Il viaggio a passo d’uomo (Il Quotidiano della Calabria)

di Tiziana Aceto, del 12 Giugno 2012

Da Il Quotidiano della Calabria – 10 giugno 2012
Il cammino alla scoperta della Calabria di Giuliano Santoro diventa un libro

Un viaggio a piedi per cogliere tutti i particolari dei posti che si percorrono. Un viaggio a piedi per scoprire attraverso tutti i sensi i territori che si attraversano. Sapori, colori, odori impossibili da afferrare quando si usano mezzi di locomozione. Un viaggio a piedi ti fa sentire direttamente in contatto con il territorio, con la madre terra che rigenera lo spirito. Giuliano Santoro, giornalista cosentino trapiantato a Roma, questo viaggio “su due piedi” lo ha vissuto la scorsa estate. Per tutto il mese di luglio zaino in spalla ha percorso la Calabria. Il diario giornaliero della descrizione dei luoghi e degli incontri è stato pubblicato sul nostro giornale e seguito anche dal sito www.suduepiedi.net.
Ora quei racconti e quelle visioni del pellegrino “senza dio” sono diventati un libro in cui l’autore ricerca nuove parole e nuovi modi per descrivere i luoghi ma soprattutto una società ancorata alle tradizioni ma che tende alla modernità. In “Su due piedi – Camminando per un mese attraverso la Calabria” edito da Rubbettino si parte da Cavallerizzo per arrivare a Montalto D’Aspromonte. Si racconta la Calabria negativa quella legata all’etichetta di terra di ‘ndrangheta, dove nel mare sono sepolte le navi dei veleni. Ma pure la Calabria dell’accoglienza, del bicchiere di vino e una chiacchierata tra amici anche se ci siamo appena incontrati, dove non si nega a nessuno un posto riposarsi e rifocillarsi dopo aver percorso vari chilometri. E ancora la Calabria pia che parla attraverso i sentieri dei pellegrini che arrivano a Paola o nel silenzio della Certosa di Serra San Bruno immersa tra gli alberi secolari. E poi la cucina dai variegati sapori, il gusto del pesce stocco anche in montagna e i fusilli che “più a sud” si chiamano raschiatelli, e i panini mangiati lungo il tragitto con il formaggio e il salame piccante.

Una Calabria da scoprire anche attraverso vari compagni di viaggio, i loro racconti di storie e leggende arricchiscono il percorso, lo pennellano con immagini che arrivano dal passato lontano dove la terra del Sud era occupata dai greci e dai romani fino ai tempi più recenti fatti di storie di immigrati che ritornano in cerca di riscatto.

Il sociologo, gli escursionisti del Pollino, i compagni del liceo, il giornalista, l’attore, l’antropologo: tutti pronti ad accompagnare Santoro in piccole parti del viaggio, attraverso quella terra di mezzo dove è possibile riflettere e soffermarsi sul confronto di vite e di vissuti. E il viaggio così si intreccia con i ricordi del passato, della giovinezza, degli anni spensierati quando ci si credeva invincibili. E il viaggio diviene catarsi e rinascita.

«Alcuni di quelli che hanno letto il libro – dice l’autore Giuliano Santoro – hanno detto due cose che mi hanno fatto piacere. La prima è che questo libro costruisce “comunità”, nel senso che racconta storie che mettono insieme persone diverse. Era esattamente quello che volevo ottenere. Non esistono storie individuali, esistono solo storie collettive, cui contribuiscono in diverse forme tantissime persone, di diverse generazioni e svariate estrazioni sociali e culturali. Non mi interessa stare sul piedistallo dell’osservatore, del testimone, dello scrittore. Ho cercato al contrano di

intrecciare narrazioni e sguardi diversi, di confondere il mio punto di vista con quello degli altri, cercando uno stile il più collettivo possibile. Abbiamo bisogno di racconti che ci facciano stare insieme, magari che ci facciano anche discutere e che mettano a confronto le differenze, non di favolette raccontate dall’ennesimo imbonitore che restituiscano una realtà artificiosamente armonica e pacificata. Un racconto deve anche farti stare scomodo sulla sedia, non deve necessariamente tranquillizzare chi lo legge. La seconda osservazione che è stata fatta sul libro e che mi ha reso felice riguarda i destinatari del volume: mi hanno detto che questo libro è utile sia ai calabresi che vogliono capire dove vivono che ai non calabresi per comprendere cos’è questa regione. In fase di scrittura ero spaesato. Perché una cosa è raccontare la Calabria pensando di rivolgersi ai calabresi, altro è farlo per i non calabresi. A seconda delle persone cui pensi di parlare occorrono registri diversi, bersagli polemici differenti.

Alla fine ho cercato di mantenere uno sguardo sghembo, obliquo, che mi permettesse di parlare sia ai calabresi che ai non calabresi» . «Ovviamente, – dice ancora – ciò non impedisce che “Su due piedi” sia un racconto parziale, nel duplice significato della parola: è dichiaratamente fazioso, “di parte” e al tempo stesso è incompleto, racconta solo “una parte” di quello che c’era da raccontare perché non poteva essere altrimenti. È chiaro che mancano dei luoghi fondamentali, e che si raccontano delle storie che potevano essere più complete. Ma lo sguardo in movimento dell’essere in cammino impone di fare delle scelte e di prendersi la responsabilità di decidere quando e dove fermarsi per ascoltare e scrivere». E dopo il libro arriverà il video che racconta il viaggio e forse anche un progetto teatrale. E a chi legge le pagine di Santoro viene da dire: che bella la mia terra, peccato che sia così maltrattata.

Di Tiziana Aceto

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