Istituzioni, persona e mercato (Amaltea)

di Daniele Stasi, del 7 Gennaio 2014

Flavio Felice

Istituzioni, persona e mercato

La persona nel contesto del liberalismo delle regole

da Amaltea di dicembre 2013

Il libro di Flavio Felice rappresenta il risultato più recente di una ricerca oramai pluriennale, testimoniata da diverse pubblicazioni, intorno ai temi dell’etica e del libero mercato. Il volume costituisce una raccolta di saggi legati da un motivo conduttore di analisi scientifica, vale a dire “la persona nel contesto del liberalismo delle regole”. In questo lavoro Felice illustra alcune questioni nodali dell’economia liberale in rapporto ad alcuni valori da egli considerati, sulla scorta di una ricca letteratura, “imprescindibili”. Se il libro, da una parte, inizia con una citazione di Luigi Einaudi, dalla quale si evince in modo chiaro il comune sentire dell’economista e presidente della repubblica italiano con altri intellettuali di matrice liberale europei, ad esempio Popper; dall’altra, Felice scrive a pag.13: “Il mercato è la tipologia sociale propria degli uomini liberi che consapevolmente “cum-petono” per ottenere il miglior risultato possibile, in ordine all’allocazione di beni scarsi e disponibili; ciò che non è economico- evidentemente non entra e non deve entrare nella logica di mercato”. Esistono valori, si potrebbe dire in ossequio a pensatori al cui pensiero l’autore dedica diverse chiose nel corso del testo, “indisponibili” alle logiche e ai meccanismi del mercato. Mercato che costituisce, cionondimeno, uno strumento di straordinaria potenzialità e il cui libero funzionamento rappresenta una garanzia di libertà non solo in ambito economico. Sulla scia di Röpke, di Einaudi, Sturzo e von HaAmaltea Trimestrale di cultura anno VIII / numero quattro dicembre 2013
96 recensioni yek l’autore afferma (p.30) che: “La libertà é indivisibile (…) chi vi rinuncia sul piano economico, presto o tardi, ammetterà che essa sia inderogabile anche sul piano politico e culturale (…)”. Oltre alla prima parte teorica, nella quale Felice descrive le aporie di una visione dei rapporti sociali che potremmo definire economicistica, ossia legata a una differenziazione netta tra etica ed economia, nella seconda egli affronta alcuni temi di carattere storico: le “origini dell’economia civile”, il meridionalismo liberale di Sturzo e la Scuola di Friburgo. L’ultima parte del lavoro è dedicata alla presentazione, non soltanto in chiave teologica, della Caritas in veritate di Benedetto XVI. Il lavoro del docente di discipline economiche e politologiche dell’ateneo Lateranense lascia aperte alcune questioni che costituiscono altrettanti punti di partenza per ulteriori ricerche da parte degli studiosi di dottrine politiche e, in generale, di discipline filosofico-sociali. In questa sede possiamo evidenziarne soltanto una. Se il mercato rappresenta un meccanismo di comunicazione sociale grazie al quale si realizza il libero scambio d’informazioni, è opportuno chiedersi se “l’indisponibilità” di alcuni valori, vale a dire di alcune informazioni, non possa rappresentare una limitazione esterna alla catallassi e alle libertà collettive. In altre parole, se la funzione del mercato è di auto-riprodursi spontaneamente mediante l’illimitata circolazione di informazioni, che, di fatto, ne allarga i confini e l’influenza, l’introduzione di vincoli di carattere etico può essere considerata sinonimo di violenza nei confronti di quella libertà indivisibile di cui parla l’autore? Se la dignità umana rappresenta un valore superiore alla libertà soggettiva, l’economia deve essere regolata mediante norme che costituiscono un freno al mercato e che derivano da un principio, quello dell’eguale dignità (eguaglianza), che alcuni teorici neoliberali sottovalutano a differenza di coloro i quali, tra cui Felice, sostengono l’economia sociale di mercato e il superamento della dicotomia tra etica e sfera economica. Può l’economia sociale di mercato bastare a garantire un equilibrio tra etica e libero mercato? Il lavoro di Felice appare essere, in questo senso, più che una risposta definitiva a tale quesito, un invito al dialogo basato sul pensiero di autorevoli pensatori rispetto ai quali l’autore, sotto il profilo politologico e della dottrina sociale, elabora diversi e stimolanti spunti di riflessione.

di Daniele Stasi

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