Papa Hobbit. Perché “Il Signore degli Anelli” è un libro cristiano (La Voce di Romagna)

del 8 Maggio 2012

Da La Voce di Romagna, 06 maggio 2012
Papa Hobbit
Parliamo con Andrea Monda, tolkeniano di platino, che ci ha spiegato perché “Il Signore degli Anelli” è un libro cristiano. Con una uscita sorprendente: Ratzinger è una specie di Frodo animato dall’umiltà.

Penso a voi anche quando dovrei pensare a me. La scorsa domenica sono stato al monastero di Fonte Avellana, per un evento pensato da Alessandro Ramberti, di Fara Editore in Rimini (bravo!). Tra gli incontri più piacevoli, quello con Andrea Monda. Presidente del progetto culturale Bomba Carta (bomba carta. com; il 12 maggio a Roma, si sono inventati il “Chesterton Day”, con fior di menti, da Paolo Gulisano a Edoardo Rialti: se passate di lì?), insegnante di religione, da poco sono in circolo due suoi libri diversissimi tra loro (forse): Benedetta umiltà. Le virtù semplici di Joseph Ratzinger (Lindau) e Le diete di mia moglie. 25 anni di matrimonio e 30 diete (San Paolo).

Monda è noto per essere un tolkeniano di platino: lo dimostrano una manciata di pubblicazioni, e soprattutto il volume (edito da Rubbettino nel 2008) L’Anello e la Croce, che investiga il «Significato teologico de Il Signore degli Anelli». Il tomo tornerà in libreria, in edizione rinnovata, per festeggiare l’uscita de Lo Hobbit, il film con cui Peter Jackson chiude i conti con Tolkien (da noi il prossimo Natale). Per questa lunga serie di ragioni, è scaturito il dialogo.

Andrea, come nasce il tuo amore per Tolkien, e perché secondo te ].R.R. è così rilevante? Insomma: non è meglio studiare Joyce o Thomas Mann piuttosto che cincischiare con un megafantasy?

«Nasce nel modo più “normale”: a 12 anni in classe, il compagno di banco mi passa, appunto sottobanco, questo tomone (seconda edizione Rusconi del romanzo) e mi esorta a leggerlo. Da allora non ho smesso di farlo e rifarlo. Tolkien non esclude Joyce né Mann, diciamo che li completa o meglio aggiunge qualcosa alla grande letteratura del ‘900 con il suo singolarissimo accento che poi è quello di una letteratura “epica novecentesca”, segnando la rinascita del più antico genere letterario con, inoltre, i personaggi più moderni di tutti, gli hobbit. Rispetto all’introspezione interiore e ai drammi della coscienza, Tolkien ripropone la scoperta della realtà, del suo “spessore”, il reale come “foresta di simboli”, la realtà come porta per la verità. In questo è fondamentale l’immaginazione e la fantasia (da “fos” in greco “luce”) che non è evasione bensì visione, la capacità di penetrare il reale con uno sguardo nuovo, fresco, acuto, alla ricerca di significati profondi, non superficiali; una capacità che spesso manca ai tanti libri e autori fantasy che sono seguiti grazie a (o per colpa di) Tolkien».

Tu suggerisci una visione “cristiana” in Tolkien. Spiegacela.

«Secondo me il punto chiave per intuire questa visione sono gli hobbit. Questi ometti che umilmente sono pronti a mettersi al servizio di una missione più grande di loro. Tutto è più grande di loro, essi sono i MezziUomini, e proprio per questo sono cristianamente grandi, per dirla con San Paolo, nella loro debolezza sono invincibili. Tutto è paradossale nel romanzo di Tolkien, al punto che la missione che viene narrata è una missione al contrario: nessuna terra, città o tesoro da conquistare, ma tutto da perdere, l’Anello del Potere sta lì, nelle mani dei protagonisti, ma ad esso si deve rinunciare, il potere va abbandonato, perso, condiviso. È la logica della kenosi, dell’ abbassamento: il potere non è visto come un “tesoro geloso”, ma è qualcosa di cui spogliarsi. Non sono eroi pagani quelli di Tolkien, non ritornano (come Ulisse) ma sono chiamati ad andare sempre oltre, altrove».

Vorrei che mi illuminassi riguardo alla figura portentosa (segno e gesto di umiltà) di questo Papa.

«Il Papa assomiglia un po’ agli hobbit di Tolkien: spesso ha affermato che la vita è essenzialmente una risposta ad una chiamata e questo lo fa non solo sulla scorta del Vangelo ma anche della propria esperienza personale di chi ha sempre detto “sì” ad una continua chiamata. Come gli hobbit, questo piccolo e anziano uomo della Baviera, ha detto sì, è uscito dall’ombra dei suoi libri e dei suoi studi (la pace della Contea) e si è buttato nel mare agitato del grande mondo».

 
Di Davide Brullo

 

“Lo Hobbit”, l’evento cinematografico di Natale
Dopo la trilogia dedicata al “Signore degli Anelli”, Peter Jackson ha suddiviso Lo Hobbit in due film: il primo “An Unexpected Journey”, uscirà negli States il14 dicembre 2012; l’altro, “There and Back Again”, sarà in circolo dal13 dicembre 2013. L’evento cinematografico è già onorato da un sito italiano: www.hobbitfilm.it

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