Il “Parlamento Sotterraneo”: l’album della Repubblica tra figure figurine e figuracce (barbadillo.it)

di Agostino Indennitate, del 23 Gennaio 2021

Mario Nanni

Parlamento sotterraneo

Miserie e nobiltà, scene e figure di ieri e oggi

Ci sono alcuni di quei giorni di inizio anno, mentre gli alberi di Natale si preparano a struccarsi dai mille addobbi e le famiglie mangiucchiano le ultime fette di panettone, in cui la voglia di festa tende ad accoccolarsi. Sono giorni nei quali pure la pioggia ammolla la voglia di fare. In giorni così, succede che, per un motivo o per un altro, nelle famiglie si ceda al rito di sfogliare le vecchie foto di famiglia. Quelle di carta.

Leggere il libro di Mario Nanni – giornalista politico dal 1976 e poi giornalista parlamentare dal 1977, caporedattore della redazione politica dell’ANSA – è come sfogliare le vecchie foto della Repubblica Italiana.
Il titolo “Parlamento Sotterraneo”, sembrerebbe preludio di muffe, vecchia roba caduta nel dimenticatoio e tante ragnatele. Invece quando lo si inizia a leggere, viene consumato con la voracità che di solito viene riservata ai propri autori preferiti. Si tratta di una raccolta di racconti e pensieri che, uno via l’altro, percorrono la vita della Repubblica dal ’76 ad oggi.  Tra questi un episodio svela, più di altri, il carattere del libro: si tratta del racconto che vede protagonista un bimbo che, più volte la settimana, telefonava al Parlamento chiedendo del suo papà per esprimere un desiderio, chiedergli un regalino, ecc.
L’archetipo del parlamentare nella mente di ognuno è quello di un individuo isolato, chiacchierone e grigio, accomodato in poltrona o sul sedile di una bella macchina con autista; un individuo tristemente  solo. A differenza della tipica narrazione americana il politico italiano, il Senatore, l’Onorevole, è spesso visto e rappresentato “senza famiglia”, circondato da gorilla e comparse, senza amici, senza cani e gatti, sempre senza bambini, lontano dalla vita “normale”. Un archetipo mutato solo di recente, con le performance di qualche politico-influencer, che ha cambiato registro, mostrandosi con figli e partner mescolati a fagioli e nutella.

Nonostante ciò questi personaggi non sono cambiati di molto nell’immaginario comune: sono considerati sempre parte di una casta strapagata e baciata dalla dea fortuna, pur se immersi in una starizzazione inversa rispetto ai “grandi” del passato. Così questo episodio del bimbo che, più volte la settimana, chiama in parlamento per chiedere del suo papà e domandargli le figurine, le caramelle, le biglie o i regalini, non solo è un fatto tenero ma ci porta a una dimensione del politico che spesso sfugge: quella umana.

Proprio l’aspetto umano, tra miserie e nobiltà, è quello che emerge tra le righe di questo libro, con i suoi frequenti mini ritratti e citazioni di politici come Andreotti Almirante, Berlinguer, Craxi, Fanfani, Moro, Tatarella, Violante, Cossiga e tanti altri, compreso Fini e compresa anche la salentina Adriana Poli Bortone, fatta grande in cinque parole. Illuminanti alcuni passaggi su Alfano e il suo quid, sugli extraterrestri di Craxi, sulle picconate di Cossiga, su Scalfaro che (forse?) prese a schiaffi una donna, sulle raffiche di insulti urlate da Pertini e sulla solitudine di Leone.
E poi le stilettate sull’esercito dei delfini, da Claudio Martelli a Fitto, o sul potente di turno, che è miele e che attira “una turba di ammiratori”… destinati immancabilmente a sparire quando il potere cala o è perduto. Un processo che adesso, nella liquidità delle piattaforme digitali, è tanto più evidente quanto pubblico e documentabile. 

Ma soprattutto il libro affronta due temi molto interessanti: l’uso dei linguaggi da parte di politici e media (una vera chicca!) e il mestiere di dare notizie. Un tema mai così attuale come in queste ultime ore.

Per concludere questo è un libro molto ricco, genuino e speziato, scritto con un linguaggio contemporaneo, veloce quanto basta, intrigante e mai pettegolo. Un libro contemporaneo, in cui ognuno può riconoscere – tra dettagli, vizi e pregi – tratti “umani” e comuni tra ogni potente e il suo caro amico o il suo più acerrimo nemico o, anche, similitudini e somiglianze con la sindaca o il sindaco della propria città, sia questa Torino o Cantù, Milano o Ariccia, Roma o… Nardò, città che a Mario Nanni ha dato i natali e, penso, anche un po’ di quel carattere ironico e deciso che pervade la sua scrittura.

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