Espulsione sociale per gli evasori: “Funziona più del carcere” (Wall Street Italia)

di Costanza Rizzacasa d'Orsogna, del 19 Ottobre 2012

Da Wall Street Italia – 18 ottobre 2012
È la proposta provocatoria di Francesco Delzio, ex direttore dei giovani imprenditori. La riforma del Lavoro Fornero? “Inutile e dall’effetto doppiamente negativo”

La riforma del Lavoro del ministro Elsa Fornero? «Inutile e dall’effetto doppiamente negativo, perché non solo non incentiva le nuove assunzioni, ma disincentiva i contratti flessibili ». Mario Monti? «Ha meriti straordinari per aver salvato l’Italia dal fallimento e per lo stile personale, ma a causa del condizionamento della maggioranza parlamentare che lo sostiene non è riuscito a incidere sulla macchina pubblica, dai rimborsi della politica agli stipendi del management».
Francesco Delzìo, classe 1974, manager, ex direttore dei Giovani Imprenditori di Confindustria e autore del saggio Lotta di tasse – Idee e provocazioni per una giustizia fiscale(alla seconda edizione per Rubbettino), commenta l’operato del governo sul fronte economico e, criticando gli «ingiustificati trionfalismi» del direttore dell’ Agenzia delle entrate Attilio Befera, propone soluzioni radicali alla piaga dell’evasione, che, secondo]’ audizione di mercoledì del presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino in commissione Finanze al Senato, vede l’Italia ai primissimi posti della graduatoria internazionale.Per Delzìo, tra i sostenitori di un Monti bis, se da un lato «è fondamentale che il governo dia un segnale forte e di rigore sui bilanci regionali, veri e propri “piccoli mostri” fuori controllo del settore pubblico, non bisogna dimenticare che sprechi e ruberie non riguardano solo le spese della politica, oggi nell’occhio del ciclone, ma anche gli ancor più discutibili presunti investimenti fatti dalle Regioni nei nuovi ambiti che la riforma dell’articolo 117 ha attribuito loro dal 2001, cioè la promozione del turismo e delle regioni a livello internazionale e lo sviluppo delle attività produttive.

Investimenti che le Regioni effettuano senza alcun controllo da parte della Corte dei Conti, al contrario di come avviene a livello nazionale, e soprattutto senza le necessarie competenze del personale» . Il vero, grande errore della classe politica degli ultimi decenni, insomma, è la cosiddetta «multilevel governance», «che ha moltiplicato i centri di potere e di spesa, ingrossando il debito pubblico ed eliminando una regia centrale delle strategie di sviluppo del Paese». Ma se riformare la macchina dello Stato richiederà molti anni, ciò che può finanziare a breve termine

l ‘abbattimento delle tasse, «unica vera priorità per il rilancio del Paese», per Delzìo è il recupero dell’evasione fiscale . «In Italia il prelievo fiscale non è solo eccessivo, ma soprattutto tragicamente squilibrato, tra “schiavi fiscali”, cioè i lavoratori dipendenti, che pagano quasi 1’80% del gettito pur detenendo solo il 30% della ricchezza del Paese, e l’intero mondo del lavoro autonomo e dei possessori di grandi patrimoni finanziari, che non pagano quasi nulla. Abbiamo dimenticato il valore del lavoro, tartassandolo con una quantità di tasse che non ha pari nel mondo avanzato».

Delzìo condivide il grido di dolore del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, secondo cui gli imprenditori stanno «morendo di tasse», e sollecita il governo ad agire al più presto su Irap e Irpef. L’unico modo, dice, «per abbattere quell’incredibile stortura che tassa il lavoro due volte e restituire un po’ di soldi alla middle class». Ma ancora di più Delzìo condivide la posizione di Squinzi sugli incentivi alle imprese. «Oggi gli incentivi valgono 42 miliardi di euro», osserva. «Di questi, solo 2 vengono investiti in ricerca e innovazione, mentre degli altri 40 neanche un euro va agli imprenditori privati. Dov’è finito il rapporto Giavazzi, che prevedeva la possibilità di tagliare 10 miliardi di euro l’anno di incentivi? Dieci miliardi che potrebbero essere utilizzati per abbattere il carico fiscale sulle assunzioni, rendendole molto più convenienti per le aziende dei contratti flessibili e creando da subito fra 500 mila e 1 milione di posti di lavoro».

Per Delzìo l’evasione in Italia non è mai stata combattuta davvero. «Nonostante i trionfalismi di Befera, il nostro Paese recupera ogni anno solo il 7% del totale del proprio evaso (12,7 miliardi di euro nel 20 Il; 12,9 previsti per il 2012, ndr), che secondo stime europee si aggira sui 180 miliardi di euro.

La macchina pubblica greca, che non è considerata proprio il massimo dell’efficienza nel mondo, recupera ogni anno il 30% del totale dell’evaso». Che fare, allora? Secondo Delzìo la soluzione è «l’espulsione sociale dell’evasore», una strategia shock che prevede, per chi evade in modo continuo e rilevante, la sospensione di tutti i servizi pubblici tranne la sanità, la chiusura degli esercizi commerciali recidivi e l’istituzione di un «bollino blu» per commercianti e professionisti virtuosi. «Funziona più del carcere».

Di Costanza Rizzacasa d’Orsogna

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