«Se continuiamo così, la Sicilia fallisce». La lezione eretica di Mimì La Cavera (Il Sole 24 Ore)

del 25 Luglio 2012

Da Il Sole 24 Ore – 24 luglio 2012
«L’elefantiasi della regione porterà la Sicilia al fallimento. Quello che serve sono le industrie: quelle e solo quelle possono salvare l’isola». Sono parole di Mimì La Cavera, primo presidente di Confindustria Sicilia, che a quel tempo (l’immediato dopoguerra) si chiamava Sicindustria, protagonista indiscusso della storia politica ed economica dell’Isola che fino a qualche mese prima di morire (si è spento l’anno scorso, a febbraio) ha continuato a insistere sulla sua ricetta di sviluppo: fare in modo che arrivassero nuove imprese in Sicilia, che ne nascessero di nuove, che si consolidasse l’alleanza tra impresa e ricerca scientifica, che vi fosse meno burocrazia e meno sperpero di denaro pubblico.Continuava a ripeterlo ai ragazzi di Confindustria Sicilia (Antonello Montante e Ivan Lo Bello). Una grande lezione per gli imprenditori, proveniente da chi negli anni le aveva provate tutte pur di far partire un sano sviluppo economico. Prima con la Sofis (la Società finanziaria siciliana) che lui aveva progettato in un modo e poi nelle mani di certa classe politica era diventata strumento di intervento pubblico nell’economia: da lì era arrivata la regione imprenditrice e protagonista di tante nefaste vicende economiche negli ultimi anni. Ma, al contrario di quanto hanno voluto far credere, quell’invadenza della regione nell’economia non era figlia delle idee di La Cavera mentre era figlia delle idee di Mimì la costruzione della Fiat a Termini Imerese o la costruzione di una fabbrica di bottiglie nella zona in cui si produce una grande quantità di vino, nel trapanese.

Mimì artefice e sostenitore del governo guidato da Silvio Milazzo che mandò la Dc all’opposizione, era il difensore dell’autonomia nel senso più nobile della parola ed era acerrimo nemico di quelle forze del Nord che volevano la Sicilia supina: furono i grandi gruppi settentrionali a volere la sua espulsione da quella Confindustria che aveva contribuito a far crescere. A La Cavera è dedicato il libro, scritto dal giornalista Nino Amadore che si intitola «L’Eretico. Mimì La Cavera un liberale contro la razza padrona» che è edito da Rubbettino (115 pagine, 12 euro).

E la storia dell’imprenditore diventa l’occasione per raccontare quello che la Sicilia poteva essere e non è stata per colpa di scellerate scelte politiche, fatte anche alla Costituente. Basti citare la risposta che diede a Mimì l’allora presidente della regione siciliana Franco Restivo (che poi divenne ministro in diversi governi): «Ma sei pazzo, – disse a La Cavera – se crei industrie crei anche operai e se crei operai crei comunisti». Ecco qual era l’atteggiamento che ha portato all’elefantiasi della regione. E a una spesa pubblica gigantesca che ha portato l’isola sull’orlo del crack.

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