La mia esagerata famiglia rom. Il racconto di Valeriu Nicolae per cambiare il mondo dal basso (ansa.it)

di Elisabetti Stefanelli, del 17 Agosto 2019

(ANSA) – ROMA, 11 AGO – VALERIU NICOLAE, LA MIA ESAGERATA FAMIGLIA ROM (RUBBETTINO, PAG. 194, EURO 14,00) – Forse non è nemmeno esagerata come dice lui la sua famiglia rom, è come è con le sue originalità e i problemi, l’alcolismo degli uomini e la violenza sulle donne. La povertà, soprattutto la povertà e le condizioni di vita insostenibili. Lui, Valeriu Nicolae, la racconta così come è, senza sconti né mitizzazioni con la sua scrittura brulla, quasi arida, a volte al limite dell’infantile. Piccole incursioni nel passato e nel presente nella vita di un bambino, poi ragazzo, poi uomo di quelli che guardano se stessi e il mondo che li circonda quasi vedendolo sempre dall’esterno riuscendo così a raccontare e vivere la propria vita come fosse quella di un altro. E’ un po’ l’inconsapevolezza dei bambini, quando tutti, esattamente come Valeriu, non si sentono più bianchi o più neri, più ariani o più rom, più romeni o più zingari. Sono solo bambini magari anche vestiti da donna perché la madre gli fa indossare gli abiti dismessi dell’anziana tedesca da cui lavora, e loro non notano nemmeno la differenza. E’ poi il mondo, ad un certo punto, che gliela fa notare. Arriva il momento dell’agnizione, della consapevolezza ed è lì che allora bisogna decidere da che parte stare, ed è lì che Valeriu Nicolae ha deciso di combattere la sua battaglia, anche solitaria, perché è convinto che non bisogna aspettare che il mondo cambi dall’alto ma che ognuno di noi, ogni giorno, possa fare qualcosa. Per questo lui attivista dei diritti umani a Bucarest ha aperto e gestisce con una cinquantina di volontari una scuola per i ragazzi del quartiere Ferentari dove in un ambiente dalla violenza inaudita sniffano colla, rubano e si prostituiscono già ad otto anni. Ma non è impossibile aiutarli e lui lo fa senza aspettare che la mano della politica e del contributo pubblico calino dall’alto. Valeriu Nicolae ce l’ha fatta, si è laureato come voleva sua madre nonostante l’opposizione del padre alcolista e violento come (pare) gran parte degli uomini. Cresciuto con una madre dalla forza straordinaria, una zia veggente, uno zio imprenditore, in una stanza con cinque fratelli (o forse di più) e la consapevolezza di essere di una stirpe nobile espressa nelle scarpe di vernice lucida, quando riusciva ad avere le scarpe. Soprattutto una volta raggiunta una posizione ed un ruolo nel mondo altro, quello non rom, lui a differenza di tanti altri, non ha nessuna intenzione di negare le sue origini. Spesso infatti i rom di successo che lui vorrebbe citare ad esempio perché dimostrano con i fatti che gli stereotipi che la società cuce addosso agli ‘zingari’ non sono veri, non vogliono essere citati, rinnegano le loro origini perché hanno paura che questo li condizioni. Ma a volte anche il razzismo – racconta Nicolae – è uno stereotipo al contrario da cui liberarsi. Nel senso che anche a lui è capitato di avere paura di essere discriminato e poi invece nessuno ha fatto caso al colore della sua pelle che era indiscutibilmente scura. ‘Uno straniero. Credo che sia questa la parola che mi definisce meglio. Lo sono sempre stato, anche se on sempre mi sono sentito tale. Sono zingaro ed esteuropeo. E’ difficile sentirmi parte di qualcosa. Ma importa davvero cosa sono?’.

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