattito “Il caso Moro e i segreti del Pci”, organizzato dall’Associazione culturale Merse Menti, presieduta da Marco Cavarocchi, nella Sala Conferenze di Banca Popolare di Mantova, Rocco Turi ha spiegato che la genesi cecoslovacca che condusse al rapimento di Aldo Moro era chiarissima allo Stato italiano. Oltre ai rapporti dei nostri servizi segreti e alle corrispondenze giornalistiche, ne parlò ufficialmente Giulio Andreotti in una seduta parlamentare a cui partecipò anche il senatore comunista Paolo Bufalini, fra i massimi dirigenti del Pci, nonché partigiano, con importanti responsabilità nei rapporti con l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Sollecitato da Marco Cavarocchi con adeguati input storici, Rocco Turi ha lucidamente chiarito che la Commissione d’Indagine sul caso Moro non portò ad alcun risultato perché il Pci aveva il compito di arginare, canalizzare, prendere ogni iniziativa finalizzata ad escludere qualsiasi responsabilità proveniente da oltre cortina; tutto fu realizzato attraverso “un inciucio colossale con la Democrazia cristiana”. Lo studioso ha concluso sostenendo che la terza Commissione sul caso Moro, appena votata dal Governo Renzi, si prefigura del tutto inutile perché l’intera ricostruzione politica del rapimento dello statista democristiano è stata minuziosamente già descritta nel libro “Storia segreta del Pci”, pubblicato dalla casa editrice Rubbettino, la cui ricerca sul campo fu voluta e promossa proprio dal Governo italiano a seguito del fallimento della prima Commissione d’Indagine su via Fani. Hanno partecipato al dibattito esponenti della cultura mantovana che si ispirano all’aforisma di Sir Winston Chuchill: “E’ fanatico colui che non può cambiare idea e non intende cambiare argomento”, diventato motto dell’Associazione culturale Merse Menti. Fra i presenti, amministratori ed ex amministratori del Pd mantovano, fra i quali Fiorenza Brioni, ex sindaca, con radici nella cultura comunista.

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