A Matera, nel Salotto di Zio Piero, che non si è arreso alla pensione e ha vinto una scommessa (magazine.tipitosti.it)

di Cinzia Ficco, del 19 Giugno 2020

Piero Stano, Adriano Moraglio

Nel salotto di Matera

L'incredibile storia di Egoitaliano & C.

Dopo quattro anni, s’è tolto le pantofole e ha ripreso a correre.

Una telefonata provvidenziale dal Salone del mobile, una proposta e via, con uno sprint inatteso, zio Piero ha fatto bye bye alla pensione e si è messo alla guida di una realtà nuova, competitiva, ma, soprattutto, sua. In Basilicata.

E’ la storia di Piero Stano, nato nel ’47 e vissuto per dieci anni con tanti fratelli e sorelle nei Sassi di Matera – in particolare nel Sasso più periferico e povero, il Caveoso – che è riuscito a realizzare il suo sogno.

Una infanzia di grandi sacrifici – come si legge nel libro, che ha scritto con il giornalista, Adriano Moraglio, intitolato “Nel salotto di Matera” (Rubbettino) e alla fine, l’ascesa. Piero comincia a lavorare a 13 anni come cameriere. Seguono esperienze da dattilografo, factotum in un hotel. Lavora in uno dei mulini più importanti della sua città, e fa anche il contabile in un’azienda del settore elettromeccanico. La svolta arriva con la Nicoletti, una delle più imporranti aziende meridionali che producono divani. Con loro una brillante carriera da manager, che si chiude male.

“Un giorno – ci racconta Piero – arriva la telefonata di mio nipote, Nino Scarcella che mi fa una proposta lunare. Aprire una cosa tutta nostra, sfruttando il nostro know how”.

Un progetto che subito lo entusiasma e aiuta a metabolizzare la mazzata arrivata a quasi sessanta anni e dopo venti anni di impegni e giri massacranti per l’Italia. Piero non pensava di rimettersi di nuovo in moto. Ma lo spirito giovanile, la sua forza vulcanica, ancora non sopita, lo spingono ad accettare e a ripartire. Così mette a disposizione la sua vasta esperienza nel settore acquisti e ricomincia con suo nipote Nino, e suo cognato, Michele Romano.

Tredici anni fa nella zona industriale di Matera, La martella, nasce Egoitaliano, un’azienda che progetta, realizza e commercializza a proprio marchio divani, poltrone, in pelle e tessuto – oltre ad altri componenti di arredo – e distribuisce i suoi prodotti in Italia e all’estero presso i rivenditori più qualificati del settore. In dieci anni l’azienda brucia le tappe sino ad aderire al programma Elite di Borsa italiana.

“Alla fine del 2007 “con le prime vendite – ci racconta Piero – avevamo fatturato 170 mila euro. Oggi Egoitaliano esporta il 70 per cento della sua produzione, soprattutto in Belgio, Francia, Inghilterra, Spagna, ma anche ad Hong Kong, Singapore, Corea del sud e Giappone. Vendiamo anche in Africa e punteremo sempre di più sugli Stati Uniti. Nel distretto del mobile imbottito di Matera, su un’ottantina di persone, la nostra realtà è considerata tra le più rappresentative, con Natuzzi, Calia Italia e Nicoletti Home. Un progetto, il nostro, partito mentre il Governo, a Roma, dava avvio ad un protocollo d’intesa da 21 milioni di euro per sostenere il “consolidamento del comparto industriale  del mobile imbottito dell’area murgiana. Non è stato semplice”.   

Cosa ha provato il primo giorno di lavoro da titolare con suo nipote?

Più che titolare” preferisco la parola imprenditore, una parola che racconta la voglia di fare, mettersi in gioco e dedicarsi a un’impresa… pindarica, come definirei quella di Egoitaliano. Il primo giorno di lavoro in Egoitaliano, seppur emozionante, è stato uguale a tutti gli altri. Ho lavorato come sempre accanto ai miei collaboratori con una responsabilità in più: far innamorare anche gli altri del progetto mio e di Nino.

Ha pensato agli ex datori di lavoro?

Con la nascita di Egoitaliano si è chiuso definitivamente il capitolo Nicoletti. Loro si sono fatti sentire, ma mostrando il loro disappunto. Conoscevano le nostre potenzialità!

Ma non è stato pesante riprendere a 60 anni? Non era meglio godersi la famiglia?

La vita da pensionato non è semplice per un uomo come me, che ha lavorato sin dalla tenera età di 13 anni e che, da adulto, è stato sempre impegnato in ruoli organizzativi in ambito aziendale. Ho vissuto la mia parentesi da pensionato con un certo disagio, tant’è che, una volta partita l’avventura Egoitaliano, non ho mai avuto dubbi. Mai detto: “Ma chi me lo ha fatto fare?” La decisione di rimettermi un gioco non ha, però, tolto tempo alla mia famiglia. In tutta la mia vita, e quindi anche in questo momento, mi sono sempre impegnato a mantenere l’equilibrio tra lavoro e famiglia.

Quando ha iniziato non la spaventava la concorrenza di realtà già affermate tra la Puglia e la Basilicata?

Sì, nel nostro territorio ci sono tante aziende che come noi producono divani, poltrone e non solo, ma la concorrenza non ci spaventa, né l’ha fatto agli inizi. Anzi, è per noi uno stimolo continuo a fare bene. Matera è nel cuore del Distretto murgiano del mobile imbottito, e per questo possiamo godere di un indotto sviluppato che ci permette di intercettare sul territorio artigiani e maestranze qualificate. Rispondiamo alla concorrenza con la qualità dei nostri prodotti, la flessibilità della nostra organizzazione e le collaborazioni con importarti designer e architetti rinomati. Ogni anno investiamo importanti risorse nella ricerca e nello studio dei nuovi trend stilistici, delle nuove tendenze di colore e innovazione che rendono i nostri prodotti sempre al passo con gli stili di vita contemporanei. Le scelte stilistiche e progettuali, prese dal nostro Centro Stile, anche le più avveniristiche, hanno la certezza di poter essere realizzate grazie a un ecosistema di fornitori e laboratori artigianali dislocati tra Puglia e Basilicata, che lavorano esclusivamente per noi. Oltre a questo, quello che ci distingue e permette di confrontarci in maniera attiva con la concorrenza è la nostra volontà di brandizzare il più possibile il marchio Egoitaliano.

Cioè?

Non siamo solo un’azienda che produce divani, ma un brand che racconta il proprio modo di stare al mondo in maniera colorata e non convenzionale. Vi invito a visitare i nostri uffici.

Cosa è stato tosto all’inizio e come è riuscito a superare le difficoltà?

L’inizio è stato davvero complicato. Siamo partiti nel 2007, l’anno peggiore per mettere in piedi un’azienda. L’Italia era in piena crisi. Ma grazie ai clienti e ai fornitori, che già sapevano di noi e ci hanno dato fiducia, oggi siamo qui a parlarne.

I numeri dell’azienda?

L’azienda produce oggi circa 10mila sedute al mese, impiegando circa 250 lavoratori, di cui 52 diretti con un’età media di 35 anni. Le risorse umane e le loro idee sono il nostro valore. Solo nel 2019 abbiamo introdotto nuove figure in produzione, controllo di gestione e comunicazione.

Prevedeva, si legge nel libro, di arrivare ai 50 milioni di ricavi nel 2023. Con l’emergenza Covid19 il dato sarà rivisto.

Certo, queste previsioni sono da rivedere, considerata la grave emergenza che noi, come tutte le aziende, abbiamo dovuto affrontare. Quest’anno prevediamo di chiudere l’anno con il 20% in meno del fatturato annuale che avevamo ipotizzato prima dell’emergenza COVID-19. La politica italiana ha promesso molto a noi imprenditori, ma siamo ancora in attesa di azioni concrete. Credo che solo l’intervento dell’Europa potrà favorire un vero rilancio ed evitare il collasso dell’economia.

Di cosa ha bisogno un imprenditore come lei che lavora al Sud e in un posto come la Basilicata?

Infrastrutture, infrastrutture e ancora infrastrutture che favoriscano i collegamenti con clienti, fornitori e gli stakeholder tutti. Il resto, lo facciamo da noi!

Qual è il suo grande sogno, anche se partecipare al Salone del Mobile e aderire al programma Elite di Borsa italiana sono due grandi traguardi?

Il Salone del Mobile e la certificazione Elite sono stati traguardi importanti che hanno regalato a me e Nino una grande soddisfazione. Il mio sogno ora è vedere una continuità di generazioni Stano e Scarcella negli anni. Oggi in azienda lavorano i miei figli e quelli di Nino, domani spero di vedere nei nostri uffici i nostri nipoti.

Alla fine se Egoitaliano ha bruciato le tappe, è tutto merito di zio Piero, che di starsene a guardare la tv con un plaid sulle gambe, non aveva proprio voglia?

Anche di zio Piero, ma non solo. Io e Nino abbiamo posto solo le linee guida di quella che sarebbe dovuta essere Egoitaliano. Il merito va quindi anche a tutti i nostri collaboratori che con passione hanno fatto crescere quella che senza di loro sarebbe rimasta solo una fantasia mia e di Nino. Fieri di aver vinto questa grande scommessa

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