“La sfida per un nuovo ordine mondiale passa per il primato tecnologico”. Intervista a Paolo Savona (Civiltadellemacchine.it)

di Francesco Subiaco, del 4 Maggio 2023

Paolo Savona, Fabio Vanorio

Geopolitica dell’Infosfera

L'eterna disputa tra Stato e mercato/individuo nel Nuovo Ordine Mondiale Digitale

“Adattamento e razionalità”. Sono questi secondo Paolo Savona, presidente CONSOB, economista, gli strumenti necessari per comprendere e orientare sia le sfide della “geoinformatizzazione”, (dai cambiamenti dirompenti delle catene del valore alla nascita di un “Nuovo Stato Digitale”) sia le nuove trasformazioni istituzionali, economiche e politiche prodotte dalla Quarta Rivoluzione industriale e che se seguiti adeguatamente permetteranno all’uomo di governare e non subire i cambiamenti dell’infosfera. Cambiamenti che, come ha spiegato nel suo ultimo testo, “Geopolitica dell’Infosfera. L’eterna disputa tra Stato e mercato/individuo nel Nuovo Ordine Mondiale Digitale” (Rubbettino, 2023) scritto con Fabio Vanorio, se affrontati al meglio definiranno non solo un nuovo ordine internazionale, ma soprattutto la nascita di un nuovo “illuminismo digitale” capace di accompagnare l’evoluzione tecnologica con quella “del pensiero”.

Presidente Savona, come l’affermazione dell’infosfera sta plasmando e ridefinendo l’ordine geopolitico dalla struttura delle supply chain al ruolo degli Stati?
“La tesi del libro curato con Fabio Vanorio (Geopolitica dell’Infosfera. L’eterna disputa tra Stato e mercato/individuo nel Nuovo Ordine Mondiale Digitale, Rubbettino 2023) è che gli Stati sono entrati in una competizione geopolitica per affermare la supremazia tecnologica, convinti che questa consentirà di raggiungere una loro leadership mondiale, come accaduto per gli Stati Uniti nel dopoguerra. Gli Stati sono capaci di produrre innovazioni, ma sanno che i privati sono più dinamici, perciò si alleano con essi per affermare la supremazia cercata, emarginando il peso degli individui nelle scelte interne e geopolitiche. La tendenza è oggi verso più Stato e meno mercato, più autocrazia e meno democrazia.”

Nel suo testo afferma: “i big data sono la chiave per un secondo illuminismo capace di liberare la conoscenza umana da l’arbitrarietà soggettiva”.
“Mi spiego con un esempio. Se le scelte di investimento finanziario avvengono su basi personali, sia pure guardando i dati statistici, esse hanno una forte componente soggettiva (si usa il termine fiuto o intuito). Se si vuole ridurre il peso di questo fattore, si deve ricorrere a tecniche di Intelligenza “rafforzata” (considero un errore l’uso della qualificazione “artificiale”, perché è sempre il metodo del ragionamento umano che sta alla base della tecnica) per avere una base oggettiva che riduca il peso della soggettività, che resta pur sempre utile. Per tale motivazione le innovazioni tecniche complementari alle capacità umane possono avviare un secondo illuminismo capace di liberare la conoscenza dalle componenti soggettive ed arbitrarie.”

L’elevata sofisticazione tecnica delle big tech e la loro capacità di imporsi non solo come strumento, ma anche come ambiente, non rischia di creare un sistema oligopolistico con tendenze accentratrici?
“È esattamente ciò che temiamo, soprattutto perché oligopolio sta per autarchia, perché i produttori di innovazioni tecnologiche si alleano con gli Stati, che cercano ogni modo per raggiungere la supremazia geopolitica.”

In riferimento a questa tendenza oligopolistica prodotta dalla compenetrazione tra pubblico e privato, tra Stato (o Stati) e grandi corporate non pensa si possa parlare, parafrasando l’omonimo testo di John Kenneth Galbraith, di un “Nuovo Stato Digitale”?
“Resta valido lo schema interpretativo di Galbraith, che non aveva però avuto occasione di osservare ciò che sta accadendo a livello interno e internazionale a seguito del passaggio da forme oligopoliste tradizionali e forme indotte dagli sviluppi informatici. A mio avviso il peso dei fattori di competizione geopolitica tra Stati rafforza la tendenza delle forze economiche interne ad associarsi con il potere statale, moltiplicandone gli effetti, come ho brevemente descritto fin dalla prima risposta.”

Secondo lei la tendenza alla sorveglianza non rischia di favorire una metamorfosi nel sistema capitalistico, ma anche non capitalistico, con spinte autoritarie o totalitarie?
“Non rischia di accadere, il fenomeno è già in atto. Personalmente ritengo che sia al punto di non ritorno. Tant’è che ho segnalato la necessità di una ridefinizione delle nostre conoscenze di economia, includendo l’operatività delle cryptocurrency e del machine learning.”

Che conseguenze ha portato il passaggio alla economia della conoscenza (Eco-C) e poi all’economia dei dati (Eco-D) nella finanza e nella struttura dei mercati?
“La principale conseguenza è che ha reso obsoleta la normativa esistente sui mercati. Siamo chiamati a un impegno di ridefinizione delle regole di comportamento economico-finanziario e sociale, da cui deriva una riconsiderazione della funzione di comportamento e della funzione strumentale delle politiche, come accadde nel periodo delle conquiste popolari del XIX secolo, quando si passò dal governo degli uomini al governo delle leggi; peraltro questo processo non si è mai concluso e sta andando in direzione opposta. Il quesito ora è se esistono ancora pensatori e riformatori al livello di quelli che hanno plasmato il liberalismo e il socialismo, solo per indicare le due grandi componenti della società civile in Occidente.”

Come si può porre rimedio a queste metamorfosi sociali allora?
“Attraverso l’individuazione di Maestri di pensiero che si prefiggano di insegnare e di allievi che vogliano apprendere. La soluzione è questa: istruzione, istruzione e istruzione.”

Quali sono le caratteristiche che consentono il cambiamento del potere nel mondo della noopolitik?
“È il principale tema di cui discutiamo: la competizione geopolitica per la supremazia tecnologica digitale. Essa porta alla deglobalizzazione, che inizia con una chiusura dei mercati nazionali di dimensione modesta, che rafforza i gruppi dominanti e porta a tendenze autocratiche o, nei peggiori dei casi, a una vera e propria dittatura. Si crea il clima per intraprendere guerre di vecchio tipo, anche … stellari.”

Di fronte alle sfide etiche portate dalla criptoconcorrenza e dalla esondazione della finanza quanto può essere utile una ispirazione alla Legge islamica della Shar’ia per ritrovare una prospettiva etica?
“È un aspetto del più vasto problema i cui contenuti sono poco conosciuti e, di conseguenza, gli sbocchi sono imprevedibili. C’è chi afferma che non sia in atto un trasferimento dell’attività economica e finanziaria nell’alveo della Shar’ia, altri invece che sia questa a “occidentalizzarsi”. Non potendo dare una risposta fondata su dati concreti, la risposta è una sola: seguire gli sviluppi e conoscere il perché le idee della Shar’ia possono avere presa sul mercato ed eventualmente come scambiare i possibili vantaggi dei diversi approcci.”

E come tali necessità etiche possono adeguarsi in uno scenario laico?
“La risposta razionale è che gli esseri umani devono essere educati a capire dove va il mondo e a valutare quanto sono disposti a combattere per correggere le storture, ma resta il fatto che è l’uomo, non la macchina, il legno storto dell’umanità, come disse, forse per primo, Kant.”

Di fronte al fenomeno della digitalizzazione, della criptoconcorrenza e della frantumazione del vecchio ordine globalizzato quale potrà essere il ruolo dello Stato o degli Stati nella definizione di un nuovo ordine mondiale?
“Sarebbe più corretto dire che tra gli Stati forti, uno o più prevarranno, gli altri arrancheranno dietro essi. Il percorso che non è ancora stato individuato è verso l’accettazione del multilateralismo tra più Stati leader, il quale si muova in direzione pacifica fissando congiuntamente, non attraverso politiche di potenza, le regole per un Nuovo Modello Geopolitico Digitalizzato.”

“L’uomo e non la macchina è il legno storto dell’umanità”. Come si può uscire dall’impasse del legno storto?
“Educando gli esseri umani a interagire con le macchine, ad accettarle e a usarle bene. È un problema che ci trasciniamo dal luddismo della prima rivoluzione industriale, una reazione non ancora risolta. Comunque abbiamo fatto molti passi avanti, se pensiamo come tutti noi già usiamo le macchine tecnologiche, dal telefonino ai computer. Dobbiamo imparare a usarle bene, per “rafforzare” la nostra intelligenza. Forse è un’illusione, ma nella mia stanza ho un cartello simile a quello che si trova nei prati: ‘Vietato calpestare i sogni”.