Addio a Giulio Questi

del 3 Dicembre 2014

Per Rubbettino aveva di recente pubblicato “Se non ricordo male” un libro di frammenti autobiografici
“Quella volta in cui Orson Welles mi insegnò a bere whisky”
Giulio Questi sì è spento questa notte nella sua casa romana, al rientro dal Torino Film Festival dove era stato acclamato tra i massimi autori e registi di quella magica stagione vissuta dal cinema italiano che ha visto artisti di calibro entrare nell’empireo del cinema mondiale.
A Torino, oltre a una retrospettiva dei suoi film, Questi aveva presentato “Se non ricordo male” il libro di frammenti autobiografici raccolti da Domenico Monetti e Luca Pallanch e pubblicato da Rubbettino in collaborazione con la Cineteca Nazionale. Un libro che ricostruisce l’avventurosa vita del regista e i suoi incontri con le star del grande cinema internazionale, come Orson Welles dal quale, racconta Questi in un gustoso aneddoto, imparò a bere il whisky: “Ho rivisto Orson Welles una seconda volta e ho copiato da lui come bere il whisky. Ero a Madrid per Se sei vivo spara. Dopo dieci giorni di lavorazione, il produttore italiano, Alessandro Jacovoni, mi ha scaricato e sono rimasto con la coproduzione spagnola che mi prendeva per matto perché chiedevo cose strane. Con le maestranze invece avevo legato molto bene. Di italiani eravamo solamente io e il direttore della fotografia Franco Delli Colli, gli altri erano tutti spagnoli. Un giorno mi trovavo in un albergo in attesa di incontrare Jacovoni, il quale ogni tanto era di passaggio, sempre di corsa, sempre in cerca di soldi. Sono andato nel bar dell’albergo e chi ho incontrato? Di nuovo Orson Welles, anche lui, come ho saputo, in cerca di soldi (per quale film? Era il 1966). Era appollaiato al bancone del bar e io mi sono seduto sullo sgabello accanto al suo. Stava gustando il “beverone”, come l’ho definito io. Alla sera, quando voglio tonificarmi, ho un bicchierone apposito dove metto tre dita di whisky, una montagna di ghiaccio e tanta acqua… Lo consiglio anche a voi, quando alla sera, verso le 18.30, 19.00, dovete lavorare per un’ora ancora: è veramente tonificante. Il whisky è un alcool pulito, come la vodka, che non devi digerire; se bevi il vino è un’altra cosa, perché il vino contiene diverse sostanze, oltre all’alcool, che impegnano lo stomaco. Questo drink che ho copiato da Orson Welles, invece, è un alcool sottile veicolato dall’acqua che raggiunge subito i vasi capillari e ti si apre tutto, diventi improvvisamente un genio, hai voglia di lavorare e inventi un sacco di cose. La differenza tra me e Orson Welles è che io lo bevo di sera, lui lo prendeva alle 11.30 del mattino come aperitivo!”

Il libro
«Ho fatto il partigiano nelle valli bergamasche, ho preparato carte d’identità false per gli ebrei, ho venduto armi, ho bocciato le poesie di un giovane Pasolini, ho fatto da guida a Le Corbusier, ho incontrato Orson Welles, ho diviso la povertà con Marco Ferreri e i ricordi di guerra con Fenoglio, sono stato aiuto regista di Zurlini, Ettore Giannini e Rosi, ho lavorato nella famosa Lux Film di Gualino e Gatti, ho bocciato i provini della Loren e della Koscina… Ero il pupillo di Vittorini, pranzavo con Ferruccio Parri, Gassman e Rossellini, lavoravo di nascosto assieme ad Antonioni. Ho fatto coppia con il geniale Kim Arcalli, ho diretto Tomas Milian, Jean-Louis Trintignant, Gina Lollobrigida, Lucia Bosè… Sono scappato dall’Italia e ho vissuto nell’Isola di Baru, in Colombia, fraternizzando con Gabriel García Márquez… Ho girato il mondo con il folle produttore Daniele Senatore: abbiamo tirato coca nel bagno di Richard Burton, dormito nel letto della Loren a Central Park, aperto uffici a New York, Los Angeles e Cartagena… Un giorno mi sono ritirato in casa e ho cominciato a girare film da solo, con la videocamera, per la fantomatica casa di produzione Solipso Film…».
Nel secondo Novecento il lucidamente appartato Giulio Questi è stato sempre presente, fra cinema e letteratura, realtà e mistificazione. E questo romanzo di formazione di un novantenne narra le sue straordinarie avventure.

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