Per il liberale Montesquieu i deputati sono rappresentanti del popolo. Per il giacobino Rousseau i deputati devono essere commissari del popolo. Tra le due diverse concezioni della democrazia c’è di mezzo non solo il mare ma anche il sale della vita: la libertà. Il “rappresentante” di Montesquieu è libero, risponde alla sua coscienza, ai suoi errori e al giudizio del voto popolare. Il “commissario” di Rousseau non è libero, risponde alla “volontà generale” e se vi si sottrae subito diventa “traditore del popolo”. Le due diverse concezioni dei rapporti tra istituzioni e cittadini mettono capo a due diverse democrazie: nel caso di Montesquieu alla democrazia liberale o rappresentativa, nel caso di Rousseau alla democrazia popolare o populista. La democrazia italiana a quale delle due appartiene?
Per rispondere alla domanda è utilissima la lettura del libro di Giuseppe Benedetto: L’eutanasia della democrazia. Il colpo di mani pulite (Rubbettino). Il presidente della Fondazione Luigi Einaudi ricostruisce la storia di quella che Giorgio Bocca definì enfaticamente “rivoluzione italiana” e si sofferma in particolare sulla riforma costituzionale dell’articolo 68 con cui fu abolita l’autorizzazione a procedere per i membri del Parlamento. Con la soppressione dell’istituto di garanzia dell’immunità dei parlamentari si passò dai rappresentanti di Montesquieu ai commissari di Rousseau e la democrazia liberale – l’unica democrazia possibile – si suicidò per la seconda volta nella storia d’Italia.