Dal Sud per ricominciare (Calabria Ora)

di Maria Teresa D, del 6 Novembre 2012

Da Calabria Ora – 3 novembre 2012
L’ultimo libro del giornalista e meridionalista Lino Patruno è una sorta di itinerario, un viaggio “storico” che va dai saccheggi alle risorse da sfruttare

«È vero, tutti ora sembrano volersi occupare di “meridionalismo”, ma temo più perché tira sul mercato che non per descrivere il Sud senza pregiudizio. Comunque, che se ne parli è già importante dopo la congiura del silenzio. Il mio “Ricomincio da Sud” è un ricominciare in tutti i sensi per la rinascita di tutta l’Italia. Ricominciare partendo da un Sud non più considerato malattia ma risorsa, spesso poco conosciuta agli stessi meridionali. Questa la novità. E con entusiasmanti scoperte che hanno sorpreso anche me. Davvero il libro dimostra che non abbiamo idea di quanto sia produttivo il Sud e che tesori non solo economici serbi».Lino Patruno, giornalista e scrittore, ci parla del suo nuovo libro, “Ricomincio da Sud”, nelle librerie a un anno di distanza da “Fuoco del Sud” (entrambi editi da Rubbettino), di cui è una sorta di continuazione.

«Sì, itinerario unico  – dice -. Prima un’indagine sui Movimenti meridionali: chi sono, cosa fanno, come raccontano la storia dell’Unità senza le menzogne dei vincitori, quali i danni di 150 anni al Sud, quanto possono essere prospettiva politica. Ora l’itinerario prosegue con il racconto delle realizzazioni del Sud, i sacchi (saccheggi) ancora perpetrati nei suoi confronti, la sua ineluttabile prospettiva di futuro d’Italia che potrà salvare non solo se stesso ma tutto il Paese in declino finalmente unificandolo. Finora c’è stato spreco di Sud. Invece c’è bisogno di molto più Sud di quanto si creda».

Come hanno accolto questo nuovo libro i Movimenti meridionalisti, molto presenti nel libro precedente?

«Bene, come sempre quando il Sud riesce finalmente a raccontarsi da se stesso e a non essere sempre raccontato dagli altri. Bene, come sempre quando il Sud prende in mano il suo presente e il suo futuro, con la capacità di censurarsi ma anche di inorgoglirsi per quanto, nonostante tutto, fa».

Quanto siamo lontani da una presa di coscienza «meridionalista»?

«I miei libri, e quelli di altri onesti autori, servono proprio a questo: far conoscere perché la conoscenza porti a una presa di coscienza, e poi all’indignazione e a un’azione per cambiare le politiche verso il Sud ma per cambiare anche il Sud, sia chiaro. Già tanta gente alle presentazioni significa inizio della soluzione del problema. Certo, non si ribaltano in due giorni 150 anni di lavaggio del cervello».

Cosa potrebbe rendere oggi l’Italia una nazione davvero unita?

«Dare al Sud pari opportunità e pari trattamento col resto del Paese. Finché non avverrà, avremo una unità sempre monca, con una parte del Paese privilegiata rispetto all’altra, con un “loro” e un “noi”. Ovvio che questo dipende anche dai meridionali: nel libro si dice che se un dio terrone potrà dare una mano, l’altra mano il Sud deve darsela da sé».

Stai lavorando a un nuovo libro?

«Sì, nuovo non nei temi quanto nel pubblico cui è diretto: le scuole, i nostri ragazzi, i meridionali del futuro da non costringere più all’emigrazione. La scuola ha molte responsabilità (magari non tutte sue) nella diffusione di un’immagine poco veritiera del Sud. E dalla scuola mi auguro che parta il Sud di domani, il Sud che avrebbe potuto essere e che nell’interesse di tutti è bene non impedire che finalmente sia»

Di Maria Teresa D’Agostino             

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