L’Ucraina e il nuovo (dis)ordine mondiale (Il Giornale)

di Giampietro Berti, del 23 Febbraio 2015

Eugenio Di Rienzo

Il conflitto russo-ucraino

Geopolitica del nuovo dis(ordine) mondiale

Da Il Giornale del 22 febbraio

Cosa sta succedendo in Ucraina? Ci aiuta a comprenderlo, con un penetrante saggio, Eugenio DiRienzo: Il conflitto russo-ucraino. Geopolitica del nuovo (dis)ordine mondiale. L’Ucraina si presenta come un’area geografica priva di confini storici, caratterizzata da una scarsa omogeneità di lingua, di cultura, di tradizioni e di interessi economici condivisi. Sotto il profilo etnico, appare frammentata, in quanto popolata da russi, bielorussi, moldavi, bulgari, romeni, polacchi, armeni, georgiani, azerbaigiani, greci, tatari. Si deve anche constatare la divisione tra le popolazioni russofobe, nelle regioni occidentali, e quelle russofile, nelle regioni sudorientali.
All’interno dei suoi 700mila chilometri quadrati, che ne fanno il secondo Stato più grande d’Europa, abitano 46 milioni di persone. La ricchezza delle sue risorse minerarie e agricole; il passaggio nel suo territorio di circa quarantamila chilometri di gasdotti che la collegano alla Russia, all’Unione Europea e all’area del Mar Caspio; l’esistenza di due porti sul Mar Nero, Odessa e Sebastopoli: tutto ciò rende l’Ucraina uno «Stato tampone» che la Russia non può far uscire dalla propria orbita di influenza.
In termini geopolitici, è l’intercapedine strategica che separa lo Stato russo dallo schieramento dei Paesi Nato. Un’Ucraina inserita nella sfera occidentale priverebbe lo spazio economico dell’Unione Euroasiatica, egemonizzata dalla Russia, di una forza economica e demografica paragonabile a quella dell’Unione Europea. Il che costituirebbe un’irreparabile sconfitta strategica per Mosca. D’altra parte, gli Stati Uniti e l’Europa non possono accettare un ingrandimento imperiale russo, che finirebbe per alterare il già precario equilibrio esistente in tutta l’area.
Qual è, dunque, la soluzione per uscire da questo aut aut? Si dovrebbe favorire una «finlandizzazione» dell’Ucraina, tale da rendere equidistante Kiev da Mosca e da Washington (e da Bruxelles). Con il rifiuto d’improntare la loro condotta a questa soluzione suggerita dalla Realpolitik, i governi occidentali – in modo particolare gli Stati Uniti – avrebbero invece rinunciato, secondo DiRienzo, alla possibilità di fare del territorio ucraino un’ area neutrale tra i Paesi della Nato e la Federazione Russa. Decidendo di trasformare l’Ucraina in un’ arma puntata verso Mosca, l’Occidente ha scelto di destabilizzare la coscienza stessa che la Russia ha del proprio ruolo nello scacchiere internazionale.

di Giampietro Berti

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