A 50 anni dall’apertura del Concilio, un libro di Karol Wojtyla per comprendere a fondo la portata di quell’evento

del 12 Ottobre 2012

Torna in libreria per Rubbettino al prezzo speciale di euro 7,90 “Alle fonti del rinnovamento”, lo studio sull’attuazione del Concilio Vaticano Secondo pubblicato in Polonia nel 1972 dal futuro Giovanni Paolo II
Quello sull’attuazione del Concilio è certamente uno dei dibattiti che più tiene piede in questi giorni in cui si celebra il 50° anniversario dall’apertura. Tuttavia quello del se e in che modo le scelte e le indicazioni dei Padri conciliari abbiano trovato fondamento nella vita quotidiana della Chiesa deve essere stato un problema avvertito sin dagli anni immediatamente successivi alla grande assise petrina se già nel 1972, un giovane cardinale polacco, Karol Wojtyla, che aveva avuto parte attiva durante le discussioni conciliari, tornato a Cracovia, pubblicava un interessante libro dal significativo titolo “Alle fonti del rinnovamento. Studio sull’attuazione del Concilio Vaticano Secondo”.

Il cardinale Wojtyla, si proponeva con quel libro di spiegare ai fedeli il senso dei vari documenti conciliari.

Come un padre-pastore prende il lettore per mano guidandolo attraverso le singole costituzioni per spiegare qual è il senso profondo del Concilio, che per il futuro Papa non può che essere quello dell’arricchimento della fede.

“La Chiesa – spiega Wojtyla – è una Chiesa dei viventi”. Ciò vuol dire che l’obiettivo principale che il Concilio si è posto non è stato tanto quello di definire questo o quel dogma, ma rispondere alla domanda “cosa vuol dire essere cristiani nel mondo contemporaneo”.

L’attuazione del Concilio, allora, non può che coincidere con l’arricchimento della fede nella realtà contemporanea della Chiesa intendendo con questo una maturità di coscienza e di atteggiamenti da parte di tutti i membri del popolo di Dio. Tuttavia, avverte Wojtyla, tale attuazione non deve essere precipitosa per non risultare superficiale, ma nemmeno ritardare: deve procedere con i “segni dei tempi” tenendo conto di ciò che è veramente essenziale. 

Un aspetto quest’ultimo, ci sia consentito di osservare, che forse troppo spesso si rischia di perdere di vista confondendo la forma con la sostanza.

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