Le sanzioni e il dilemma della sovranità economica europea (affarinternazionali.it)

di Paolo Quercia, del 14 Ottobre 2020

Geopolitica e commercio estero

Sicurezza economica export control e guerre commerciali. Il made in Italy tra Covid e rivoluzione digitale

a cura di Paolo Quercia e Zeno Poggi

Non c’è mese che il Consiglio dell’Unione europea non abbia all’ordine giorno la discussione di nuovi provvedimenti sanzionatori, il varo di ulteriori misure restrittive o il rinnovo di regimi di controllo adottati numerosi anni fa. Le sanzioni, le liste di blocco, il controllo delle esportazioni sono progressivamente divenuti, nel corso degli anni, uno dei principali strumenti della politica estera e di sicurezza dell’Unione europea.

I mesi di settembre ed ottobre hanno visto sovrapporsi, incrociarsi ed intralciarsi due tentativi paralleli di adottare nuove misure sanzionatorie europee: contro la Bielorussia, per iniziativa dei Paesi baltici e della Polonia; e contro la Turchia per iniziativa di Cipro e della Grecia. Quelle contro Minsk sono andate in porto, ma con due mesi di ritardo rispetto alle contestate elezioni presidenziali; nel caso di Ankara, Paese più ostico, la minaccia delle sanzioni ha avuto un impiego tattico, spingendo l’Europa a fare pressioni diplomatiche sulla Turchia per interrompere la politica degli atti di forza ed aprire un negoziato per sciogliere le questioni controverse nel Mediterraneo orientale.

Il precedente turco
La minaccia sanzionatoria si è rilevata al momento l’unica arma credibile in una situazione tra Europa e Turchia divenuta davvero complicata. Ciò non deve stupire in particolare chi ricorda che, nel lontano 1998, fu proprio Ankara ad usare la minacce delle sanzioni contro imprese di un Paese europeo per condizionarne la volontà. Fu proprio l’Italia allora a soccombere, quando ritornò sui propri passi sulla questione dell’asilo politico al capo del Pkk Abdul Oçalan, lasciandolo andare verso il suo destino.

Proprio il caso Oçalan ci dà un esempio chiaro dell’utilità delle sanzioni per chi le sa usare e di quanto spesso sia fuorviante il dibattito sulla loro efficacia. Le azioni non sono difatti uno strumento giuridico da utilizzare al posto di uno strumento militare, ma una forma di forza economica da utilizzare assieme ad altre forme di forza. E come in tutti i processi strategici, l’efficacia dell’azione è legata al corretto rapporto tra obiettivi e risorse impiegate.

Quello che è importante sottolineare oggi è che le sanzioni e le altre forme di restrizioni al commercio internazionale non sono più quelle di un decennio fa ma sono mutate sia qualitativamente sia quantitativamente. Qualitativamente in quanto sono state sviluppate sanzioni sempre più mirate, in particolare utilizzando gli strumenti finanziari e le analisi dei megadati; quantitativamente perché le restrizioni attecchiscono molto di più in un mondo che è entrato in una fase di deglobalizzazione ed in cui esse non sono più l’eccezione in un sistema di scambi liberalizzati ma una nuova norma che si affianca alle tante limitazioni di un sistema commerciale caratterizzato da restrizioni ad hoc, spesso unilaterali, temporanee e caratterizzate da ampie eccezioni.

L’influenza sul commercio internazionale
Le nuove sanzioni vanno dunque sempre interpretate assieme ai loro compagni di viaggio, ossia l’export control, il duplice uso, il protezionismo doganale, le limitazioni ai flussi di investimenti diretti esteri. Di questo mondo le sanzioni rappresentano la punta di diamante, la cosa più simile ad un’arma e che consentono di weaponizzare il mondo degli affari per farne una modalità di uso asimmetrico della forza. Non sappiamo se questo mondo delle sanzioni ci porterà verso un mondo di scambi economici caratterizzato da un’elevata conflittualità. Sicuramente il commercio internazionale sarà sempre più vincolato e costretto da questi fenomeni, che creeranno degli argini e dei percorsi di internazionalizzazione politicamente obbligati. In questo processo l’Unione europea deve prendere piena consapevolezza del mondo delle sanzioni e delle restrizioni internazionali e sviluppare sanction policy che abbiano come obiettivo anche quello della tutela della sovranità economica europea.

Dai decreti di Megara del 432 avanti Cristo ad oggi le sanzioni hanno sempre giocato un ruolo nel sistema internazionale. Oggi anche quando esse si presentano sotto nuove forme, ci ricordano l’eterno dilemma della sovranità economica dei Paesi che subiscono le sanzioni ma anche di quelli che vorrebbero mantenersi neutrali nelle nuove forme di conflittualità commerciale, finanziaria e tecnologica che sembrano caratterizzare il sistema internazionale del prossimo decennio.

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