Le recensioni di Maria Franco. Tredici gol dalla bandierina di Ettore Castagna (Rubbettino) (zoomsud.it)

di Maria Franco, del 3 Novembre 2018

«Vivevo a Catanzharu dove non avvenne mai nulla. Così dicevano i miei amici e tutti i miei parenti. Cca ‘on c’è nenta. A Cosenza non ci fu mai nenta, a Riggiu pu pu pu pu pu pu pu…E anche dopo non avvenne mai nulla. Così è destinato. Pure ora a Catanzharu non succede, non succederà mai nulla. Nulla, a parte Massimeddu.»

Massimeddu è Massimo Palanca, ala sinistra della locale squadra di calcio, che tra il 1974 e il 1981 segna tredici gol su calcio d’angolo: «La palla parte, vola, sta in aria un poco, poi gira, gira di un modo che non si può dire, gira che pare che va da un’altra parte. Ma poi gira giusto. Giusto e non sbagliato. Ed entra.» Riesce a farlo perché, in ore e ore di allenamento solitario, impara a sfruttare il vento: «In questa città il vento non manca mai. Quando lo trovi un amico caro? Quando non tira vento a Catanzharu. Poi ci sono quelli che si sono applicati e hanno fatto una versione poetica: Trovare un ver’amico è tanto raro com’un dì senza vento a Catanzharu. Doppio endecasillabo a maiore di tipo giambico, rima baciata, accenti su seconda, sesta, ottava decima sillaba.»

 

Riferimento mitico di una città e di una regione ai margini della storia nazionale, simbolo di riscatto sociale e di possibili cambiamenti rivoluzionari, Massimeddu diventa l’immaginario confidente di Vito Librandi, da ragazzino appena trasferitosi con la famiglia in una casa da cui si vede un pezzo di stadio a giovane post liceale.

Nel quotidiano, surreale, colloquio interiore con il suo mito, Vito trasforma la sua esperienza di ragazzo di provincia in una sorta di leggenda minore della profonda trasformazione che l’Occidente stava vivendo.

L’epopea dell’uomo-gol – «C’è tutto in quella palla. Il genitivo, l’ablativo e il dativo. Ogni tipo di complemento e in particolare il moto a luogo» – è il contrappunto di una crescita che, dopo un’infanzia normale e la grande fatica dei due anni di ginnasio (tipica di chi ci arrivava da una situazione sociale-culturale non agiata), s’interseca con le due grandi correnti dell’Occidente contemporaneo: il movimento femminista e il movimento autonomista, non esente, quest’ultimo, da legami col terrorismo.

Ettore Castagna in Tredici gol dalla bandierina, edito da Rubbettino, descrive quell’epoca di forti trasformazioni socio-culturali, di grandi illusioni e altrettante grandi delusioni dando un’immagine della Calabria molto lontana dagli stereotipi. Il liceo Pasquale Galluppi di Catanzaro (città molto poco raccontata: un eccesso di silenzio che questo libro riscatta) diventa, nel testo di Castagna, un laboratorio di trasformazioni generazionali, culturali, sentimentali, non diversamente da quello che accadeva, negli stessi anni, nei licei di città molto meno periferiche.

Una frattura storica che resta, però, ampiamente irrisolta. Vito Librandi ne esce malconcio sul piano politico e su quello sociale. Dopo il liceo, mentre molti dei suoi compagni vanno all’università lontano dalla propria terra, Vito finisce come improbabile venditore di corredi, girando con una vecchia macchina nell’entroterra calabrese. Ancora di più gli pesa la ferita sentimentale, l’essere scaricato da Luisa dagli occhi verdi, «No, forse ha gli occhi azzurri. Come ha gli occhi Luisa non lo so dire», che «si veste come tutte le compagne femministe, con le gonne a fiori e con le camicie larghe e gli zoccoli ai piedi. Però a me sembra completamente diversa». Lei che gli aveva ripetuto: «Io pure questo ti volevo dire, che sei diverso. Mi sento accolta come donna. Tutti si avvicinano per quell’altro motivo, tu no. Tu sei dolce, hai rispetto, voglio la tua amicizia», e per la quale era diventato comunista: «Luisa l’ho vista al PdUP anche se è una compagna del movimento. Partito di Unità Proletaria per il Comunismo. Ci vuole menza jornata a dirlo ma a mmia non mi interessa. Io vado per Luisa perché l’ho vista fuori il galluppi che vende il Manifesto e pure Lotta Continua e tutti i giorni le compro il Manifesto oppure Lotta Continua. »

Metafora e termine di paragone delle sue sconfitte, la cessione di Massimeddu: la squadra del Catanzaro ci guadagna in soldi, ma perde la sua anima.

Libro di pregevole leggerezza ed ironia, dal tono surreale, venato da un sotteso sentimento agrodolce, con un linguaggio che ricalca le modalità dell’epoca, abilmente impastato di termini dialettali e parole inglesi trascritte come si pronunciano, Tredici gol dalla bandierina, è uno dei più bei libri pubblicati in Italia sulla poetica del calcio. Ma è soprattutto l’autobiografia di una generazione che, anche in un luogo periferico del Sud considerato marginale, provò a fare dei propri sogni realtà. Una generazione per la quale, nonostante tutti i limiti e le delusioni, gli anni Settanta restano anni d’oro e non di piombo.

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