“Opzione zero”: l’Italia malata di immobilismo (Il Golfo)

di Gia.Ca, del 7 Settembre 2015

Da Il Golfo 7 Settembre

Da somma virtù, la prudenza ci mette poco a trasformarsi in fatale difetto. Può degenerare in paura (di sbagliare), in titubanza perpetua, in rovinoso immobilismo. Un stasi che uccide il Paese e brucia il futuro di intere generazioni di giovani. Questa amara riflessione, calata nella realtà italiana degli ultimi anni, è il punto di partenza di “Opzione zero”. Il virus che tiene in ostaggio l’Italia”, saggio di Francesco Delzìo (edizioni Rubettino) presentato sabato sera a Lacco Ameno per l’edizione 2015 di Incontri nel Verde. In Piazza Santa Restituta l’autore del pamphlet ha discusso con la giornalista Rai Barbara Carfagna e Alessandro Laterza, vicepresidente di Confindustria, di stasi e privilegi, mancate decisioni e inerzie politiche. Del freno che impedisce all’Italia di cambiare rotta e di crescere sia sul piano morale che su quello economico. Quale opzione ha scelto la classe politica italiana per superare la crisi e rilanciare il sistema Paese? Semplice, nessuna. I nostri politici, ma anche la classe dirigente come la pubblica amministrazione, hanno scelto di non decidere. Hanno usufruito della cosiddetta “Opzione zero”, restando intrappolati nelle sabbie mobili dell’immobilismo che ci hanno condannato a un destino di periferia dell’impero. «L’Italia – sostiene Delzìo – è un paese malato, come in preda a una grave influenza, una patologia che uccide la capacità di avere fiducia negli altri, che produce invidia e non ambizione, e risveglia l’italiano solo quando si tratta di fregare un altro italiano». Delzìo la chiama”La sindrome da Palio di Siena”, chiamando in causa la gara, senza esclusione di colpi (anche bassi) che vede fronteggiarsi le contrade del capoluogo toscano. Qual è il terreno dove il virus ha attecchito di più? «La politica. Ridotta all’inerzia, incatenata dalla magistratura che – fisiologicamete – ha riempito gli spazi vuoti, soffocata dalla burocrazia. Anche per sua colpa». Se negli Usa i think tank tracciano le linee in politica, economia, scienza, in Italia l’esperimento di VeDrò, voluto dallo stesso Enrico Letta, chiude miseramente una volta che il leader conquista il potere. «Non c’è più bisogno di pensare, di elaborare nuove strategie, gettare il cuore oltre l’ostacolo». Esiste una cura? «Puntare sulle nostre eccellenze. Sulla bellezza, sulla curiosità, sullo stupore. E sul merito, contrastando il precariato e la rassegnazione».

Di Gia.Ca

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