«Scrivo in baita, pensando al Felice», intervista a Fabio Andina, vincitore del Premio “Terra Nova” 2019 (mtdagostino.wordpress.com)

di Maria Teresa D'Agostino, del 16 Aprile 2019

«Avrebbe accolto la notizia con un sorriso. Contento per me. Ma senza commentare né allungarsi in alcun modo sulla cosa». La pozza del Felice di Fabio Andina (edito da Rubbettino, nella collana Velvet), a pochi mesi dall’uscita conquista i lettori e un riconoscimento prestigioso, il Premio “Terra Nova” della Fondazione Schiller per la letteratura elvetica. Un libro sorprendente e inatteso, si legge nella motivazione. «Davvero, se fosse ancora con noi, il Felice non avrebbe aggiunto nulla, distaccato, come è stato per tutta la sua vita, dalla “materialità” delle cose e, in un certo senso, anche dalle emozioni» dice Andina. Il romanzo, celebrazione della montagna come luogo del ritorno e della rinascita, come spazio per il silenzio e per l’ascolto autentico, e del suo protagonista, il Felice appunto, montanaro ascetico e stoico, con il suo rito dell’immersione quotidiana in un pozzo di acqua gelida, nei boschi tra le Alpi, è una lettura che scuote e pacifica al tempo stesso, che ci porta dentro l’anima del mondo e dell’uomo.

La scrittura, essenziale, asciutta, riproduce l’idea di un universo finalmente restituito a sé stesso, libero dalle sovrastrutture materiali e mentali dei tempi moderni. Come il Felice, immerso nell’acqua tanto fredda quanto catartica e in quel microcosmo lontano anni luce dalle rincorse affannose e inconcludenti dell’epoca contemporanea. Anni luce lontano, nel passato, sembrerebbe, ma forse è una proiezione nel futuro. Fabio Andina lo ha già compreso e scelto questo mondo che dà retta solo alle cose che contano, ed è lì che si rifugia, ogni volta che può. Nelle baite di pietra, in Ticino, a 1000 metri di altezza. Ed è lì che scrive. «Mi piace camminare in montagna, nei boschi e pensare alle storie, me le scrivo “dentro” per mesi, ci penso e ripenso finché in qualche modo la narrazione prende forma ed è pronta per essere trasferita sulle pagine. La prima bozza la scrivo di getto, con un lavoro ininterrotto per tutto il giorno, per diversi giorni, fino a quando non l’ho conclusa. Poi la chiudo nel cassetto, per settimane, mesi. Quando la riprendo inizia la riscrittura che può durare pure anni. Così è nato La pozza del Felice».

Il manoscritto del romanzo pubblicato da Rubbettino è arrivato in casa editrice circa un anno fa, e lì ha trovato forma compiuta la storia di questo personaggio strano e affascinante che sente nel gelo della “sua” pozza un imprescindibile momento di benessere. Una storia che convince Luigi Franco, il direttore editoriale. «Ha seguito da vicino la revisione del romanzo suggerendo input importanti» dice Andina, «conversazioni telefoniche e innumerevoli email andavano avanti e indietro da casa mia in Ticino alla Rubbettino, in Calabria. Un lavoro lungo, faticoso, ma di grande soddisfazione». Continua a scrivere Andina e continua a immergersi nella pozza, come omaggio al Felice, venuto a mancare senza essere riuscito a sapere di essere finito in un libro. «La pozza ha suscitato molta curiosità. C’è sempre qualcuno, alle presentazioni oppure amici e conoscenti, che domanda dove si trovi. C’è curiosità anche attorno al fatto che mi immergo nudo e al freddo. Certi la reputano una pazzia, ma io dico che è qualcosa da fare, come tutte le cose giudicate un po’ fuori dal normale, che vanno oltre la comfort zone e sono quelle che poi ti regalano emozioni». Un insegnamento del Felice, che non voleva essere intaccato da nulla di “esterno”, nulla che uscisse fuori dai suoi binari, come il romanzo su di lui. «Credo che non lo avrebbe neppure letto» dice Andina con un sorriso. «L’avrebbe preso, guardato e restituito. Con la solita calma serafica. Con quel senso di distacco che non è indifferenza, ma al contrario consapevolezza di sé e delle cose. Personaggio incredibile il Felice, sto pensando a una nuova storia con lui. Vedo il Felice, la sua capanna in cima, sopra alla pineta, con nuovi personaggi, in estate e non più in inverno…». E mentre Fabio Andina immagina ancora di seguire il Felice tra le montagne, il romanzo edito da Rubbettino sta per essere tradotto in tedesco da un’importante casa editrice svizzera. Anche di questo sorriderebbe il Felice.

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