Come la Calabria invase le langhe a tutto slow food (il Venerdì (La Repubblica))

di Langhe, del 31 Luglio 2015

Da il Venerdì (La Repubblica) 31 Luglio

Dietro al miracolo gastronomico delle Langhe, patria di Slow Food e terra d’elezione del cibo di qualità, ci sono decenni di lavoro silenzioso e culture popolari che vengono da centinaia di chilometri più a Sud. Ci sono donne meridionali, provenienti soprattutto dall’entroterra calabrese, che accettarono di trasferirsi in Piemonte, per trovare marito e mettere su famiglia con uomini rimasti soli nelle terre narrate da Fenoglio e Pavese. Se ne accorse Nuto Revelli, scrittore e storico dei «vinti», che diede voce alle donne calabresi di Piemonte in L’anello forte. Quella storia diventa adesso la trama di Ti ho vista che ridevi (Rubbettino), romanzo firmato da Lou Palanca, sigla dietro la quale si nasconde un gruppo di autori.
Le storie di Lou Palanca sono spiazzanti come i gol da calcio d’angolo di Massimo Palanca, bomber del Catanzaro degli anni 80, cui lo pesudonimo rende tributo. D viaggio di Ti ho vista che ridevi comincia quando Luigi, giornalista quarantenne, scopre che la donna che lo ha cresciuto non è la madre biologica. Colei che lo ha generato si chiama Dora e vive per l’appunto nelle Langhe, dove ha dovuto riparare per aver dato alla luce il figlio illegittimo. Dora si sposta da una campagna all’altra, sempre a «spartire la fame con la fatica». In Calabria aveva preso parte alle lotte contadine stroncate dai latifondisti.
La madre che si dilegua verso le asprezze piemontesi è metafora di un Sud la cui identità è ormai mescolata a quella del Nord. La donna abbandona la sua terra per sbarcare nelle Langhe, dove regnano silenzi e diffidenze. Luoghi e sapori del Nord e del Sud trovano forme inconsuete. Le Langhe appaiono sotto una luce diversa dalla terra da cartolina dei feticci culinari. E la forza misteriosa che spinge il protagonista sulle tracce della madre descrive una Calabria dolente e rassegnata, affascinante perché spaesata. Si viaggia seguendo itinerari piemontesi e calabri, le ricette di tartufo e il suino nero, bevendo Dolcetto e Magliocco, risalendo i sentieri di un Paese che ha bisogno di riprendere il filo con il passato rimosso.

Di Giuliano Santoro

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