Miti, dribbling e metafore (L'indice dei libri del mese)

di Darwin Pastorin, del 17 Luglio 2014

Da L’indice dei libri del mese del 14 luglio

Il mondiale di calcio è anche un esercizio di scrittura. In campo ci sono i dribbling funambolici, i tunnel irresistibili e le parate istintive su calcio di rigore, le punizioni superbe e gli assist impeccabili. Fuori dal campo, le tastiere vibrano tra memorie, corsi e ricorsi storici, aggettivi e superlativi, metafore e sillogismi, ricerca del passato e narrazione del presente. Il pallone, soprattutto prima, dopo e durante la coppa del mondo, figuriamoci poi se disputata in Brasile, diventa palestra per romanzi, saggi e rime sparse. L’editoria esplode in quei giorni furibondi di attese e speranze, di gioie e malinconie, di gol e autogol, di trionfi e cadute: le vetrine delle librerie divampano di sfere di cuoio, di calciatori famosi o perduti, dei colori della nazionale ospitante. L’occasione è troppo propizia: per ritrovarla bisogna attendere altri quattro anni. Con nuovi ricordi e nuovi miti.
Tra le tante proposte, ecco i volumi sulle storie dei mondiali. Storie rivisitate da vari punti di vista: la forma personale, la precisione scientifica, le proprie vicende giornalistiche. Stefano Marelli in Pezzi da 90. Storie mondiali, (pp. 176, € 12, Rubbettino, Soveria Mannelli 2014) ci dà, dopo il giustamente elogiato Altre stelle uruguayane, un nuovo saggio del suo stile. Le vicende delle varie coppe vengono rilette attraverso testimoni autentici, surreali, probabili, certi, assurdi. Ecco Luisito Monti e Diego Armando Maradona (il mio personalissimo Borges del football), ma anche il soldato di Chiasso Alessandro Frigerio che distribuisce caffè nella tribuna stampa del mondiale del 1954 in Svizzera o chi giura di aver giocato in Messico con Ernesto Guevara. Marelli si impossessa dei mondiali, li fa suoi, li arricchisce di umanità, di luce, di passione, riempie i campi di voci, di vicende particolari, il tutto con una penna personalissima, un modo di raccontare che procede con un ritmo incalzante, coinvolgente, avvolgente. Ecco: il pallone, in questo caso, diventa letteratura alta. La lezione di Osvaldo Soriano è servita, eccome. Il grande argentino, un arpiniano bracconiere di tipi e personaggi, trasformò il football in epica, in saga, in una strepitosa finzione letteraria come nel racconto Il figlio di Butch Cassidy, dove viene addirittura messo in scena un mondiale in Patagonia nel 1942, ovviamente mai disputato. Storia diventata anche un ottimo film: Il Mundial dimenticato (2011), per la regia di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, con la partecipazione, tra gli altri, di Roberto Baggio, Gary Lineker e Jorge Valdano. (…)

Di Darwin Pastorin

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